Medicina e ricerca

Dieta mediterranea nel paniere della longevità

di Licia Iacoviello, MD, PhD *

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24 Esclusivo per Sanità24

Una dieta sana ed equilibrata rappresenta uno dei principali fattori di protezione contro le patologie più diffuse in Occidente, vale a dire malattie cardiovascolari e tumori, ma anche per la prevenzione di patologie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson, in netta crescita negli ultimi anni per via del progressivo invecchiamento della popolazione.
Si stima che nel mondo una morte su cinque sia dovuta a una scorretta alimentazione, per un totale di 11 milioni di morti all’anno. Poca frutta e alimenti vegetali in generale, troppi grassi trans, bevande zuccherate e carne processata sono gli imputati principali che mettono a serio rischio la salute di tutto il mondo, ponendo fine anzitempo alla vita di milioni di persone.
L’alimentazione gioca quindi un ruolo determinante per garantirsi una vita sana e longeva. Una lezione che la comunità scientifica ha imparato sin dai tempi del fisiologo americano Ancel Keys, passato alla storia come il padre della Dieta Mediterranea, un modello alimentare a cui ancora oggi guardiamo con estremo interesse. Sono infatti numerosi gli studi epidemiologici condotti in ogni parte del mondo che hanno dimostrato come una dieta ispirata ai principi mediterranei sia in grado di offrire una protezione importante contro il rischio di ammalarsi o di morire prematuramente.
La Dieta Mediterranea non è però una lista della spesa. Come riconosciuto dall’Unesco, che nel 2010 l’ha inserita tra i beni immateriali dell’umanità, l’alimentazione dei contadini dell’Europa Mediterranea ha una dimensione culturale unica al mondo, fondata non solo sulla scelta di alimenti freschi e minimamente processati, ma racchiude in sé una naturale attitudine verso il territorio e le sue comunità che nel corso dei secoli hanno accumulato una serie di abilità, che vanno dalla coltivazione alla lavorazione passando per la cottura e la conservazione degli alimenti.
Quello che sappiamo finora è che le popolazioni che seguono una dieta di stampo mediterraneo vivono meglio e più a lungo. Frutta e verdura in abbondanza, cereali non raffinati, poca carne, la domenica e le feste comandate, pesce, olio d’oliva come principale fonte di grasso e un bicchiere di vino durante pranzo e cena e quando si può, in compagnia: ecco la ricetta mediterranea di lunga vita.
Da queste certezze parte la grande sfida dell’Occidente, chiamato a ripensare le proprie priorità alla luce del fatto che il numero di anziani in tutto il mondo cresce con una velocità incalzante che porterà gli over 65 a rappresentare circa il 30% dell’intera popolazione europea entro il 2060, mentre il numero di over 80 è destinato a triplicare. Un tema che abbiamo affrontato nel volume Invecchiare bene. La guida pratica per vivere a lungo, felici e in salute curato da Silvio Garattini e Ugo Lucca, Edizioni LSWR, Milano. Il nostro gruppo ha contribuito alla descrizione delle evidenze scientifiche a sostegno dell’alimentazione mediterranea come principale strumento di prevenzione delle patologie croniche.
La priorità delle società non è solo quella di allungare la vita, ma soprattutto di garantirne la qualità. Ecco perché l’attenzione si è naturalmente spostata sugli stili di vita, su come aggiungere “vita” agli anni guadagnati grazie ai progressi della medicina.
Proprio di recente, una ricerca italiana ha mostrato che una alimentazione in linea con i principi mediterranei riduce sensibilmente il rischio di mortalità in un campione di oltre 5mila persone di età superiore a 65 anni, reclutate nell’ambito dello studio epidemiologico "Moli-sani". E questo nonostante la Dieta Mediterranea sia cambiata nel corso degli anni, per via dell’ingresso, a partire dagli anni ’60, di prodotti della grande distribuzione alimentare. Le strategie di prevenzione devono ‘sbobinare’ la lezione mediterranea per poter costruire un futuro capace di assicurare una buona qualità di vita anche a quella fetta di popolazione sempre crescente che si appresta a tagliare il traguardo dei cento anni.

* Direttore del Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione, IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS) e professore ordinario di Igiene e Salute Pubblica, Università dell’Insubria, Varese-Como


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