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Osteoporosi: diagnosi e trattamento adeguati solo in 2 casi su 10

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Sono 4,5 milioni le persone affette da osteoporosi, per i due terzi donne e dopo i 50 anni, 1 donna su 3 e 1 uomo su 5 sono destinati a subire una frattura. Nonostante l'impatto epidemiologico e sociale, si registrano ancora forti ritardi nella diagnosi. Lo rilevano gli esperti riuniti nell'edizione 2020 di OsteoDay realizzata con il contributo incondizionato di Chiesi Italia. "L'80% dei pazienti con osteoporosi arriva in ritardo alla diagnosi - spiega Bruno Frediani, professore ordinario di Reumatologia all'Università di Siena e responsabile scientifico dell'evento - anche quando avviene a seguito di una frattura del femore". "E solo 2 pazienti su 10 - aggiunge - ricevono una terapia appropriata, che dovrebbe sempre prevedere l'associazione di farmaci anti-fratturativi, bisfosfonati in prima linea, e vitamina D. La sola terapia di integrazione con la vitamina D, infatti, si è dimostrata inefficace nella prevenzione delle fratture".

"Il supporto alla formazione della classe medica è da sempre una parte rilevante del nostro impegno e della nostra collaborazione con la comunità scientifica - commenta Raffaello Innocenti, direttore generale di Chiesi Italia -. Sosteniamo da oltre dieci anni questa iniziativa, con l'obiettivo di favorire il confronto e la condivisione di esperienze di pratica clinica tra i diversi professionisti coinvolti nella gestione delle osteopenie e di promuovere un approccio al paziente fragile sempre più globale e integrato, in linea con in nostri valori di azienda certificata B Corp".


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