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Sinpia: l'autismo interessa 1 bambino su 77, garantire la diagnosi entro i primi 3 anni su tutto il territorio

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In Italia si stima che l’autismo interessi circa un bambino su 77, con prevalenza maggiore nei maschi, che sono colpiti 4,4 volte in più rispetto alle femmine. L’insorgenza è precocissima, eppure l’età media per la prima diagnosi è ancora superiore ai 3 anni in molte regioni. Lo rileva la Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza) in occasione della Giornata mondiale del 2 aprile.

"A causa dell’assenza di esami strumentali in grado di identificarlo più precocemente – spiega Massimo Molteni, neuropsichiatra infantile e direttore sanitario dell’Irccs Medea – la diagnosi dell’autismo può essere solo di natura clinica, e l’evidenza del disturbo si raggiunge solo nel corso dello sviluppo del bambino. Sarebbe auspicabile riuscire a individuare questa condizione entro i 24 mesi e comunque prima dei 3 anni, mentre purtroppo in molte regioni l’età media della prima diagnosi supera tale età".

Secondo la Sinpia, per arrivare ad una diagnosi il più precocemente possibile è necessaria una competenza clinica molto specifica e specialistica in ambiti diversificati: dalla capacità di saper differenziare tra autismo e altri disordini del neurosviluppo che possono presentarsi con sintomi ad esso simili, alla genetica per le indagini molecolari necessarie, al neuroimaging per una lettura anche patogenetica attenta e competente, a competenze in campo abilitativo per affiancare i percorsi “evidence based”, comportamentali ed evolutivi-naturalistici.
"Percorsi abilitativi - prosegue Molteni - che devono essere precoci, rispettosi della naturale evoluzione del bambino, specifici e di intensità adeguata, specie nelle prime fasi della crescita, o quando si manifestano situazioni problematiche, in particolare nella fase adolescenziale o se la persona e il suo nucleo famigliare non sono stati adeguatamente sostenuti e accompagnati. In breve, servono servizi multi professionali di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza che sappiano coniugare competenze, rigore metodologico e quella flessibile attenzione al bambino e alla famiglia che è fondamentale per garantire percorsi di cura appropriati per i disturbi neuropsichici".

L’autismo, come altre condizioni complesse dell’età evolutiva, è il paradigma di un moderno sistema di welfare “family centered”, dove tutti i servizi sono interconnessi a rete attorno al bisogno della persona e della sua famiglia e dove nessuno opera da solo. E' stato dimostrato che il coinvolgimento attivo e partecipativo di famiglia e contesto di vita migliora la prognosi. Sono però necessarie risorse di personale adeguate in quantità e qualità e modelli organizzativi sviluppati appositamente per il complesso mondo di bambini e adolescenti con disturbi del neurosviluppo.

"La sofferenza di molte famiglie con figli con autismo è anche la conseguenza della cronica disattenzione politica e culturale verso la salute mentale dell’infanzia e dell’adolescenza, nonché della conseguente mancanza di risorse adeguate per i servizi di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza - spiega Elisa Fazzi, presidente della Sinpia e direttore della U.O. Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza Asst Spedali Civili di Brescia -. La SinpiaA in questa giornata della consapevolezza è vicina a tutti i bambini e i ragazzi con disturbi del neurosviluppo e alle loro famiglie e vuole impegnarsi assieme a loro per trasformare l’attuale modello di welfare per renderlo più inclusivo, per lo sviluppo di una vera “rete curante e sociale” impegnata a far crescere il benessere, cioè la salute, attraverso modelli di collaborazione partecipativa con le famiglie e con i tanti attori – pediatri, servizi specialistici, scuola, realtà sociali e territoriali – per un contesto più competente e attento a queste particolari condizioni".


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