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Malattie reumatiche: 16 borse di studio Sir per specialisti under 40

I farmaci biologici hanno cambiato l'evoluzione di molte malattie reumatiche
e migliorato la qualità di vita dei pazienti. Il futuro riserva ulteriori progressi terapeutici.
Scoprire i meccanismi patogenetici “a cascata” che innescano le malattie reumatiche, arrestarne l'evoluzione, prevenire o ridurre la disabilità associata a queste patologie. Una missione ardua per i giovani specialisti impegnati nella Ricerca; una speranza per milioni di persone costrette a convivere con queste patologie croniche; una sfida per la Reumatologia italiana che mira a consolidare l'eccellenza a livello internazionale.
La Sir, Società italiana di reumatologia, grazie a un'erogazione liberale di Merck & Co. tramite la sua consociata MSD Italia, assegna 16 borse di studio ad altrettanti specializzati under 40. Il progetto, nato nel 2014 e rinnovato fino ad oggi, è frutto di una collaborazione di lungo corso tra società scientifica e azienda privata, che ha consentito di conferire 65 assegni ricerca negli ultimi tre anni.

Come in ogni edizione, le borse di studio sono state indette e selezionate in maniera del tutto autonoma da una speciale Commissione della SIR per le aree di Ricerca in Reumatologia interessate: artrite reumatoide, spondiloartriti, sclerodermia e vasculiti. L'annuncio dei vincitori è previsto nell'ambito del 5 3° Congresso Nazionale della Società Italiana di Reumatologia, in corso a Rimini.


Le oltre 150 malattie reumatiche sono la prima causa di disabilità e dolore in Europa e valgono il 50% delle malattie croniche a danno degli over 65.
Dolore e rigidità sono i sintomi che caratterizzano sia le forme su base infiammatoria che quelle su base degenerativa, cui si associa nel tempo una disabilità di vario grado.
«Le malattie reumatiche croniche, se non curate, sono causa di disabilità e di conseguenza compromettono in vario grado la qualità di vita dei pazienti – afferma Ignazio Olivieri, presidente Sir, professore ordinario di Reumatologia e direttore Uoc di Reumatologia dell'Ao San Carlo di Potenza – oltre a questo, comportano una notevole spesa, dovuta anche alla perdita di produttività legata all'inabilità lavorativa. C'è solo un modo per ridurre l'impatto di queste malattie e i loro costi diretti e indiretti: anticipare al massimo la diagnosi e trattare tempestivamente i pazienti, dal momento che oggi sono disponibili anche farmaci biologici in grado di modificare l'evoluzione della malattia, specie per le patologie artritiche».

I farmaci biologici
Disponibili dal 1999, i farmaci biologici si basano sul principio di colpire uno specifico bersaglio molecolare, un paradigma che si è affermato per la prima volta proprio in Reumatologia ed è stato poi “esportato” in Oncologia, Ematologia, Infettivologia e Dermatologia.
«I farmaci biologici hanno rappresentato una vera rivoluzione sia per i pazienti perché ne hanno cambiato enormemente la qualità di vita che per i reumatologi, che hanno scoperto molto presto come con questi farmaci associati al metotrexato fosse finalmente possibile raggiungere l'obiettivo insperato fino ad allora della remissione clinica e radiologica della malattia in una notevole percentuale di pazienti» dichiara Mauro Galeazzi, presidente eletto Sir, professore ordinario di reumatologia e direttore Uoc di Reumatologia presso l'Azienda Ospedaliero-Universitaria Senese. «Abbiamo anche capito che l'inizio precoce delle terapie era determinante per l'ottenimento di questo risultato e che la diagnosi doveva essere più precoce possibile per poter inserire la terapia in quella “finestra di opportunità” oltre la quale il danno si instaura. Grazie ai farmaci biologici anche in Reumatologia possiamo parlare oggi di medicina di precisione, che consente per esempio di scegliere il farmaco più adatto per un determinato paziente».

I progressi della ricerca hanno permesso ai reumatologi di capire l'importanza del fattore tempo nell'intercettare la malattia reumatica e hanno reso possibile l'ingresso di farmaci altamente efficaci nel bloccarne l'evoluzione. «Il cambiamento c'è stato ed è stato enorme – sottolinea Marco Matucci Cerinic, professore ordinario di Reumatologia all'Università degli Studi di Firenze e direttore S.C. di Reumatologia presso l'Aou Careggi – i primi farmaci biologici sono stati lanciati quasi 18 anni fa e da allora non solo abbiamo accumulato una gran mole di studi e di esperienza, ma siamo entrati nell'Era della target therapy, basata sul principio di colpire uno specifico bersaglio molecolare. Oggi la Ricerca medica è orientata verso la comprensione della cascata dei meccanismi che ci permettono di conoscere gli snodi chiave della patologia reumatica e di come possiamo bloccarli per non farla progredire».

La ricerca
La Reumatologia italiana si è conquistata un ruolo di leadership a livello nazionale e internazionale grazie alle professionalità e alle competenze acquisite nel tempo. A consolidare questa la ricerca italiana è impegnata anche la F.I.R.A. - Fondazione Italiana per la Ricerca sull'Artrite che pone particolare attenzione alla formazione e all'istruzione degli specializzandi in Reumatologia con attività finalizzate a finanziare progetti di Ricerca in diverse aree e bandi per l'assegnazione di borse di studio in Italia e all'estero.
«F.I.R.A. crede molto nella formazione degli specialisti in Reumatologia come futuri ricercatori» sottolinea Carlomaurizio Montecucco, Presidente F.I.R.A., Professore ordinario di Reumatologia e Direttore della S.C. di Reumatologia presso la Fondazione IRCCS Policlinico “San Matteo” di Pavia. «La Fondazione ha supportato l'attivazione, presso l'Università di Trieste, del Master di II livello in Ricerca traslazionale in Reumatologia, fornendo il supporto organizzativo nonché occupandosi del reperimento dei docenti. Attribuiamo un grande valore alle borse di studio istituite da SIR e all'alleanza tra la Società scientifica e MSD, impegnate entrambe concretamente per sostenere i giovani ricercatori e rafforzare le eccellenze della Reumatologia italiana».
Il sostegno di Merck & Co. tramite la sua controllata MSD Italia, a SIR e alla Ricerca italiana in Reumatologia, rappresenta un capitolo importante per promuovere la ricerca nel nostro Paese. «Lo scenario nazionale evidenzia come, per preservare le nostre eccellenze in campo medico-scientifico, sia necessario un impegno comune» dichiara Nicoletta Luppi, presidente e amministratore delegato di MSD Italia. «L'alleanza tra MSD Italia e SIR per il terzo anno consecutivo rappresenta un modello virtuoso di collaborazione tra Azienda e Società scientifica che, attraverso l'erogazione di queste borse di studio, ha il fine di supportare il lavoro di molti giovani ricercatori italiani nell'ambito di patologie invalidanti come l'artrite reumatoide, le spondiloartriti, la sclerodermia e le vasculiti. Questo è per noi un progetto importante, che ribadisce l'impegno di MSD nell'area dell'immunologia e conferma ancora una volta il nostro sostegno concreto alla ricerca indipendente condotta nel Paese, per valorizzare il patrimonio scientifico italiano e frenare il fenomeno del cosiddetto brain drain».


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