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Inchiesta petrolio: medici Isde, in Lucania eccesso morti da tumori. Ma nesso da provare

«Una recente indagine dell'Ufficio statistica dell'Istituto superiore di sanità, trasmessa alla regione Basilicata, segnala sul territorio regionale, e in particolare in Val d'Agri, un eccesso di mortalità per tumori allo stomaco e per leucemie». Lo afferma il presidente dell'Associazione medici per l'ambiente (Isde) Roberto Romizi, secondo il quale, in relazione all'indagine avviata dai carabinieri del Noe sull'incidenza dei tumori nella regione, è «assolutamente verosimile un nesso tra l'aumentata mortalità per alcune patologie sul territorio e l'inquinamento ambientale». L'indagine, di tipo statistico e basata sullo studio di dati sanitari correnti quali mortalità e ricoveri, riguarda un'area di 20 comuni (Val d'Agri e Valle del Sauro) e si riferisce al periodo 2003-2010. Secondo l'indagine statistica, rileva l'esperto, «si evidenzia per entrambi i sessi, un eccesso di mortalità per tumori maligni allo stomaco, ma anche per infarto, per malattie del sistema respiratorio e per malattie dell'apparato digerente».

Nesso da provare, ma probabile concausa maggiore mortalità
In particolare, secondo i dati dell'indagine statistica, «per gli uomini residenti sul territorio si registrano anche eccessi di mortalità per leucemia linfoide, diabete e malattie del sistema circolatorio». Ad ogni modo, sottolinea Romizi, l'indagine non stabilisce un nesso sicuro di causalità tra esposizione ad inquinanti ambientali e stato di salute, pur suggerendo che tale esposizione potrebbe rappresentare un’eventuale concausa. Ma a denunciare una maggiore incidenza per tumori sul territorio è anche il segretario provinciale della Federazione nazionale dei medici di famiglia (Fimmg) Antonio Santangelo: «Manca una rilevazione ufficiale, ma dalla nostra attività di medici di base nel territorio - afferma - abbiamo l'impressione di una maggiore incidenza di patologie come quelle tumorali in varie aree della Basilicata». Oltre alla Val D'Agri, afferma, «a fortissimo rischio sono infatti anche le zone di Rotondella, dove è presente un deposito di scorie radioattive, e la zona di Melfi dove è ubicato un inceneritore. La nostra impressione - rileva - è che i casi di tumore in queste aree, e a macchia di leopardo sul territorio regionale, siano in costante aumento e, certamente, non si può escludere che vi sia un nesso con l'inquinamento da estrazione petrolifera o altre emergenze ambientali». Il problema, sottolinea Santangelo, «è che manca però un sistema di rilevazione standardizzato e non è mai stata effettuata un'indagine epidemiologica a tappeto, nonostante sia nota l'ipotesi che la Basilicata possa essere stata per anni deposito di scorie di vario genere per le ecomafie; ad oggi, non ci sono cioè strumenti - conclude - per fare emergere questa emergenza nella sua reale portata».


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