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Via al convegno Federfarma Emilia Romagna. Dal Re: «Ruolo farmacie a rischio. Sfida sulla distribuzione»
Si apre domani 5 novembre a Bologna, presso l'Opificio Golinelli, il convegno di Federfarma Emilia Romagna dal titolo “Quale ruolo per la farmacia nel servizio sanitario pubblico?”. Al centro dei lavori le farmacie nel nuovo contesto normativo, nazionale e regionale, e la situazione dell'Emilia Romagna, con particolare riferimento al tema della distribuzione del farmaco, oggi estremamente differente da provincia a provincia, con forti diseguaglianze nell'accesso alle cure da parte dei cittadini.
Ci si confronterà innanzitutto sul tema della farmacia come parte integrante del Sistema sanitario nazionale: una rete costituita da oltre 18.200 piccole imprese professionali, in cui operano 70mila professionisti al servizio della collettività, dalla grande città al piccolo centro rurale, e di cui ogni giorno si avvalgono 4 milioni di cittadini che si recano nelle farmacie per avere farmaci, servizi, consigli e informazioni per la loro salute.
Una macchina complessa guidata da 50.mila laureati, per la maggior parte donne, che - considerando anche l'indotto - dà lavoro a oltre 100mila persone. Un sistema che tuttavia avverte oggi una doppia minaccia: da un lato la pressione della grande distribuzione organizzata, dall'altro il costante aumento della distribuzione diretta in alcune regioni.
Due temi che pongono preoccupazioni urgenti e il timore che venga minato il ruolo della farmacia come parte integrante del Sistema sanitario nazionale, teso a tutelare la salute dei cittadini tramite una dispensazione del farmaco professionale e pubblica.
«Il rischio con la GDO - spiega il presidente di Federfarma Emilia Romagna, Domenico Dal Re - è consegnare la dispensazione del farmaco a soggetti economici che sottometterebbero un diritto costituzionale come la salute al loro profitto, col rischio, non tanto ipotetico, di entrare in sanità tramite la farmacia per poi attraversarla tutta, cancellando quella sanità universalistica che abbiamo conquistato e che tanti paese più evoluti ci invidiano. Sul tema della distribuzione diretta, invece, non si capisce perché lo Stato anziché sfruttare il sistema costituito dalla rete delle proprie farmacie, ne stia creando un altro con la dispensazione diretta del farmaco in ospedale e con evidente aggravio dei costi».
Voglia di riforma
Per far fronte a queste minacce e continuare a tutelare la salute dei cittadini tramite una dispensazione del farmaco professionale e pubblica, Federfarma propone una riforma che preveda la conferma del ruolo concessionario pubblico per la farmacia.
Negli anni passati, infatti, si sono susseguiti innumerevoli interventi da parte delle Regioni, ma spesso anche di singole Asl, che hanno modificato il regime di erogazione delle prestazioni creando forti diseguaglianze nell'accesso da parte dei cittadini. Una politica condotta in nome del risparmio sui costi, che non trova però riscontro nei numeri. La distribuzione diretta, lungi dal rappresentare un vantaggio, produce un grande limite per il cittadino e per il sistema: il cittadino deve infatti ritirare i farmaci di cui ha bisogno nelle farmacie ospedaliere, spesso lontane (soprattutto per chi abita nei piccoli centri) e con orari ridotti; il sistema sconta invece un minor monitoraggio da tutti i punti di vista. La distribuzione in farmacia garantisce infatti una migliore aderenza alle terapie, omogeneità dei dati su tutti i farmaci distribuiti e miglioramento del governo della spesa farmaceutica complessiva.
Rischio serrata delle farmacie
Sul tema della distribuzione diretta e per conto, la Regione Emilia Romagna nel giugno 2014 ha stipulato con le farmacie pubbliche e private un accordo a costo zero per il Servizio Sanitario - nessun onere aggiuntivo per la Regione - e con evidenti benefici e risparmi per la collettività. L'obiettivo dell'accordo era sposare il potere contrattuale delle Asl nell'acquisto del farmaci con la capillarità territoriale delle farmacie: la Asl acquista e le farmacie distribuiscono. I dati mostrano che, laddove l'accordo è stato interamente applicato, ovvero dove la distribuzione diretta è stata completamente trasformata in distribuzione per conto, ha dato esito estremamente positivo in termini di risparmi di costi e di qualità di servizio e una garanzia di assoluta trasparenza della spesa.
Ad esempio a Ravenna, dove l'accordo è stato pienamente applicato, i cittadini non hanno alcun disagio e la spesa farmaceutica è pienamente sotto controllo, mentre a Ferrara – dove c'è la maggior distribuzione diretta - c'è anche la spesa farmaceutica più alta della Regione.
«Non si comprende perché non si riesca a far applicare questo accordo e si mantenga in essere la distribuzione diretta quando è certificato che, lungi dal far risparmiare, la distribuzione diretta fa aumentare i costi per Asl e cittadini. – spiega Dal Re - A chi conviene mantenere la distribuzione diretta»?
La Regione Emilia Romagna riconosce il ruolo della farmacia come concessionario di un sevizio pubblico assolutamente insostituibile e il tavolo di trattative è aperto, ma Federfarma Emilia Romagna rimarca che se non si raggiugerà l'accordo, sarà costretta a chiudere le farmacie per poter ancora garantire un servizio ai cittadini.
«Desideriamo che si guardi al mondo della farmacia come un bene pubblico non più solo come una a voce di costo da comprimere, ma come uno strumento di salute e di risparmio su cui investire. Per costruire una sanità nuova, adeguata a un Paese che sta crescendo e che vuole guardare al futuro puntando sull'innovazione, sulla prevenzione, sulla professionalità degli operatori», conclude Dal Re.
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