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Siria, un progetto per i bambini colpiti da disturbi post traumatici da stress

Due bambini su tre dicono di aver perso qualcuno che amavano, la loro casa è stata bombardata o sono rimasti feriti a causa del conflitto. Il 50% degli adulti denuncia che gli adolescenti ormai fanno uso di droghe per affrontare lo stress. Le violenze domestiche sono aumentate e il 59% degli intervistati conosce bambini e ragazzi reclutati nei gruppi armati, alcuni anche sotto i 7 anni. Secondo l'81% degli adulti intervistati, i bambini sono diventati più aggressivi, sia nei confronti dei genitori e dei familiari che degli amici. Sono tantissimi i bambini che soffrono di minzione involontaria e di frequente enuresi notturna (lo riferisce il 71% degli adulti) e quelli che la notte non riescono a dormire per gli incubi, la paura del buio, dei bombardamenti, della perdita della famiglia. La metà degli adulti intervistati denuncia che i bambini che non riescono più a parlare e sono molti anche quelli che commettono atti di autolesionismo, che sfociano spesso in tentativi di suicidio. (fonte Save the Children)
I disturbi post traumatici da stress. Dopo 6 anni di guerra intervenire con un progetto sui disturbi post traumatici da stress e disturbi psicopatologici correlati allo stress a sostegno dei bambini siriani è stata una necessità forte ed unanime. Le ferite e le fratture del corpo si vedono in maniera evidente, e sono moltissime, i disturbi della sfera psichica non si vedono, sono nascoste. L'intervento ha come obiettivo quello di formare gli operatori siriani sul trattamento dei bambini affetti da disturbi post traumatici da stress in modo da ridurre gli effetti a breve e a lungo termine sul piano psicopatologico, comportamentale e cognitivo.
I contesti di guerra espongono i bambini a stress multipli. Questi elementi attivano il sistema neurobiologico della risposta allo stress rappresentato dalla produzione di cortisolo. Il cervello ha una vulnerabilità differente nei confronti di questa sostanza a seconda dell'età in conseguenza del diversa maturazione nelle aree cerebrali sensibili, ma anche dei tempi e dell'intensità dell'esposizione al cortisolo. Questa esposizione può determinare esiti sul piano psicopatologico che sono rappresentati - a breve termine- da disturbi associati al trauma, disturbi d'ansia e della regolazione emozionale e disturbi sul piano comportamentale. A lungo termine invece espone il bambino ad un rischio maggiore di disturbi quali psicosi, depressione, ideazione suicidaria, abuso di sostanze e disturbi antisociali. È però presente nella biologia un livello di reversibilità di questo meccanismo.
L'essere umano presenta infatti dei sistemi protettivi che sono rappresentati dalle risorse personali (come i fattori biologici e genetici e come la resilienza individuale), dalla risposta dell'ambiente circostante (caregiver positivi: genitori o figure sostitutive di adulti soccorritori) che possono modificare la traiettoria della ferita del proiettile. Un intervento il più possibile precoce sulla reazione al trauma in corso può costituire una efficace protezione.
L’intervento del Bambino Gesù e il supporto della Fodazione Giovanni Paolo II Il Dipartimento di Neuroscienze del Bambino Gesù, in particolare la Neuropsichiatria Infantile, da anni si occupa di maltrattamento e abuso sui minori con equipe specializzate. Si è occupata anche della valutazione dei disturbi post traumatici nei bambini in seguito al terremoto de L'Aquila del 2009, affinando le competenze e l'expertise per attuare questo progetto.
La Fondazione Giovanni Paolo II è presente in Libano dal 2006. Dal 2012 è impegnata a fornire aiuto ai profughi siriani, in particolare ai bambini, con un programma educativo. La Fondazione, in collaborazione con diverse associazioni libanesi, riesce a svolgere questa assistenza educativa a centinaia di piccoli profughi, sia siriani, sia iracheni.
Scopo del progetto, della durata di 3 anni, è quello di aumentare le protezioni individuali e ambientali dei bambini siriani e ridurre gli effetti a breve e lungo termine dello stress su un piano emozionale, cognitivo, psicopatologico, comportamentale. Per centrare l'obiettivo si ricorrerà alla formazione sul campo degli operatori per fornire strumenti che aiutino il riconoscimento e la diagnosi dei disturbi post traumatici da stress e stress correlati e disturbi psicopatologici franchi e subclinici.
Verranno proposte strategie di intervento e trattamento psicoeducativo ai bambini e agli operatori. Si aiuteranno i bambini a entrare in contatto con le proprie emozioni, paure e pensieri per poterli accompagnare nel processo di elaborazione del trauma. Verranno pianificate attività strutturate in sessioni come il laboratorio delle emozioni per favorire l'alfabetizzazione emotiva (con l'utilizzo di tecniche cognitivo-comportamentali). Saranno inoltre realizzati appositi spazi ludici per facilitare l'espressione delle emozioni e le relazioni positive (di fiducia e di vicinanza). Fondamentale sarà la formazione degli operatori sugli strumenti diagnostici utili per riconoscere i sintomi, anche subclinici, di un disturbo psicopatologico correlato allo stress.


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