Sanità24

  • 14 Nov 2013
  • Fondi e bilanci certificati, come creare la sanità 3.0. Il rapporto «Healthcare roadmap 2030» di Action Institute

    di Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)
  • La scommessa è grande, grandissima, la classica missione impossibile: fare della sanità pubblica italiana un hub dell'innovazione medicale riconosciuto a livello internazionale, un motore di crescita per l'economia, addirittura una calamita per i pazienti europei. E farcela, a toccare il sogno del Ssn 3.0, con una road map precisa: che rafforzi la governance, rivolti il modello di finanziamento attuale, spazzi via l'insopportabile peso dei partiti, rompa il monopolio pubblico, preveda bilanci di asl e ospedali certificati da organismi indipendenti. E che per le regioni sotto piano di rientro avvii una ristrutturazione del debito e un turnaround gestionale sul modello francese di forte affiancamento delle realtà locali che vanno fuori strada, creando una managerialità nuova di zecca, sotto la tutela dell'Agenas, che escluda per sempre chi ha provocato i disastri dei maxi deficit e di salute.

    «Healthcare roadmap 2030»: è con un programma preciso di rifacimento e svecchiamento dalle radici del Ssn che Action Institute lancia da oggi il suo programma di profondo restyling della sanità di italiana. Un organismo, che si definisce «action tank» piuttosto che «think tank», indipendente, apartitico, senza fini di lucro e interamente autofinanziato, presieduto da Carlotta De Franceschi, e che tra i suoi membri annovera Guido Tabellini, Alberto Alesina e il nobel per l'economia Michael Spence. Ora ecco il paper sulla sanità, dopo quello già presentato sul credito e i prossimi su innovazione e capitale umano.

    Insomma, tanti nervi scoperti del sistema Italia su cui indagare e lanciare proposte concrete, non semplici denunce. Come vuol fare il rapporto sulla sanità, curato da Paolo De Santis. Che parte da una domanda-obiettivo di fondo: come garantire nel futuro universalità ed equità al Ssn davanti al rebus sempre più evidente della sostenibilità del Ssn. Perché universalità ed equità, dovranno restare le stelle polari anche nel futuro. Ma con l'avvertenza che l'universalità delle cure è già oggi un sogno, un mito. Come dicono i numeri sull'accesso alle prestazioni, perfino all'interno della stessa regione, i tempi d'attesa, l'accesso ai nuovi farmaci, gli stessi costi delle prestazioni. Perfino le spese out of pocket pagate dagli italiani e l'impoverimento delle famiglie. Tutto questo mentre il sistema è poco trasparente, le competenze latitano e la selezione dei vertici anche medici è in mano alla politica.

    Di qui le proposte operative che a livello generale vanno da una governance salda e robusta che minimizzi i conflitti d'interesse, separi il ruolo pubblico di regolamentazione e controllo da quello di erogazione delle prestazioni, rafforzi la regolamentazione a livello centrale e accentui l'autonomia regionale a seconda dei risultati. Va da sé che i dg di asl e ospedali dovranno essere scelti senza i lacci dei partiti, con una selezione unica nazionale affidata a un'Authority indipendente. Che i pazienti abbiano reali chance di scelta a tutto campo. Che i bilanci delle aziende sanitarie siano affidati a una certificazione esterna, sul modello della Toscana.

    Allo stesso tempo un sistema di incentivi e premi dovrà essere previsto per chi centra o meno gli obiettivi, fino alla rimozione del dirigenti e dei governatori incapaci, come in parte già è previsto. Il finanziamento dovrebbe avvenire sulla base dei risultati, piuttosto che dei costi, considerando fattori di rischio strutturali (età, genere, morbidity) con aggiustamento successivo per i rischi non previsti. I Fondi «complementari e supplementari», e non sostitutivi, sarebbero il secondo pilastro del Ssn, ma con più incentivi fiscali. La fida del Ssn 3.0, appunto. Entro il 2030, ma anche prima. Purché si parta subito.