Medicina e ricerca

La Neuroradiologia: dalla morfologia alla funzione

di Alessandro Bozzao *

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24 Esclusivo per Sanità24

La neuroradiologia è una branca diagnostica e interventistica che studia le patologie del sistema nervoso e, mediante procedure di tipo interventistico, è in grado di curare alcune condizioni patologiche gravi come l’ictus. La neuroradiologia italiana nasce, circa 60 anni fa, dalle branche cliniche e chirurgiche della malattia neurologica (neurologia e neurochirurgia); oggi cresce nel campo della radiologia ma rimane con una fortissima caratterizzazione clinica che la porta ad essere una ultraspecialità diagnostica e terapeutica. In Italia esistono oltre 60 Unità Operative Complesse Ospedaliere di Neuroradiologia e vi sono 15 Professori Ordinari che insegnano la Neuroradiologia (Settore SD MED37) nelle maggiori Università Italiane. Nella sua evoluzione la neuroradiologia è sempre stata innovativa ed antesignana. Pensiamo fin dagli anni 70 alla Tomografia Computerizzata (TC) e poi alla Risonanza Magnetica (RM); entrambe sono nate per lo studio del cervello. Nel corso degli ultimi anni la neuroradiologia è andata molto oltre la valutazione morfologica, soprattutto con le tecniche di RM avanzate. Oggi possiamo studiare il cervello, la colonna ed i nervi periferici con un dettaglio sub millimetrico ma, soprattutto, siamo in grado di analizzare dati di tipo funzionale come l’attività della corteccia e l’emodinamica del circolo cerebrale.
La RM funzionale, ad esempio, consente di valutare l’attività della corteccia cerebrale durante un task motorio o di pensiero semplicemente valutando la differenza del consumo di ossigeno in modo del tutto atraumatico. Quando eseguiamo un compito, sia motorio che di pensiero, il nostro cervello consuma, nella regione deputata, una maggiore quantità di ossigeno. La RM è in grado di percepire questa piccola differenza (e prende infatti il nome di BOLD o blood oxygen level detection) e di identificare queste aree nelle immagini. Tra le tante applicazioni, questa informazione può identificare zone corticali critiche in rapporto ad una neoplasia cerebrale consentendone la preservazione durante la chirurgia o aiutare nella localizzazione di un focolaio epilettico.
La RM con perfusione cerebrale ci permette di caratterizzare molte condizioni patologiche come i tumori cerebrali ma anche le zone di tessuto a rischio durante uno stroke ischemico che ci consentono di selezionare al meglio i pazienti per le procedure terapeutiche. Già oggi la selezione di un paziente con uno stroke ischemico acuto, specie dopo le prime ore, si ottiene con la RM anche analizzando i dati della perfusione cerebrale e cercando di capire se un paziente potrà avere un beneficio clinico se sottoposto ad una tecnica di disostruzione di un’arteria del cervello. Possiamo quindi prevedere l’evoluzione del suo quadro clinico e le chance di cura mediante la RM. Nuove tecniche perfusionali consentono poi di studiare il cervello anche senza l’uso di sostanze introdotte dall’esterno (mezzi di contrasto) rendendo l’esame completamente non invasivo ed aprendo nuove frontiere anche nello studio delle malattie degenerative del cervello.
Anche le recenti applicazioni dell’intelligenza artificiale sono iniziate nel campo della neuroradiologia. L’analisi di molte osservazioni (big data) ci consentirà infatti di migliorare l’accuratezza diagnostica ma anche di prevedere l’evoluzione di molte condizioni patologiche del sistema nervoso centrale. Già oggi siamo in grado di prevedere molte caratteristiche molecolari di alcuni tumori del cervello che consentono di determinare, con maggiore precisione la prognosi, e, in un futuro prossimo, di personalizzare le terapie, uno dei target principali della medicina moderna. Oggi alcuni radiologi e neuroradiologi guardano all’Intelligenza Artificiale come un pericolo per tutta l’area radiologica con l’idea che le diagnosi verranno elaborate direttamente dai computer. Onestamente non credo che sarà così. L’intelligenza artificiale ci faciliterà sicuramente il lavoro individuando in modo automatico la presenza di anomalie rispetto alla norma. Sarà sempre il medico neuroradiologo che definirà la diagnosi conclusiva e, in alcuni casi, imposterà un programma terapeutico. Se avremo, come spero, l’intelligenza (quella naturale) di rimanere medici radiologi e neuroradiologi che hanno una visione olistica del malato e che collaborano, insieme ad altri specialisti, alla sua cura, il nostro futuro sarà ancora molto lungo.

* presidente del 31° Congresso Ainr, Professore ordinario di Neuroradiologia “La Sapienza Università di Roma”, Responsabile della Uoc di Neuroradiologia dell’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea di Roma


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