Aziende e regioni

Agenas: ancora grandi differenze territoriali nelle Reti tempo-dipendenti

S
24 Esclusivo per Sanità24

La rete dell’emergenza-urgenza tempo-dipendente funziona bene in varie Regioni del Nord: la prima per assistenza e presa in carico è la provincia autonoma di Bolzano; risultati positivi anche in Veneto e Lombardia. Performance peggiori, invece, soprattutto al Sud come in Sardegna e soprattutto Campania, che risulta ultima, ma criticità si registrano anche in la Valle d’Aosta. E’ quanto emerge dalla terza ’Indagine nazionale sullo stato di attuazione delle reti tempo - dipendenti’ dell’Agenas, presentata oggi. L’indagine è condotta nel 2023 analizzando i risultati del monitoraggio rispetto all’anno 2022. La rilevazione rientra nell’ambito degli adempimenti e dei mandati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali al fine di affiancare le Regioni/P.A. nel rispetto degli standard organizzativi del Decreto Ministeriale n.70 del 2 aprile 2015 ’Regolamento recante definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera’.

In generale, i tempi di attesa sono elevati nella maggioranza delle Regioni. Un dato che preoccupa sono anche gli abbandoni del Pronto soccorso da parte dei pazienti, con percentuali elevate in Campania, Sardegna e Sicilia (oltre il 6% della media nazionale). Per quanto riguarda invece la Rete cardiologica, emerge che le tre regioni maggiormente virtuose sono Marche, Toscana ed Emilia-Romagna, mentre in fondo alla classificazione troviamo ancora regioni meridionali come la Calabria e la Sicilia, ma anche Valle d’Aosta e Sicilia.

Le reti tempo-dipendenti all’interno degli ospedali sono quelle strutture che devono occuparsi di quei pazienti che presentano patologie, dagli eventi cardiaci agli ictus, per le quali le conseguenze sono condizionate dalle decisioni e dagli interventi che si mettono in atto nelle prime ore dall’insorgenza dei sintomi e presentano una grande difformità sul territorio.

Per quanto riguarda ad esempio la Rete Cardiologica per l’Emergenza, l’indagine rileva che la Rete “soffre in quelle zone più interne e meno servite dove la tempistica dei 90 minuti prevista dagli standard per la Ptca (Angioplastica Coronarica Percutanea Transluminale) e la relativa ricaduta in termini di mortalità sono più rilevanti”. Dunque, afferma il rapporto, “strategicamente una migliore riorganizzazione, come suggerito, per alcune zone, potrebbe essere un punto di svolta per migliorare il trend”. Inoltre, è “nettamente da migliorare l’invio a programmi di riabilitazione specifica, dove l’organizzazione e il recupero residenziale è scarsamente diffuso sul territorio nazionale e in modo disarmonico”.

Anche l’analisi delle performance della Rete ictus mostra “variazioni significative tra le varie regioni e al loro interno. Queste disparità possono essere attribuite in parte al modo in cui sono organizzati i servizi sanitari, all’incompleta integrazione territorio-ospedale-territorio, e alla necessità di adeguare la governance ed i percorsi clinici per le persone colpite da ictus agli standard di cura aggiornati e basati sulle evidenze”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA