Aziende e regioni

Friuli e Molise, la strana coppia: la riforma sociosanitaria punta al territorio

di Mariacristina Magnocavallo (presidente Collegio Ipasvi Campobasso-Isernia, coordinatore infermieristico Struttura territoriale Udi Asrem) e Flavio Paoletti (presidente Collegio Ipasvi Trieste, direttore Servizi Sociosanitari Asui Trieste)

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24 Esclusivo per Sanità24

Il Friuli Venezia Giulia e il Molise, due Regioni impegnate nella Riforma sanitaria: due Regioni che puntano all'utilizzo del territorio e delle strutture intermedie per riorientare l'offerta sociosanitaria, sempre più tarata sulla necessità di garantire risposta alle persone affette da patologie cronico degenerative che vanno trattate al di fuori degli ospedali.
Alla luce dei dati sociodemografici la popolazione dei Distretti socio sanitari del Molise (regione dell'Italia meridionale che conta 310. 449 abitanti, con estensione territoriale abbastanza uniforme e con grado di urbanizzazione Alto, Medio e Basso) risulta mediamente più anziana rispetto al resto dell'Italia, ad eccezione del Distretto socio sanitario di Termoli. Presenta infatti un indice di vecchiaia pari a 184,6 anziani ogni 100 giovani, mentre la percentuale di ultrasessantacinquenni è del 24%.

Prima della riforma il Molise era costituito da 7 USL successivamente accorpate in 4 Aree Aziendali Sanitarie riunite, nel 2008, in un'unica Azienda denominata ASReM, che ha rimodulato e organizzato le proprie strutture ed attività per individuare e soddisfare i bisogni e le aspettative di salute della popolazione del proprio territorio, anche con l'osservanza delle misure del contenimento della spesa. Inoltre l'Azienda ha sviluppato l'integrazione ospedale–territorio secondo modelli che consentano la continuità e l'integrazione assistenziale. Con la riorganizzazione del percorso di continuità assistenziale, e a seguito della riconversione delle strutture ospedaliere di Larino e Venafro in ospedali territoriali di comunità - così come stabilito nel POS 2015/18 - si è dato avvio al potenziamento di un'offerta sanitaria sul territorio, per riqualificare la rete ospedaliera e territoriale in senso orizzontale secondo differenti livelli di intensità di cura.
Sullo stesso versante adriatico, ma molto più a nord, il Friuli Venezia Giulia, con una popolazione di 1.221.218 abitanti (quattro volte il Molise) è la seconda regione più vecchia d'Italia, con una quota di ultrasessantacinquenni che tocca il 28,3% a Trieste.

Nel 2014 la Regione ha varato una legge regionale di Riforma riducendo il numero di Aziende Sanitarie ed accorpando ad esse gli ospedali, per la prima volta anche i due universitari. In aggiunta il Friuli Venezia Giulia sta cercando di rimodulare le articolazioni organizzative dei medici di medicina generale ed ha introdotto il ruolo del Direttore dei Servizi Sociosanitari quale nuova figura di alta direzione strategica, proprio per enfatizzare l'importanza di mettere in sintonia sanitario e sociale. Come il Molise, inoltre, sta trasformando i piccoli ospedali in ospedali comunitari a gestione territoriale. A differenza del Molise, però, l'assistenza infermieristica domiciliare a gestione pubblica in Friuli Venezia Giulia è già ben sviluppata e radicata: garantisce infatti una copertura tra gli ultrasessantacinquenni di circa il 12% circa, con una presa in carico delle persone garantita nel giro di 24-48 ore dalla segnalazione, permettendo così un'efficiente continuità assistenziale tra ospedale e territorio.

