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Denatalità: il ruolo della Procreazione medicalmente assistita per la tenuta del welfare

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24 Esclusivo per Sanità24

L’Italia ha il tasso di fecondità tra i più bassi d’Europa: nel 2020 era di 1,24 figli per donna, ben al di sotto della soglia che garantirebbe il ricambio generazionale. Le previsioni per i decenni a venire, inoltre, non sembrano mostrare un cambiamento del senso di marcia: entro il 2041 una famiglia su quattro sarà composta da una coppia con figli, più di una su cinque non ne avrà. Da qui al 2070 - secondo l’ISTAT– l’Italia perderà 12 milioni di persone. Sono i dati da cui muove lo studio del prof. Mark Connolly sui benefici fiscali a lungo termine di un investimento pubblico nella PMAL.
Va detto che l'infertilità è una condizione che colpisce circa una coppia su sette a livello globale. In Italia si stima che il fenomeno riguardi in un solo anno 584.200 coppie di età compresa tra i 20 e i 44 anni. Ma tra coloro che potrebbero essere interessati a un trattamento medico per ovviare agli effetti negativi della patologia – la Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) - solo il 27% riesce a ottenerlo: 211.257 coppie ne restano escluse.
Le cause dietro questa tendenza sono molteplici, sicuramente anche economiche: Bankitalita stima in 640 euro al mese il costo di mantenimento di un figlio, circa 138.000 euro per il suo sostentamento dagli zero ai diciotto anni. Ma ci sono anche cause sociali: un difficile equilibrio fra tempo per la famiglia e tempo per il lavoro, un welfare pubblico su cui non si può fare affidamento al 100%, una scelta di genitorialità che sembra sempre più una sfida. E infine, cause legate all’infertilità: qui la PMA sarebbe d’aiuto, ma la pratica è oggi ancora poco diffusa e dovrebbe invece trovare maggiore accessibilità, sia a livello culturale - la fertilità è vista come un tabù - sia a livello economico.
I cicli di PMA, infatti, sono solitamente lunghi e costosi, erogati in maniera difforme sul territorio. I centri attualmente attivi nei quali attuarla sono 332, di cui 101 pubblici, 20 convenzionati e 211 privati. La maggior parte si colloca in cinque regioni: Lombardia, Campania, Veneto, Lazio e Sicilia, che insieme ne contano 199 (60%). I costi, anche qui,sono i più variabili.
La Procreazione Medicalmente Assistita risponde a una delle esigenze primarie dell’uomo – quella della genitorialità – rivelandosi più che attendibile per quei casi clinici che non possono contare su reali alternative. Si prenda il caso di una paziente affetta da tumore, per effetto delle cui cure rischierebbe di vedere interrotta la legittima aspirazione alla maternità. Ebbene, la crioconservazione degli ovociti rappresenterebbe un’ottima soluzione per preservarne la fertilità.
“Il Medical Egg Freezing è una tecnica oggi consentita in Italia, anche se non integralmente coperta dal SSN. Per i soggetti con patologie oncologiche è rimborsata dal servizio sanitario, ma spesso quel che manca è una cultura medica della materia che presenti tale opzione ad una donna che deve – per esempio - iniziare una terapia di contrasto al cancro. Un approccio senz’altro da modificare se se ne vuole proteggere la fertilità” ha dichiarato Maria Rosaria Campitiello, vice-coordinatrice del Tavolo tecnico di approfondimento delle tematiche relative alla procreazione medicalmente assistita, istituito presso il Ministero della Salute.
Ancora qualche dato: nel 2020 solo 65.705 coppie hanno avuto accesso ad un trattamento di PMA, portando la nascita di 11.305 bambini: il 2,8% del totale dei neonati di quell’anno. Ciononostante, come spiega lo studio citato in apertura, se la popolazione attiva continua a diminuire,allora il numero dei contribuenti cala e la fiscalità generale si addossa un peso non più sopportabile. L’ISTAT afferma che il rapporto tra individui in età lavorativa (15-64 anni) e non (0-14 e 65 anni e più) passerà da circa tre a due nel 2021 a circa uno a uno nel 2050: un serio pericolo per il welfare state.
Una maggiore diffusione della PMA potrebbe allora ovviare al problema di sostenibilità economica del sistema Italia.“Nel 2018, qui, sono nati 12.958 bambini da PMA. Ma sulla base del numero potenziale di coppie che avrebbero potuto accedere ad un trattamento per l’infertilità, si è visto che sarebbero potuti nascere 35.093 bambini in più. Questi avrebbero portato in dote 18,3 miliardi di euro di entrate fiscali lorde aggiuntive nel corso della loro vita, che invece non sono mai esistiti.
“Una cifra che deve far riflettere le istituzioni sulle conseguenze di un lassismo non più ragionevole”, afferma Mark Connolly, esperto di economia sanitaria che ha ideato un modello fiscale basato sull’epidemiologia dell’infertilità. “Se non si vuole affrontare il tema denatalità dal punto di vista medico – spiega l’esperto - della salute, della salvaguardia della fertilità e della naturale aspirazione genitoriale dell’individuo, allora lo si guardi da quello economico e di sostenibilità del welfare. La Procreazione Medicalmente Assistita offre una risposta a tutte queste questioni. Compito delle istituzioni, politiche e sanitarie, quello di aumentarne la conoscibilità e l’accessibilità”.


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