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Ipertensione arteriosa: con la resistenza ai farmaci l'opzione della denervazione renale

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L’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma all’avanguardia nel trattamento dell’ipertensione resistente. Stando ai dati di Società Italiana Ipertensione Arteriosa - SIIA solo nel Lazio il 33% della popolazione soffre di ipertensione arteriosa, con il 19% degli uomini e il 13% delle donne in condizione di rischio. In alcuni casi può verificarsi un’ipertensione resistente al trattamento farmacologico quando il valore pressorio risulti particolarmente elevato (superiore a 140/90 mmHg) nonostante la terapia. Si parla allora di Ipertensione Arteriosa Resistente: una malattia cronica particolarmente pericolosa poiché associata ad un aumento del rischio cardiovascolare, inclusi ictus e infarto, oltre a scompenso cardiaco e nefropatia.
In questi casi, un’opzione innovativa e sicura per il trattamento dell’ipertensione arteriosa refrattaria alla terapia farmacologica tradizionale è la procedura di denervazione renale. Una tecnica minimamente invasiva che consiste nel disattivare in modo selettivo parte delle terminazioni nervose che decorrono lungo le pareti esterne delle arterie renali, determinando una duratura riduzione della pressione sanguigna.
Nella Regione Lazio opera oggi, con particolare successo nel trattamento dell’ipertensione resistente, l’Ospedale San Pietro Fatebenefratelli, centro ospedaliero all’avanguardia proprio nell’utilizzo della tecnica di denervazione renale.
“L’intervento – spiega il Prof. Francesco Monti, cardiologo interventista, a capo dell’Unità Operativa Complessa Cardiologia e Cardiologia Interventistica – consiste in una procedura minimamente invasiva che interessa i gangli nervosi renali responsabili dell’iperstimolazione delle arterie renali e della conseguente pressione arteriosa elevata. Dopo la sedazione e una piccola incisione, si inserisce un catetere spiraliforme molto sottile che permette di operare sui gangli erogando energia a radiofrequenza (RF) e termo-ablando i plessi renali disposti attorno alle arterie. La procedura consente una riduzione significativa dei valori pressori, mantenendo inalterata la funzionalità del rene e consente di diminuire la quantità di farmaci antipertensivi. Dopo l’intervento, il catetere viene rimosso senza lasciare alcun tipo di impianto”.
Sempre SIIA indica che almeno un terzo dei soggetti ipertesi già in terapia va considerato resistente al trattamento e che questa popolazione di pazienti mostra un rischio tre volte più elevato di andare incontro ad eventi cardiovascolari gravi rispetto ai soggetti con ipertensione controllata. Inoltre, sono maggiori le probabilità di soffrire di diabete, nefropatia cronica ed obesità.
A sua volta, la riduzione della pressione arteriosa è particolarmente importante nei pazienti in politerapia, perché migliora la prevenzione di complicanze secondarie all’ipertensione quali l’infarto del miocardio, l’ictus cerebrale e l’emorragia cerebrale.
Si stima che al mondo ci siano oltre 1,28 miliardi di persone affette da ipertensione e che circa metà non si renda conto di esserlo e non riceva alcun trattamento. Sensibilizzare la popolazione sul rischio dell’ipertensione è dunque il primo passo di una strategia di prevenzione mentre l’efficacia dell’intervento di denervazione risulta ampiamente dimostrata
“Grazie alla procedura della denervazione renale, che si esegue in una sola seduta, – conclude il Prof. Monti – il nostro ospedale può offrire un servizio sempre più efficace e significativo nella cura dell’Ipertensione Arteriosa Resistente a tutti quei pazienti che non hanno un controllo ottimale dei valori pressori, che possono essere resistenti al trattamento farmacologico o addirittura intolleranti ai vari farmaci che possono causare l’insorgenza di effetti collaterali con notevole limitazione della qualità della vita”.


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