Aziende e regioni

Epidemia in ripresa e Pnrr, senza obbligo vaccinale c'è il rischio di minare la ripresa

di Ettore Jorio *

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24 Esclusivo per Sanità24

Stiamo per arrivare ad un incrocio pericoloso. A rischio la Nazione e il Paese, rispettivamente, a causa del riaccendersi della corsa del Covid-Delta, nella sua versione Plus in una alle innumerevoli varianti della sudafricana, e delle difficoltà conseguenziali al disbrigo degli adempimenti burocratici funzionali a portare a buon fine il Pnrr.
L’epidemia ha determinato vuoti di organico, già a secco a causa dei reiterati blocchi del turnover, ritardi nell’assolvimento dei compiti della PA, mancato godimento delle prestazioni essenziali, funzioni fondamentali erogate a singhiozzo. Era naturale che fosse così con uno smart working a pieno regime durato tanto, troppo.
Così non potrà essere con un Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che ha suonato il suo gong. Lo start vale per tutti, a cominciare dagli enti territoriali e per le imprese tenute ad avvalersi dei quattrini europei per rinascere dopo la tempesta. Mancano cinquantasei mesi all’alba, sperando che non si trasformi in tramonto! Agosto 2026 è oramai a un passo da oggi, considerati i pesanti e pressanti adempimenti da ossequiare puntualmente per fare propri i quattrini europei funzionali a trasformare il Paese, nel senso di renderlo pronto a generare un patrimonio infrastrutturale produttivo, una occupazione in grado di dare fiducia ai giovani e la rinascita dell’economia nostrana, recentemente offesa dalla pandemia.
Da qui la necessità di avere una burocrazia rinata, motivata ed esente da impedimenti, primo fra tutti l’invalidità lavorativa determinata dal Covid-19, che appare più vitale del solito, ancorché frenato nella determinazione dei contagi dall’alta percentuale dei vaccinati.
Ieri l’Aifa ha raccolto la palla dell’Ema, annunciando che si pronuncerà nei prossimi giorni sul vaccino dei bambini, quelli compresi nel range 5-11 anni.
La situazione ancora (molto) preparatoria dell’avvio delle procedure lascia presumere una grande difficoltà ad affrontare bene e velocemente il cammino del Pnrr. A tutto questo si somma un Covid che non si mette da parte, tutt’altro, atteso che sono diversi gli Stati che hanno deliberato misure drastiche, sino a programmare lockdown.
Di conseguenza, urge l’obbligo di vaccinazione. Checché ne dicano alcuni eminenti giuristi, i dicta costituzionali ne consentono il ricorso in presenza di precise ragioni scientifiche, che nel caso sembrano esserci tutte, atteso che la pratica del vaccino è da ritenersi a tutti gli effetti trattamento sanitario riconosciuto dai massimi organismi europei e nazionali.
Altrimenti, i cinquantasei mesi residuali rischiano di passare invano, con la conseguenza che il Paese avrà persino l’obbligo di restituire gli acconti goduti, a titolo di anticipazione, ancorché quelli concessi a fondo perduto.
Quindi due le beffe: una nazione che sarà invasa dal coronavirus; un Paese che avrà vissuto un sogno trasformato in incubo, di aver perso il treno del Recovery Plan.

* Università della Calabria


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