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Prevenzione e promozione della salute: così l’Ssn non deve inseguire le patologie

di Roberto Polillo

L’impoverimento del nostro Ssn è anche l'incapacità delle elites politiche e delle associazioni professionali di utilizzare quello che la ricerca epidemiologica ci consegna come dato provvisto di una accettabile certezza.
Franco Berrino ha recentemente posto l'accenno su come solo il 20% delle malattie abbia un'origine sicuramente genetica mentre il restante 80% sia, invece, di origine multifattoriale e si sviluppi lungo l'intero corso di vita.
Sono queste due condizioni di malattia radicalmente diverse dal punto di vista patogenetico e conseguentemente epistemico. Nel primo caso ci si trova di fronte a un determinismo biologico contro il quale, allo stato attuale, non esistono valide strategie di prevenzione; nel secondo caso ad un processo lento e costituito da step successivi in cui è l'ambiente di vita, di lavoro e il capitale culturale e sociale posseduto a determinare il passaggio, lento ma inesorabile, dallo stato di benessere a quello di malattia.
Con un aggravante ulteriore. Mentre prima si riteneva che le malattie croniche fossero un frutto della maturità, oggi si ritiene invece che le basi del loro sviluppo vengono poste in una età molto precoce se non addirittura nel grembo materno. E' noto infatti che attraverso i pullulanti ambientali e gli ossidanti (trasmessi attraverso il cordone ombelicale anche al feto) si inducono delle modificazioni epigenetiche sul materiale genetico posseduto da ciascun individuo, in grado di modulare in senso negativo l'espressione di geni aventi un effetto proteggente. Il risultato di ciò, una condizione di dis-equilibrio biologico che favorisce il consolidarsi del fatto patologico ( dall'asma, alla broncopatia cronica ostruttiva, dall'ipertensione al diabete).
E' proprio su questo fronte, invece, che adeguate strategie di promozione della salute e di prevenzione a lungo termine potrebbero dare risultati di grande rilievo.
Non intervenire sui determinanti di malattia significa al contrario condannare il Ssn a rincorrere i bisogni di salute senza poterli realmente modificare. Un problema di inefficacia e di inefficienza. Si spende molto e quel che viene speso non è in grado di incidere sullo stato di salute.
Questi temi non sono più presenti nell'agenda del nostro Ssn. L'ultimo tentativo in tale senso con caratteri di organicità è stato quello dell'ex ministro Turco con il suo progetto “Quadagnare salute” in cui si cercava di agire in modo integrato sui diversi fattori patogeni: alimentazione, tabagismo sedentarismo, alcoolismo etc. Da allora ben poco o nulla è stato fatto e il nostro modello di intervento ha continuato ad essere di tipo sostanzialmente riparativo; lo stesso dicasi per la ricerca clinica quasi sempre orientata alle valutazione di farmaci innovativi e mai a misure in grado di prevenire malattie, ricoveri impropri o riacutizzazioni.
Se possiamo comprendere le ragioni dell'industria del farmaco che, a fronte del rischio d'impresa e delle spese sostenute per ricerca e sviluppo, cerca di realizzare un giusto profitto, incomprensibile appare invece la posizione del decisore pubblico che tali problemi non ha. Il suo ragionamento dovrebbe essere quello di utilizzare le risorse disponibili in modo di massimizzare i risultati; risultati che ovviamente devono avere un arco temporale adeguato per essere correttamente valutati. Anche il decisore pubblico sembra invece percorrere come unica strada quella della innovazione tecnologica ad alto valore aggiunto. Una condizione del resto che non è esclusiva del nostro paese. Basta pensare che quando l'ex Presidente Obama lanciò il suo ambizioso progetto di Precision Medicine ( una linea evolutiva del modello bio-medico di malattia) ci fu chi, come il Professor Ronald Bayer della Columbia University, avanzò il sospetto che si potesse in realtà trattare di un “arma di distrazione di massa” Una distrazione dai veri determinanti di malattia che vanno ricercati nella vita di tutti i giorni nelle condizioni di lavoro e negli stili di vita.


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