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Malattia renale cronica, in Italia sei milioni di cittadini colpiti, l'importanza di una diagnosi precoce del Mmg e di terapie appropriate

di Loreto Gesualdo * e Luca De Nicola **

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24 Esclusivo per Sanità24

In Italia si stima che circa il 10% della popolazione sia colpito dalla malattia renale cronica, una condizione grave e progressiva che, nonostante l’elevata prevalenza, rimane significativamente sotto-diagnosticata soprattutto nei suoi stadi iniziali, anche in pazienti che presentano fattori di rischio noti come diabete, obesità, ipertensione o problemi cardiovascolari. Troppo spesso, però, la sua natura di patologia silente e la conseguente assenza di sintomi ne ritardano fortemente la diagnosi, fondamentale per evitare il progressivo declino della funzionalità renale e la progressione al suo stadio terminale che può portare i pazienti a dialisi o morte prematura. La malattia renale cronica è una patologia con alto tasso di mortalità, che per il paziente in dialisi è del 50% a 5 anni, superiore a quella dei linfomi, cancro della prostata e della mammella. È fondamentale ricordare l’importanza della diagnosi precoce a partire dal medico di medicina generale, nell’individuare i pazienti a rischio di sviluppare la patologia (obesi, diabetici, ipertesi e cardiopatici) e sottoporli ai test (GFR e ACR). Si tratta di esami semplici, analisi del sangue e delle urine, che permettono di diagnosticare la malattia e intervenire precocemente, con riduzione della necessità di trattamenti complessi e ad alto impatto sulla qualità di vita quali dialisi e trapianto. Il nostro obiettivo è riuscire a intercettare i possibili pazienti direttamente dalle cartelle cliniche, attraverso innovativi software e algoritmi di sanità digitale. Per illustrare le nuove prospettive di cura si è svolta una conferenza stampa a Roma.
Aifa ha infatti appena approvato la rimborsabilità di dapagliflozin per il trattamento della malattia renale cronica nei pazienti adulti, indipendentemente dalla presenza di diabete di tipo 2 (DT2) e di scompenso cardiaco, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale attesa in questi giorni. L’approvazione posiziona dapagliflozin come il primo trattamento ad avere un’indicazione specifica per la malattia renale cronica e l’unica opzione terapeutica, insieme alla diagnosi precoce, che consente di rallentare la progressione della malattia e l’entrata in dialisi. In aggiunta ai bisogni clinici non soddisfatti e all’elevata prevalenza, i costi sanitari associati alla malattia renale cronica sono significativi, soprattutto quando progredisce ai suoi stadi terminali.
Come ha affermato Francesco Saverio Mennini (Professore di Microeconomia e Economia Sanitaria, Università di Roma Tor Vergata e Presidente della Società italiana di Health Technology Assessment, Sihta), la malattia renale cronica, oltre all’incremento della mortalità, è associata a un consumo di risorse sanitarie, costi sanitari diretti e indiretti, che aumenta in relazione alla gravità della malattia. Nel 2021, in Italia, la spesa legata a questa patologia ha rappresentato il 3,2% della spesa sanitaria complessiva a carico del Servizio Sanitario Nazionale, per un totale di circa 4 miliardi di euro e, sulla base dei risultati dello Studio INSIDE CKD, entro il 2026 è stato stimato un aumento dei costi annuali per questa malattia del 10,8% dei quali il 53% imputabile alla terapia renale sostitutiva. Da questi dati emerge quanto un intervento sulla diagnosi precoce, l’utilizzo di nuove terapie specifiche e il trattamento degli stadi iniziali della patologia possano contribuire, avendo un impatto sugli esiti clinici del paziente prevenendo e/o ritardando la progressione verso il suo stadio terminale, a un rilevante risparmio di risorse e di costi per il Servizio sanitario nazionale e il sistema di welfare nel suo complesso. Dapagliflozin ha un significativo impatto anche sulla spesa sanitaria: riduce le complicanze cardiovascolari e la necessità di dialisi (terapia ad alto costo) e, di conseguenza, le ospedalizzazioni. Una proiezione di dati presentata dalla Società Italiana di Nefrologia ha dimostrato che, a 3 anni, è possibile risparmiare circa 200 milioni di dollari, 182 in dialisi e 14 in ospedalizzazioni da scompenso cardiaco.

* Ordinario di Nefrologia all’Università Aldo Moro di Bari e Past President Fondazione Italiana del Rene
** Ordinario di Nefrologia all’Università Luigi Vanvitelli di Napoli


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