Aziende e regioni

Altolà alle difese d'ufficio delle "indifendibili" Aziende zero

di Ettore Jorio

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24 Esclusivo per Sanità24

Il tema delle Aziende zero o come dir si voglia (è tanto inutile la loro denominazione, da variare oramai a fantasia, così come la loro istituzione) sta nutrendo un confronto tra le diverse anime, più o meno utili, che infoltiscono l’ambito sanitario, meglio sociosanitario. C’è chi lo fa approfondendolo scientificamente. C’è chi lo fa per dovere d’ufficio e chi, infine, addirittura perché "ha famiglia".
Lo scorso 20 ottobre si è tenuto un bell’evento, quantomeno nelle aspettative, sul tema "Enti intermedi dei servizi sanitari regionali: modelli organizzativi ed esperienze manageriali". Si è svolto presso la Agenas che ne ha condotto i lavori. L’argomento è stato affrontato sulla base di studi, meramente aziendalistici e ben lontani dalla sanità praticata, elaborati dal Cergas SdaBocconi, cui ha fatto seguito una analisi affrontata in diretta dal prof. Renato Balduzzi. Un intervento che ha fornito la chiarezza dovuta e le verità giuridiche occorrenti. Un buon intervento ricognitivo è stato altresì quello della coppia Di Marco e Di Vivo, chiaramente anche loro alla ricerca di certezze.
L’organizzazione della salute è cosa seria. In quanto tale deve preoccuparsi di se e come si debba arrivare all’individuo (Costituzione, dixit art. 32) per assicurargli le prestazioni essenziali: i Lea. Un argomento difficile da affrontare ma soprattutto da portare a compimento. Al riguardo, è sufficiente constatare i difficili lavori che sta affrontando in questo periodo il Clep presieduto dal prof. Cassese alla ricerca dei Lep per singola materia dell’art. 117 della Costituzione.
L’impressione che si è avuta è stata quella:
- da una parte di volere a tutti i costi giustificare la sciocchezza che si è fatta a tirare fuori dal cilindro una tale tipologia di struttura, alla quale non si riesce ancora a dare un nome e una carta di identità, ma prioritariamente cosa essa sia;
- dall’altra, di non sapere neppure come uscirne, supponendo di farlo edificando l’irreale, proponendo un qualche strumento didattico, del tipo il libretto di istruzioni in dotazione alle autovetture ovvero agli elettrodomestici per sapere quale bottone spingere.
Ho ascoltato in "religioso silenzio" quanto esposto nel convegno fino alla tarda mattinata.
L’impressione che ho avuta, ancora, è stata quella di assistere a un simpatico "processo in contumacia" ove:
- Agenas ha assunto il ruolo dell’"avvocato di ufficio" di quel monstre giuridico che è l’ente intermedio in ambito sociosanitario. Una messa in pratica dell’irreale giuridico che si contraddice con tutta la ideazione del Ssr aziendalizzato, ove ogni azienda gode del massimo dell’autonomia: quella imprenditoriale. Giusto per rovinare ancora di più il sistema della (non) salute ;
- gli aziendalisti, a sostenere l’anti giuridicità perorando, così come fa il consulente di parte "processuale", la metodologia della holding senza che ancora sia stata neppure ben concepita la loro esistenza, anche sotto il profilo delle responsabilità di vario genere (civile e contabile in primis), e neppure immaginato il rapporto con le aziende della salute da controllare e gestire. Il tutto, come detto, dimenticando che le stesse godono di autonomia imprenditoriale, la massima riconosciuta nell’ordinamento. Insomma, un CT che non si è risparmiata alcuna promozione aziendalistica, basata sui soliti grafici, che non pone sul tavolo alcuna soluzione al problema ma ne provoca degli altri (tanti) generando solo occasioni da pesca a strascico di commesse e consulenze. Ciò senza prendere, peraltro, in considerazione quanto sancito in materia di holding “pubblica” regionale dalle diverse sezioni di controllo della Corte dei conti (ex multis, Lazio e Toscana) e anche in sede giurisdizionale centrale;
- i giuristi, infine, a tracciare la strada di una sorta di "pubblica accusa" sulle numerose incertezze generate dal commento sulle slide esibite e di corretta riconduzione sulla strada giusta in riferimento ad alcuni interrogativi posti al prof. Balduzzi.
Quest’ultimo ha confutato quanto esposto con la solita franchezza ma anche con decisione assoluta: a) istituzione delle aziende "comunque denominate": sono sovrapposte al sistema delle aziende facenti parte dei Ssr, senza rintracciare un elemento legislativo di produzione statale, indispensabili per bene esercitare la legislazione regionale di dettaglio. Una regolazione fatta malissimo, ove si è inventato di tutto e di più rasentando l’indicibile; b) stato giuridico della holding, appena tollerata atteso il linguaggio improprio sotto il profilo giuridico nel tentativo di delinearla: nessun dubbio, da parte dell’ex ministro, certamente un ente giuridico con personalità pubblica, eventualmente da pensare e perfezionare, però, come si deve; c) interessante la precisazione del mio amico Renato Balduzzi che ha avvertito l’esigenza di distinguere il progetto astratto (tale è stato quello del Cergas) da quello concreto di esigibilità reale della salute. Di certo, non affatto realizzativo (aggiungo io) con l’assurda fagocitazione delle funzioni che si vorrebbero assegnare alle aziende, dal valore di zero assoluto, financo a raggiungere i compiti assegnati ai decisori politici (art. 4, comma 1, d.lgs. 165/2001); d) di conseguenza, programmazione di esclusivo compito della politica; e) nomina della governance (del sistema aziendale): tra la strada sino a oggi percorsa da una politica che ha fallito ovunque sarebbe più logico ritornare al concorso pubblico (art, 97, c. 2, Cost) ovvero in difetto a ricorrere a procedure che siano fuor di dubbio più garanti del gioco attuato sino ad oggi. Una metodologia che ha come prodotto un management per lo più incapace ove persino i falliti di ieri sono stati ritenuti i "bravi" di oggi. Ciò perché a contare sono i curricola, alcune volte di per sé probatori di quella reiterata incapacità che ha fatto tanto male alla collettività, spesso destinata a morire anche per assenza di manager all’altezza dei compiti.
A ben vedere, all’immaginato processo (molto americanizzato) si è constata l’assenza di una giuria. Quindi una decisione che sarebbe meglio da rinviare (meglio mettere da parte), piuttosto che continuare a difendere l’indifendibile.


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