Dal governo

Epatite C, Pani (Aifa) : «Non si giochi sulle risorse»

di Rosanna Magnano

I nuovi e costosi farmaci per il trattamento dell’Epatite C stanno provocando movimenti tellurici sul nodo sostenibilità. Con la Toscana che approva una delibera in cui si garantisce la cura gratuita a tutti i pazienti potenzialmente trattabili. Si può fare? Forse, ma bisogna far quadrare i conti. E il direttore generale dell'Aifa, Luca Pani, richiama «a una maggiore attenzione e responsabilità nella comunicazione su temi di salute pubblica particolarmente delicati» consigliando alla Regione di «controllare i moltiplicatori prima di illudere i malati». Intanto il pm torinese Raffaele Guariniello vuole capire come la sanità italiana stia affrontando il problema dell'impatto economico del trattamento terapeutico e ha avviato un’inchiesta, per ora senza indagati, che ipotizza lesioni colpose e omissione di cure. Insomma la contraddizione capitale-salute rischia di esplodere.

«Questo gioco sul farmaco per la cura dell'Epatite C è inaccettabile – afferma Pani – perché mette a rischio la somministrazione di questi farmaci in tutta l'Italia oltre che il rispetto di accordi internazionali. Ci sono 40.000 persone che aspettano e molte altre che avranno accesso nei prossimi mesi a tutta una serie di farmaci già approvati dall'Aifa. Non si giochi sulle risorse perché le Regioni saranno rimborsate trimestralmente e lo sanno. Personalmente ho delle grosse perplessità sulla legittimità di queste dichiarazioni. Ma se di tutto questo si può anche parlare per giorni e settimane quello su cui non si può discutere sono le cifre che sono state diffuse. Un costo medio di 30.000 per 26.000 pazienti assomma a 780 milioni di euro e non a 95 nel triennio 2015-2017 come sostenuto dalla Regione Toscana, alla quale consiglierei di controllare i moltiplicatori prima di illudere i malati».

Gli strali di Pani si riferiscono a una delibera appena approvata dalla Giunta Toscana che promette cure gratuite per tutti. « In Toscana il farmaco per l'epatite C - si legge in una nota della Regione - verrà dato gratuitamente a tutti i pazienti che ne hanno bisogno. Si stima che siano 26.224 (pari allo 0,7% della popolazione toscana) i pazienti con infezione da virus dell'epatite C potenzialmente trattabili con farmaci ad azione diretta antivirale (Daa). Lo ha stabilito una delibera approvata stamani dalla giunta, in cui si dichiara che la Toscana ritiene necessario garantire a tutti gli assistiti l'accesso gratuito alla terapia farmacologica per la cura dell'epatite C».

Le proiezioni della Toscana
«Un ciclo di trattamenti - continua la Regione Toscana - si aggira intorno ai 30.000 euro a paziente. Per la Regione la spesa è stata valutata in 60 milioni di euro nel triennio 2015-2017: 10 milioni nel 2015, 25 nel 2016, 25 nel 2017. Una spesa notevole per le casse regionali. Va però considerato che bloccare la progressione del danno epatico in uno stadio precoce risolve definitivamente la malattia, riduce il rischio di diffusione ed evita tutte le spese derivanti dal trattamento della malattia. La delibera dà incarico all'Estar (Ente di supporto tecnico amministrativo regionale) di mettere in atto immediatamente le necessarie procedure pubbliche di affidamento delle terapie farmacologiche. Il progetto nazionale di trattamento farmacologico dell'epatite C cronica ha ammesso alla rimborsabilità i farmaci Dda per i pazienti più gravi. In Toscana, circa il 70/80% (circa 18.000 persone) dei malati resta fuori dal progetto nazionale. Da qui la scelta di dare il farmaco gratuito a tutti».

Secondo le indicazioni della Commissione terapeutica regionale, infatti , «la terapia deve essere iniziata il più presto possibile, in quanto il trattamento tardivo, quando la malattia è già evoluta in cirrosi epatica, riduce ma non annulla alcune complicanze, tra le quali il tumore al fegato; i pazienti che rispondono alla terapia guariscono completamente, il medico non dovrà più prendersi cura del malato, evitando così tutte le spese derivanti dal trattamento della malattia».

La Regione fa infine sapere che già dall'agosto 2014, in attesa dell'accordo economico nazionale, «la Toscana aveva fatto sì che fosse trattato in modo compassionevole un quarto dei pazienti gravi curati in Italia (216 trattamenti, a fronte di un totale nazionale di 894 trattamenti); dall'inizio di dicembre 2014 - da quando cioè il farmaco è stato reso disponibile sul mercato dall'Aifa (l'Agenzia italiana del farmaco) - i medici toscani possono prescrivere il farmaco, che al momento può essere erogato solo dai centri ospedalieri, in Toscana una quindicina».


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