Ma quali altri elementi accomunano queste due Regioni?
L'importante ruolo degli infermieri, innanzitutto, professionisti necessari a garanzia del'applicazione di queste importanti evoluzioni dell'assetto organizzativo, anche alla luce delle competenze specialistiche, gestionali e manageriali acquisite negli ultimi decenni. Nessuna professione, senza il contributo e l'autonomia delle altre, può sradicare un'assistenza e una sanità da sempre ospedalo-centrica: e gli infermieri, pionieri da sempre dell'assistenza territoriale e di quella integrata con il Comuni, ben lo sanno.
Andiamo quindi ad approfondire il ruolo infermieristico.
Il Molise, per garantire una risposta appropriata ai bisogni di assistenza, ha istituito le Case dalle Salute e nel marzo 2017, oltre ai moduli di RSA, ha attivato ulteriori moduli di 20 posti letto a gestione infermieristica, le Unità di Degenza Infermieristica (UDI). Quest'ultimo modello organizzativo costituisce un'area di cure a bassa intensità clinica dotata di posti letto funzionali e gestita da personale infermieristico sulla base delle Linee Guida Regionali nelle quali sono stabiliti i principi di riferimento, il modello organizzativo, i livelli di responsabilità modalità e criteri di accesso. Gli obiettivi di questo modello assistenziale sono quelli di favorire un'appropriata gestione del ricovero ospedaliero, fornendo alternativa di cura e assistenza per pazienti post acuti o con patologie cronico-degenerative in fase di riacutizzazioni. Di ridurre inoltre le giornate di degenza ospedaliera inappropriate, di limitare gli ingressi a carattere definitivo in strutture residenziali e di favorire l'integrazione tra strutture ospedaliere e territoriali. L'accesso a queste strutture territoriali avviene attraverso le proposte del medico di medicina generale o delle proposte dei medici ospedalieri: i primi inoltrano la richiesta direttamente alla Porta unica di accesso (Pua), dove il personale altamente qualificato - costituito da: responsabile medico, assistente sociale, assistente sanitario, infermiere - valuterà in modo congiunto la proposta, nonché l'ammissione al ricovero. I medici ospedalieri inoltrano invece la proposta di ricovero direttamente alla struttura territoriale, l'UDI, concordando l'accettazione con il medico del distretto, il coordinatore infermieristico e l'infermiere case manager dell'UDI per l'iter assistenziale da seguire in base alla tipologia del paziente.
Il Friuli Venezia Giulia, è attualmente sprovvisto di una vera UDI anche se ci sono alcune realtà che si stanno organizzando per gestire, in fase di dimissione o accoglimento, le persone con bassa instabilità clinica ma alta complessità assistenziale: evidenziando che non è sufficiente fare la sola diagnosi clinica per capire quale luogo di cura sia il più appropriato per la persona e quale sia il migliore skill mix di operatori da dedicare, ma è necessaria anche un'attenta valutazione assistenziale per non incorrere in ricoveri inappropriati o in equipe sovradimensionate dal punto di vista clinico.
Ulteriore importante elemento introdotto dalla Riforma in Friuli Venezia Giulia, grazie anche ad un continuo e proficuo confronto tra Ipasvi e Regione, sono le piattaforme assistenziali ospedaliere e distrettuali, che hanno lo scopo di assegnare tutti gli infermieri e il personale di supporto di un dipartimento o di un distretto all'interno di un'unica piattaforma organizzativa diretta da una posizione organizzativa infermieristica o, in base alla complessità o all'opportunità, da un dirigente infermieristico. Si tratta senza dubbio di un modello altamente innovativo nel quale gli infermieri, accanto alla responsabilità clinica da sempre di loro pertinenza, garantiscono anche quella gestionale e manageriale formalmente riconosciuta, ricalcando gli stessi obiettivi già descritti per le UDI molisane: appropriatezza, efficienza, efficacia e, aggiungerei, personalizzazione delle cure ed umanizzazione dell'assistenza.
Entrambe le Regioni stanno quindi puntando sulla valorizzazione e l'apporto scientifico ed organizzativo della professione infermieristica, che assieme a quella medica è la più numerosa e di certo la più diffusa sul territorio: stanno definendo una sanità all'insegna della valutazione e della presa in carico multiprofessionale per rispondere non solo ai problemi di tipo sanitario ma anche a quelli sociosanitari, nel contempo costruendo l'anello di congiunzione tra l'ospedale e il territorio perchè i cittadini siano seguiti non solo durante il ricovero dagli infermieri, ma anche una volta dimessi dai reparti per acuti, in collaborazione con il medico di medicina generale.


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