Medicina e ricerca
Insufficienza renale cronica: la diagnosi precoce al servizio del paziente e del Ssn con The Disease Awareness Innovation Network (Dante)
di Loreto Gesualdo *, Francesco Pesce **, Giorgio Lorenzo Colombo ***
24 Esclusivo per Sanità24

L’insufficienza renale cronica rappresenta un serio problema di salute pubblica a livello globale. Si stima che oltre 850 milioni di persone ne siano affette, in Italia il 7% della popolazione, ed i numeri sono in costante crescita anche a causa dell’aumento dei fattori di rischio principali, ovvero diabete, obesità e ipertensione. È emerso come, tra le malattie non-trasmissibili, l’insufficienza renale cronica sia una delle poche ad aver incrementato il rischio di mortalità associata nelle ultime due decadi. Dal punto di vista clinico è molto insidiosa per la sua natura progressiva, silente e la diagnosi non sempre tempestiva. Molti pazienti raggiungono gli ultimi stadi di insufficienza renale grave e richiedono trattamenti sostituivi come la dialisi, che grava per quasi il 2% sull’intero budget della spesa sanitaria nazionale, o il trapianto renale, una soluzione che di rado è immediatamente disponibile.
La diagnosi precoce è fondamentale per la presa in carico di questi pazienti da parte dello specialista nefrologo per poter rallentare la progressione dell’insufficienza renale. In questo contesto si è purtroppo reso evidente come il primo ostacolo alla diagnosi precoce sia la mancanza di consapevolezza ("awareness") delle caratteristiche di questa malattia non solo a livello di popolazione generale ma anche del comparto di cure primarie che fa capo ai medici di medicina generale. Una bassa percentuale di diagnosi è stata rilevata negli studi che hanno esaminato questo ambito di assistenza e non ci sono stati interventi mirati a risolvere questa problematica. Uno studio del gruppo del prof Loreto Gesualdo, a firma del prof Francesco Pesce dell’Università di Bari “Aldo Moro”, ha esplorato una efficace soluzione innovativa proponendo un sistema di interazione Nefrologo-Medico di Medicina Generale denominato “The Disease Awareness Innovation Network (DANTE)” e sperimentato nella regione Puglia coinvolgendo 17 medici di base, 2 nefrologi e oltre 18000 pazienti.
Lo studio, pubblicato alcuni mesi fa sulla importante rivista internazionale Journal of Nephrology , ha un notevole impatto per le importanti implicazioni cliniche, epidemiologiche e socio-economiche.
L’idea è stata quella di mettere in relazione lo specialista nefrologo e il medico di medicina generale instaurando un percorso formativo della durata di 6 mesi basato su formazione teorica, visite congiunte con lo specialista negli studi dei medici di famiglia e networking per discussione dei casi più emblematici o complessi su piattaforma online o di instant messaging. Lo studio si è basato sul presupposto che una iniziativa del genere potesse aumentare la consapevolezza della malattia renale nel vasto e fondamentale ambito delle cure primarie. Infatti, la diagnosi non è poi complessa se si pensa che è sufficiente far eseguire al paziente un semplice esame del sangue per misurare la creatinina, sulla base del quale si calcola l’eGFR che valuta la funzione del rene, e un esame delle urine per misurare l’ACR che è un marcatore del danno renale dovuto per esempio al diabete.
I risultati sono stati molto positivi, in quanto si è osservato un incremento nella prescrizione delle analisi della creatinina e dell’ACR in tutti i pazienti rispettivamente del 43% e 121% e soprattutto in quelli più a rischio, ovvero i diabetici, gli ipertesi e cardiopatici. Questo ha permesso di individuare pazienti con insufficienza renale precedentemente non diagnosticati e da affidare alle cure dello specialista nefrologo per evitare che peggiorassero nel tempo fino alla dialisi.
Partendo dallo studio sopra esposto, il centro di ricerca S.A.V.E. Studi Analisi Valutazioni Economiche diretto dal Prof. Giorgio L. Colombo in collaborazione con il gruppo di ricerca del prof Loreto Gesualdo, e del prof Francesco Pesce dell’Università di Bari "Aldo Moro", sta analizzando i dati provenienti da un campione più esteso e rappresentativo del panorama nazionale (studio Endorse) valutando l’impatto in termini di risparmio economico che può avere una diagnosi precoce di insufficienza renale cronica sul nostro Ssn.
In attesa di questa seconda analisi possiamo evidenziare l’importanza della interazione e integrazione delle competenze tra nefrologo e medico di medicina generale è stata notevolmente messa in risalto dal primo studio (DANTE), che mette in luce come la diagnosi precoce sia possibile grazie a due semplici esami e questa permetta allo specialista di mettere in atto le cure più opportune a tutto vantaggio per il paziente e dell’intero Sistema per la sua sostenibilità.
* Direttore della Struttura complessa di Nefrologia, Dialisi e Trapianto presso l’ Azienda ospedaliera – Universitaria Consorziale Policlinico di Bari
** Università degli studi di Bari
*** Direttore scientifico di S.A.V.E. Studi - Milano
© RIPRODUZIONE RISERVATA