Medicina e ricerca

Gaspare Aselli e i vasi chiliferi: quattrocento anni dalla scoperta del sistema linfatico

di Michele Augusto Riva*

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24 Esclusivo per Sanità24

Quattrocento anni fa, il 23 luglio 1622, nella città di Milano, il medico cremonese Gaspare Aselli descrisse per la prima volta la presenza dei vasi chiliferi nell’intestino di un cane su cui stava effettuando una sezione anatomica. Tale osservazione è stata fondamentale nella storia della medicina per comprendere i meccanismi alla base della digestione e, in particolare, dell’assorbimento dei grassi. Inoltre, la scoperta dei vasi chiliferi e del sistema linfatico diede supporto alla teoria della circolazione sanguigna, che vide la luce proprio nei primi anni del Seicento. Questa nuova concezione vedeva il cuore al centro dell’organismo umano (cardiocentrismo), a discapito del fegato che fino ad allora era considerato erroneamente l’organo deputato alla trasformazione del cibo in sangue (epatocentrismo).
Conosciamo poco riguardo alla vita di Gaspare Aselli, autore di questa importante scoperta. Nato a Cremona nel 1581, da giovane era stato chirurgo militare dell’armata italiana e questo gli aveva consentito di sviluppare particolari abilità nella pratica della dissezione anatomica. Trasferitosi a Milano, ricevette importanti riconoscimenti per le sue grandi abilità chirurgiche. In particolare, venne nominato proto-chirurgo nel capoluogo lombardo; nel contempo, lo troviamo ad insegnare anatomia e chirurgia nell’Università di Pavia.
Alle dissezioni di Aselli erano soliti partecipare colleghi medici e giovani studenti. La scoperta dei vasi chiliferi avvenne casualmente proprio durante una di queste “lezioni”, alla quale stavano assistendo Senatore Settala, figlio del “medico della peste” Ludovico, e Alessandro Tadino, figura emergente della sanità milanese. La dissezione effettuata nel luglio 1622, aveva lo scopo di studiare su un cane il decorso dei nervi ricorrenti a livello del diaframma. Si trattava più precisamente di una vivisezione, dal momento che l’animale era ancora in vita. Il cane aveva mangiato da poco ed era nel periodo della digestione e per questo, quando Aselli spostò con la mano i visceri interni all’addome, vide alcuni cordoni tesi, bianchissimi, che ricoprivano tutto l’intestino. In un primo momento, Aselli ritenne che si trattasse di filamenti nervosi, ma poi vide che queste strutture anatomiche erano ben distinte dai nervi intestinali. Colpito dalla novità della scoperta, decise di incidere uno dei cordoni più grossi, dal quale uscì un liquido biancastro, simile al latte come consistenza. Il giorno dopo Aselli ripeté l’osservazione, ma senza risultato, perché l’animale era a digiuno. Comprendendo la relazione tra quanto aveva visto e la fase di digestione dell’animale, Aselli sezionò quindi, il 26 luglio, un terzo cane, questa volta dopo avergli dato da mangiare, riuscendo così a osservare nuovamente i vasi chiliferi. Il chirurgo moltiplicò allora gli esperimenti, lavorando anche su molti altri animali: gatti, agnelli, bovini, suini e perfino su un cavallo; in tutte le specie trovò i vasi chiliferi. Pur non effettuando direttamente vivisezioni umane, ritenne anomalo che l’uomo potesse essere l’unico animale sprovvisto di queste strutture anatomiche.
Il chirurgo cremonese scelse di denominare i nuovi vasi da lui scoperti “venae albae et lactae” (vene bianche e lattescenti). Aselli preparò tutto il materiale per una pubblicazione, comprensiva di quattro tavole anatomiche, che avrebbe riassunto tutte le sue scoperte nel campo dei vasi chiliferi. Per mostrare al meglio la novità della scoperta di questa nuova tipologia di vasi, che si affiancava ad arterie, vene e nervi (sic!), fu impiegata – per la prima volta in un testo medico – la stampa a colori.
Aselli non ebbe la possibilità di vedere la sua opera pubblicata. Infatti morì a Milano nell’aprile 1626, all’età di 45 anni. La sua opera, “De lactibus, sive lacteis venis”, venne pubblicata postuma, nel 1627, dagli amici Settala e Tadino, che erano stati testimoni della scoperta.

*Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Milano - Bicocca


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