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Rete oncologica campana: superata la prova-pandemia, ora più formazione per i medici di famiglia

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L’assistenza oncologica campana negli ultimi due anni è stata in grado di far fronte alle difficoltà e agli urti generati dalla pandemia che, paradossalmente, ha anche rappresentato un importante stimolo a innovare e digitalizzare parte dei propri processi. E' quanto emerso nel corso del convegno “Val.Pe.ROC – La valutazione del percorso della Rete oncologica campana: i risultati del primo semestre della seconda annualità” che si è tenuto il 31 marzo presso l’Aula Consiliare dell’Irccs “Fondazione G. Pascale”. Il modello organizzativo del sistema oncologico campano ha ormai tutt’altra forma: dal 2016 con l’istituzione della “Rete Oncologica Campana” si è giunti all’adozione di un modello organizzativo reticolare che garantisce il raggiungimento di una pluralità di obiettivi, quali l’incremento della qualità delle cure erogate, un’ottimale allocazione delle scarse risorse a disposizione e il relativo contenimento dei costi, nonché un maggiore coordinamento tra i diversi attori dell’ecosistema sanitario.

Il progetto, che ha coinvolto fino ad ora i Gruppi Oncologici Multidisciplinari (GOM) di 5 diverse patologie tumorali - polmone, colon, ovaio, prostata, vescica - in 7 delle principali strutture ospedaliere campane (l’IRCCS Pascale di Napoli, l’AO SG Moscati di Avellino, l’AOU Ruggi d’Aragona di Salerno, l’AOU Luigi Vanvitelli, l’AOU Federico II, l’AORN Ospedale dei Colli Monaldi di Napoli e l’Ospedale del Mare di Napoli) mira, dunque, a verificare l’impatto dell’applicazione del modello a rete all’interno sistema oncologico campano, attraverso la definizione di una dashboard di Key Performance Indicators, sulla performance complessiva della Rete.

La realizzazione del progetto Val.Pe.ROC è stata possibile anche grazie all’implementazione di una piattaforma web per la gestione del flusso della ROC, che garantisce una gestione multidisciplinare integrata, aderente alle linee guida e best practice, secondo i principi di appropriatezza ed equità di accesso alle cure. Inoltre, tra le innovazioni digitali nella ROC, che hanno consentito di far fronte alle difficoltà organizzative derivanti dalla pandemia, non è da dimenticare la conversione di molte delle discussioni dei GOM in riunioni virtuali. In questo modo si è anche avuta l’opportunità di accedere con rapidità alle competenze di professionisti geograficamente distanti concedendo, per giunta, anche ai MMG la possibilità di assistere alle riunioni relative ai propri pazienti.

L’analisi effettuata dal team del VIMASS Lab diretto dal prof. Francesco Schiavone, con il contributo non condizionato di Bristol Myers Squibb, Atrazeneca e Takeda, ha consentito di identificare i possibili colli di bottiglia in cui il processo di erogazione delle cure oncologiche in Campania perde efficienza, nonché le possibili aree di miglioramento per il raggiungimento di performance più elevate. Nel complesso, si è giunti alla definizione di un indice complessivo di performance che per il terzo semestre di ricerca, su una scala 0-10, si attesta su un valore pari a 5,84, nonostante sia un valore lievemente al di sotto della sufficienza il risultato è condizionato al notevole incremento dei casi gestiti, nonché all’estensione dello studio a due ulteriori strutture e alla patologia del tumore alla vescica. La soddisfazione della Regione Campania, che patrocina il progetto, non può che essere elevata, in considerazione del fatto che fino a qualche anno fa l’assistenza oncologica campana era il fanalino di coda in Italia, secondo i dati relativi al numero di decessi, alle dotazioni strutturali e tecnologiche e alla copertura dei programmi di screening.

Tra le criticità emerse dalle precedenti rilevazioni vi è la formazione dei MMG, attualmente il “tallone di Achille” della Rete Oncologica Campana. L’obiettivo prefissato è quello di accrescere il numero di pazienti inviati in ROC dai MMG, in modo da ridurre il più possibile il lasso temporale tra la prima diagnosi e l’effettiva segnalazione del paziente al GOM. Sarebbe possibile, così, accrescere le probabilità di sopravvivenza, oltre che costi inferiori per il sistema sanitario. Sulla base dei risultati ottenuti nella terza fase di rilevazione e presentati il 31 marzo presso l’Aula Consiliare dell’IRCSS Pascale, nonostante il numero di MMG pienamente coinvolti nel nuovo sistema reticolare dell'oncologia campana sia ancora piuttosto basso, l’indicatore presenta un valore nettamente superiore rispetto alle precedenti rilevazioni evidenziando che si procedendo nella direzione giusta.Il Progetto Val.Pe.ROC. non si conclude con questa terza fase, ma proseguirà almeno fino al 2025, incrementando il numero di patologie e di strutture oggetto di osservazione, dando la possibilità ai policy makers del sistema sanitario campano di apportare miglioramenti sempre più concreti. Inoltre, il modello di valutazione della performance costruito potrebbe essere di supporto anche ad altri sistemi assistenziali reticolari, in quanto pienamente estendibile ed applicabile ad altre realtà.

La Rete Oncologica Campana non si nasconde, ma con estrema trasparenza persegue la strada del miglioramento continuo. La partnership con l’Università Parthenope ha generato, e genererà, un significativo valore perché consente, a chi di competenza, di verificare quasi immediatamente gli effetti concreti derivanti dalle azioni attuate.


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