Sentenze

Legge 40, la Consulta su divieto selezione e soppressione embrioni

di Ansa

La legge 40 sulla fecondazione assistita è tornata oggi di fronte alla Corte Costituzionale. Questa volta ai giudici della Consulta viene chiesto di valutare due limiti contenuti nella norma: il divieto assoluto di selezione eugenetica degli embrioni senza alcuna alcuna eccezione, neppure quando si tratti di impiantare i soli embrioni non affetti o portatori sani di malattie genetiche; e il divieto di soppressione degli embrioni, anche in questo caso senza nessuna eccezione, anche se si tratti di embrioni affetti da malattie geneticamente trasmissibili. Attualmente la violazione di questi divieti costituisce reato e infatti la questione di costituzionalità è stata sollevata dal Tribunale di Napoli nell'ambito di un procedimento penale contro un gruppo di medici rinviati a giudizio con l'accusa di realizzare la produzione di embrioni umani con fini diversi da quelli previsti dalla legge 40, effettuando una selezione eugenetica e la soppressione di embrioni affetti da patologie. Il giudice costituzionale relatore del caso è Rosario Morelli, che oggi in udienza ha illustrato la causa, mentre in rappresentanza dei medici ha preso la parola l'avvocato Gennaro Lepre. Lo Stato non si è costituito e neppure associazioni a sostegno della fecondazione assistita.

«Alla Corte Costituzionale si chiede di completare un lavoro già iniziato da tempo, nella convinzione che un legislatore disattento preferisca lasciare alla Corte l’onere di proseguirlo e di armonizzare il sistema», ha detto l’avvocato Lepre con riferimento ai numerosi interventi della Corte che hanno di fatto riscritto, sentenza su sentenza, la legge 40. Quello in corso a Napoli e ora sospeso in attesa delle decisioni della Consulta è «l’unico processo» in Italia - ha spiegato dopo l’udienza il legale - che vede medici imputati per i reati che discendono dalla legge sulla fecondazione. «Queste fattispecie penali - ha aggiunto - sono fuori sistema e vanno rimosse. Il processo, tra l’altro, vede imputati i soli medici, mentre le coppie risultano parte offesa». Secondo quanto si legge nell’ordinanza del tribunale di Napoli che pone la questione di legittimità, i vincoli della legge 40 all’esame della Consulta determinano una «situazione paradossale e discriminatoria». Da una parte perché, vietando una selezione degli embrioni da parte del medico allo scopo di impiantare solo quelli sani, rende non effettivo il diritto all'accesso alla diagnosi preimpianto, assimilando quest'ultimo trattamento a «un’indagine fine a se stessa». Dall'altra perché si sanziona la distruzione degli embrioni sovrannumerari affetti da patologie, mentre è consentito l'aborto terapeutico. In questo modo le coppie che ricorrono alla fecondazione assistita e vogliano evitare di procreare un figlio con malattia genetica, dovrebbero subire in ogni caso l'impianto degli embrioni affetti da patologie trasmissibili, con rischio per la salute fisica e psicologica della donna, e seguire poi la strada dell'interruzione volontaria di gravidanza. Sotto il faro della Corte Costituzione sono finiti gli articoli 13 (comma 3 e 4)e 14 (comma 1 e 6) della legge 40/2004. Il tribunale che ha sollevato la questione ipotizza la violazioni di numerosi articoli della Costituzione: art. 2 sui diritti inviolabili, 3 sul diritto di uguaglianza, 32 sul diritto alla salute, 117 sul rispetto dell'ordinamento comunitario. Quest'ultimo riferimento riguarda l'art. 8 della Convenzione europea dei diritti dell'Uomo sul diritto al rispetto della vita privata e familiare.


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