Medicina e ricerca

Giornata mondiale cuore/ Cure a distanza e territorio contro la piaga dello scompenso cardiaco

di Maria Rosaria Di Somma *

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24 Esclusivo per Sanità24

Ridurre l’impatto delle patologie cardiovascolari è un obiettivo ambizioso ma possibile. Ce lo chiede l’Organizzazione mondiale della Sanità e lo hanno recentemente confermato i Ministri della Salute del G20, lo scorso 12 settembre.
Dopo un calo della mortalità negli ultimi decenni, i numeri sono di nuovo in aumento, invertendo anni di progresso. Oggi è doveroso fermarsi a riflettere su quali strategie implementare per invertire questa tendenza, considerando le indicazioni che sono emerse in questo anno e mezzo di pandemia dalle esperienze dei pazienti.
Su questi temi si è avviato un confronto tra comunità cardiologica e sanitaria, pazienti e società civile, in occasione dell’evento “Nuove strategie di prevenzione cardiovascolare nel post-pandemia: la sfida parte dal territorio” organizzato da Novartis Italia e patrocinato da City Health Institute.
Tra le malattie cardiovascolari, lo scompenso cardiaco è la prima causa di ricovero nelle persone over 65 e registra tassi di mortalità altissimi (1 paziente su 25 non sopravvive al primo ricovero, il 10% muore entro 30 giorni dal ricovero, fino al 30% entro un anno dal ricovero). Colpisce circa 1 milione di italiani over 40, con un costo che si aggira intorno ai 3 miliardi l’anno, pari ad oltre 11.800 euro di spesa media per la gestione di un solo paziente.
Siamo di fronte ad una patologia molto complessa sia perché in molti casi viene diagnosticata in maniera tardiva, sia perché è caratterizzata da comorbilità e dalla contemporanea presenza di altre patologie croniche, con la conseguente necessità di un’assistenza costante per seguirne l’evoluzione ed evitare situazioni di emergenza o di fase acuta, con l’inevitabile ricorso all’ospedalizzazione, ed in molti casi alla riospedalizzazione. La complessità della gestione della patologia è stata ancor più enfatizzata dalla situazione pandemica che abbiamo vissuto nel corso della quale al paziente sono venuti a mancare i propri riferimenti sia ospedalieri che territoriali.
Ma proprio la pandemia ci ha aiutato ad individuare il miglior percorso da seguire per la cura di una patologia cronica, evolutiva, invalidante, attraverso la presa in carico del paziente, l’attuazione di un modello di gestione di tipo interdisciplinare ed integrato nel quale tutti i professionisti coinvolti possano dialogare in maniera circolare.
A questo può contribuire senz’altro l’accesso a sistemi di digitalizzazione che, proprio durante l’emergenza Covid-19 hanno dimostrato le loro potenzialità, permettendo di interagire con il paziente a distanza, attraverso l’utilizzo del fascicolo sanitario elettronico.
Possiamo, inoltre, testimoniare il grande valore che offre al sistema sanitario il paziente informato e formato, attento all’aderenza alla terapia, al riconoscimento dei sintomi, al corretto stile di vita ed al monitoraggio quotidiano dei parametri evolutivi della malattia e che sappia dialogare con il proprio medico.
Se da un lato, dunque, la lotta alle malattie cardiovascolari, ed in particolare allo scompenso cardiaco, può essere vinta valorizzando la medicina del territorio quale cerniera tra paziente ed ospedale, dall’altro un’adeguata e capillare attività di informazione alla popolazione sui fattori di rischio e la possibilità di poterli modificare preventivamente potrà avere sicuramente rilevanti benefici sulla salute, sui fattori sociali e di conseguenza sulle risorse della sanità pubblica.

* Consigliere Associazione italiana scompensati (Aisc)


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