Medicina e ricerca

Malattie sessualmente trasmesse: un piano di prevenzione contro la moltiplicazione delle infezioni

di Massimiliano Varriale*

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24 Esclusivo per Sanità24

La riflessione parte da un dato inquietante che fotografa precisamente il fenomeno delle Malattie Sessualmente Trasmesse (MST): dal 2000 ad oggi l’incidenza della sifilide è aumentata del 400% e quindi rappresenta un tema da affrontare con impegno, serietà e massima sensibilità in primo luogo sotto l’aspetto della prevenzione, in secondo luogo l’attuazione di programmi terapeutici specifici.
La crescente diffusione di rapporti sessuali tra partner non abituali contribuisce alla diffusione dell’infezione, nonché alla manifestazione sintomatologica caratteristica per ciascun elemento patogeno.
Un esempio ulteriore: il papilloma virus è responsabile dei condilomi. Questi entrando nelle cellule umane ospiti, causano una incontrollata replicazione della cellula umana ospite, che porta alla manifestazione della formazione acuminata madreperlacea.
La prevenzione al momento è decisamente l’aspetto più difficile da programmare per una serie di fattori: l’età dei pazienti da sottoporre a screening, questo perché l’età varia in un range compreso tra 13 - 80 anni, indipendentemente dal genere, perché la sfera sessuale è attiva proprio in tale fascia e ciò rende assai complicato identificare la fascia di età target.
I giovani soprattutto sono sempre più portati a vivere in un modo molto approssimativo, sotto l’aspetto personale, veloce e consumistico il rapporto sessuale. Troppo spesso l’uso del preservativo viene ritenuto non un mezzo di prevenzione e di protezione ma di insoddisfazione, se ne sottolinea le presunta inutilità e si vanta una personale potenza vittoriosa su tutto.
La prevenzione deve porsi allora come obiettivo la costituzione di squadre multidisciplinari per meglio focalizzare, analizzare, diagnosticare e curare le lesioni da MST a carico del distretto vaginale, penieno, anale ed orale: in tal senso, urologo, ginecologo, proctologo, dermatologo, oncologo e otorinolaringoiatra sono le figure professionali chiave nell’ambito delle decision making.
L’informazione circa l’educazione sessuale deve cominciare dalla scuola, ma proseguire anche nei posti di lavoro, proprio perché attraverso la conoscenza di tali patologie è possibile creare la necessità di prevenire, senza limitare le proprie abitudini sessuali, di qualsiasi matrici esse siano, anche col semplice uso del preservativo.
Infine la vaccinazione: chi vaccinare e quali vaccini utilizzare, su quali target, a che livello sociale - scuole, posti lavoro, territorio, medici di base - e che tipo di informazione fornire. I percorsi terapeutici guardano all’identificazione delle lesioni precancerose nel compito dell’ottimizzazione degli outcomes circa la sopravvivenza da malattia e circa la qualità di vita sociale e personale sessuale.

*Responsabile del Servizio di Coloproctologia dell'Unità Operativa Complessa II Chirurgia Generale presso l'Ospedale Sandro Pertini di Roma


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