Sentenze

Charlie, la Corte di Strasburgo dalla parte dei medici inglesi: si stacchi la spina anche senza il sì dei genitori

di Lucilla Vazza

Sembra proprio arrivata al capitolo finale la storia del piccolo Charlie Gard, il bimbo inglese di 10 mesi affetto da sindrome di deperimento mitocondriale, malattia genetica rara inguaribile, a cui i medici del Great Ormond Street Hospital chiedono sia staccata la spina per evitargli ulteriori (e inutili) sofferenze. La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo si è pronunciata ieri e ha dato ragione ai sanitari: la gravità del quadro clinico è tale da far decidere per l’interruzione delle cure che tengono in vita il bambino, nonostante l'opposizione dei genitori che continuano a battersi per la vita del figlio.

L’ospedale londinese in una nota ha espresso la vicinanza ai genitori e precisato che «non ci sarà alcuna fretta nel cambiare le cure di Charlie e ci saranno attente pianificazioni e discussioni». I medici stessi hanno sempre sottolineato di essere consapevoli del dolore della famiglia, ma anche delle forti sofferenze del piccolo, che andranno aggravandosi col progredire della malattia.

La rarissima sindrome di deperimento mitocondriale, da cui è affetto Charlie, provoca il progressivo e inesorabile indebolimento dei muscoli e per i dottori non ci sono speranze di sopravvivenza, ma solo di sofferenza reiterata. E di «inutile sofferenza» parla anche la sentenza di ieri.

L’intervento della corte di Strasburgo era stato sollecitato dai genitori del piccolo, Connie Yates e Chris Gard, dopo che il 12 aprile scorso l’Alta corte inglese aveva stabilito che, nonostante il no di mamma e papà, e per via delle condizioni irreversibili della salute del bambino, i medici potevano decidere quando le condizioni erano diventati tali da staccare la spina e interrompere le cure.

Nel ricorso presentato a Strasburgo, i genitori avevano sostenuto che l'ospedale pediatrico aveva impedito loro di portare il piccolo negli Stati uniti per sottoporlo a una terapia nucleosidica, violando così il diritto alla vita e anche quello alla libertà di movimento. E inoltre, avevano denunciato le decisioni dei tribunali britannici «come un’interferenza iniqua e sproporzionata nei loro diritti genitoriali». Per sostenere le spese delle cure negli States, la coppia aveva lanciato una raccolta fondi arrivando a raccogliere 1,25 milioni di sterline da oltre 80mila donatori. Molti esperti, anche americani, si sono detti fortemente scettici riguardo al funzionamento della terapia nucleosidica sul caso di Charlie.

Tra l’altro i tabloid inglesi sottolineano che il fund raising per mandare il piccolo all’estero continua incessantemente, con donazioni da tutto il mondo.

La sentenza di Strasburgo mette però la parola fine a questa lunga battaglia giudiziaria, confermando le decisioni prese dai tribunali britannici perché ritira le misure preventive ordinate il 19 giugno. I giudici europei hanno evidenziato che «le decisioni dei tribunali nazionali sono state meticolose e accurate e riesaminate in tre gradi di giudizio con ragionamenti chiari ed estesi che hanno corroborato sufficientemente le conclusioni a cui sono giunti i giudici». La storia di Charlie è destinata a diventare un simbolo e continuerà a dividere l'opinione pubblica. Tanto che è stato richiesto l’intervento di Papa Francesco e le autorità in materia di bioetica stanno rilasciando dichiarazioni da ogni parte del mondo.


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