Medicina e ricerca

Cardiologia: Car-T e tecnologia mRNA scendono in campo per il trattamento della fibrosi

di Alessandra Ferretti

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Le CAR-T scendono anche in campo cardiologico. Utilizzate fino ad oggi per la cura di alcuni tipi di leucemie, linfomi e in corsa anche per trattare il glioblastoma, si può oggi pensare di schierarle per ridurre la fibrosi, patologia che causa insufficienza della pompa cardiaca, e per ripristinare la funzione sistolica e diastolica del cuore. Riprogrammate direttamente nel corpo umano grazie ad un'iniezione di mRNA simile a quella utilizzata per i vaccini contro il Covid-19, le CAR-T potranno attaccare le cellule dei fibroblasti, responsabili appunto della fibrosi. È il risultato dello studio preclinico condotto da ricercatori della Perelman School of Medicine all'Università della Pennsylvania e pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista scientifica Science (Joel G. Rurik, István Tombácz, Amir Yadegari et al., CAR T cells produced in vivo to treat cardiac injury, 6 Jan 2022, Vol 375, Issue 6576 pp. 91-96 • DOI: 10.1126/science.abm0594). Tra i firmatari, figura anche Drew Weissman, professore di Medicina alla Perelman School of Medicine dell'Università della Pennsylvania, che ha giocato un ruolo fondamentale nella ricerca sul vaccino a mRNA contro il Covid.
Fino ad oggi la tecnologia delle cellule CAR-T (Chimeric Antigens Receptor Cells-T) richiedeva la raccolta dei linfociti T di un paziente e la loro riprogrammazione genetica in laboratorio volta a riconoscere i marcatori su specifici tipi di cellule del corpo. Queste cellule T appositamente mirate potevano dunque essere moltiplicate utilizzando tecniche di coltura cellulare e venire reinfuse nel paziente per attaccare un tipo specifico di cellula.
L’ulteriore passo in avanti di questo studio consiste nella capacità di progettare cellule T per una specifica applicazione clinica senza doverle rimuovere dal corpo del paziente.
La strategia standard delle cellule CAR-T sarebbe infatti problematica se venisse diretta contro l'insufficienza cardiaca o altre malattie fibrotiche. Riprogrammate geneticamente per attaccare i fibroblasti, le CAR-T potrebbero sopravvivere nel corpo così a lungo (mesi o anni) da sopprimere la popolazione di fibroblasti compromettendone alcune funzioni fondamentali, ad esempio la guarigione delle ferite.

Per evitare tutto questo, Jonathan Epstein, professore di Ricerca cardiovascolare e direttore del Dipartimento di biologia cellulare alla Perelman School of Medicine all’Università della Pennsylvania, e gli altri autori dello studio hanno ideato una tecnica per un tipo di terapia cellulare CAR-T più temporanea e quindi più controllabile e proceduralmente molto più semplice. Hanno progettato un mRNA in grado di codificare per un recettore dei linfociti T che prende di mira i fibroblasti attivati e hanno incapsulato l'mRNA all'interno di minuscole nanoparticelle lipidiche (LNP), che sono a loro volta ricoperte da molecole che si trovano sui linfociti T. Questa stessa tecnologia l’abbiamo già conosciuta come in uso per i vaccini a mRNA contro il Covid-19.

Come spiega Drew Weissman sulla pagina della Penn Medicine, “la tecnologia standard delle cellule CAR-T che implica la modifica delle cellule T dei pazienti al di fuori del corpo è costosa e difficile da utilizzare per malattie comuni o per il suo utilizzo nei paesi meno ricchi. E la produzione di cellule CAR-T funzionali all'interno del corpo estende notevolmente la promessa della piattaforma mRNA/LNP”.


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