Medicina e ricerca

Settimana mondiale/ Tiroide "su misura": a ognuno la propria soluzione

di Andrea Casaril *

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Le malattie della tiroide sono davvero comuni nella popolazione italiana e la loro incidenza appare in costante incremento negli anni. La patologia tiroidea può riguardare essenzialmente tre aspetti: tumori tiroidei, aumento di volume della ghiandola, alterazione della funzione ghiandolare.
Spesso i tumori non danno sintomi specifici, specie nelle fasi iniziali e il loro riscontro è casuale, tramite una ecografia: ne esistono di vari istotipi ma, generalmente, hanno una ottima prognosi se trattati correttamente. Una minima parte, invece, ha un decorso più complesso.
L’aumento volumetrico della ghiandola può essere dovuto alla presenza di un unico voluminoso nodulo oppure di più noduli confluenti (il cosiddetto "gozzo") e può provocare difficoltà respiratoria o nella deglutizione o anche solo senso di "corpo estraneo" nel collo, oltre ad un discomfort estetico a volte importante.
L’alterazione della funzione, invece, provoca sintomi specifici a seconda che essa aumenti (ipertiroidismo) o diminuisca (ipotiroidismo).
La terapia per le varie patologie può essere farmacologica, radiometabolica, chirurgica o interventistica.
Nel corso degli ultimi 20 anni il progresso tecnologico ha infatti permesso lo sviluppo di farmaci e di strumentazione dedicata consentendo di diversificare i trattamenti possibili.
Da un lato, le nuove formulazioni farmacologiche (liquide, gel, ecc.) hanno permesso terapie più personalizzate ed adatte alle esigenze individuali: giovani donne, sportivi, persone anziane hanno necessità differenti, ovviamente e necessitano di terapia ad hoc; dall’altro, i trattamenti mini-invasivi sono stati sviluppati e diversificati. L’introduzione di strumenti ad energia (dissettori ad ultrasuoni o radiofrequenze) ha permesso, infatti, di ridurre l’invasività ed aumentare la sicurezza: hanno così trovato vita accessi mini-invasivi video assistiti dal collo (Mivat), dall’ascella (con il Robot: Rat) o dal labbro (Toetva). Alcune di queste tecniche possono essere eseguite con visualizzazione in 3D (Rat e Toetva), tecnologia che permette al chirurgo di eseguire gesti più precisi e sicuri.
Il perfezionamento di alcuni strumenti ha recentemente permesso il trattamento percutaneo dei noduli tiroidei: la procedura è denominata "termoablazione percutanea" ed è eseguita mediante l’introduzione sotto guida ecografica di un sottile ago appositamente ideato all’interno del nodulo bersaglio; successivamente una forma di energia (microonde, radiofrequenze, laser) è rilasciata all’interno del nodulo che viene “bruciato”. Il danno termico induce la diminuzione del volume del nodulo riducendo o risolvendo i sintomi e migliorando il difetto estetico del collo. La tecnica viene eseguita in anestesia locale, in mattinata, in regime di Day-Hospital e non lascia alcuna cicatrice sul collo.
Il vantaggio maggiore è dato dal fatto che la funzione della ghiandola tiroidea non viene modificata dalla ablazione mirata al solo nodulo, per cui i/le pazienti non hanno successivamente bisogno di assumere l’ormone tiroideo. L’indicazione è data per voluminosi noduli benigni della tiroide che diano sintomi da ingombro nel collo oppure un impatto estetico importante; in alcuni casi è possibile utilizzare la stessa metodica per il trattamento di piccoli tumori della tiroide ma, in questo caso, le indicazioni sono molto precise e definite.
La termoablazione percutanea dei noduli tiroidei si affianca alla chirurgia, non essendo una alternativa ma una metodica complementare. È indispensabile, a tale scopo, una stretta collaborazione tra endocrinochirurgo, endocrinologo e radiologo interventista.
Il concetto di "tiroide su misura", introdotto presso l’Unità di EndocrinoChirurgia (Uec) dell’Ospedale Pederzoli di Peschiera del Garda già dal 2018, mira a diversificare e personalizzare il trattamento per ogni singolo paziente. Unisce infatti vari specialisti che collaborano tra loro con lo scopo di fornire il trattamento personalizzato più adatto.
La Società Italiana Unitaria di EndocrinoChirurgia (Siuec) ha da anni iniziato un programma di accreditamento dei Centri di Riferimento in Italia: l’accreditamento richiede di soddisfare precisi requisiti del Reparto, dell’Ospedale, della Equipe EndocrinoChirurgica, oltre ad eseguire un certo numero di interventi per anno. Ciò ha lo scopo di centralizzare i pazienti in centri "ad alto volume", come l’Ospedale Pederzoli, con la finalità di ottimizzare i trattamenti, riducendo le complicanze e migliorando i risultati in termini di salute per i pazienti.

* Responsabile EndocrinoChirurgia, Ospedale “Pederzoli” - Peschiera del Garda


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