Aziende e regioni

L’Italia alla prova di Lea (da aggiornare e finanziare) e Lep (da definire tra Dlgs e costi standard). Ma è un work in progress: quei “livelli” vanno manutenuti

di Ettore Jorio

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24 Esclusivo per Sanità24

Il tema della sanità è quello più difficile da affrontare, specie considerando il livello in cui è ridotta, in relazione a tre eventi attuativi della Costituzione revisionata nel 2001, come tali obbligatori. Esso tocca la persona umana (così la chiama la Carta) nella sua intimità e nelle condizioni di vita dei suoi affetti più cari. Costituisce, d’altro canto, l’ambito maggiormente inciso negativamente dall’accesso ai servizi pubblici, finanche vitali, facilitato dalla politica che su questo genera forti clientele.
Difficile a rapportare l’assistenza sociosanitaria:
- con l’art. 117, comma 2, lettera m (la definizione dei Lea);
- con l’art. 119 e la sua legge attuativa n. 42/2009 (la determinazione dei costi standard per Lea e dei fabbisogni standard regionali da assistere per quelle più povere a cura del fondo perequativo);
- con l’art. 116, comma 3, introduttivo del regionalismo differenziato, che con la sanità ha solo a vedere eventualmente con l’incremento della competenza regionale sui cosiddetti principi fondamentali, unitamente alla riunione (finalmente) con la regolazione sull’assistenza sociale già materia regionale esclusiva da 22 anni.
Le elezioni europee impongono il confronto politico e posizioni contrapposte, finanche di sostenere il contrario di quanto si ebbe a regolare nel passato. Lo si fa con il regionalismo rafforzato preteso in Costituzione dal centrosinistra che oggi lo maledice, spesso confondendolo con il federalismo fiscale. La contraddizione più grande la si rileva rispetto alla definizione dei Lea e alla loro sostenibilità attraverso la combinazione costi standard, fabbisogno standard nazionale e regionali, sostegno perequativo per le regioni con gettiti fiscali insufficienti a finanziare i Lea.
La precondizione dunque perché si possa discutere di autonomia differenziata, ma legislativa, è stabilire due valori, senza dividersi tra destra e sinistra: uno di contenuto prestazionale dei Lea (così come nelle altre materie dei Lep) e l’altro di contenuto economico, ovverosia quanto occorre per rendere ovunque esigibili i Lea.
Ebbene, tutto questo non c’è, ritenendo i Lea oggi vigenti tutti da rivedere alla luce della precarietà organizzativa del Ssn, con punte di erogazione vergognosa in alcune regioni del sud, Calabria in testa.
Dunque, Lep ancora da definire con decreti legislativi (e non più con Dpcm) e costi standard allo stato neppure immaginati, anche essi da valorizzare con decreti delegati. Fatto questo si potrà andare avanti, pena il perdere altri 22 anni nell’obbligo di garantire la salute alla Nazione, mettendo soprattutto da parte quella spesa storica che ha ostacolato l’eguaglianza sostanziale e ha fatto commettere ai decisori pubblici regionali tremende carneficine sociali.
I Lea e i costi standard, ma anche i fabbisogni non sono “per sempre”
Su tutto questo tema occorre tuttavia fare alcune necessarie considerazioni. Ciò allo scopo di comprendere che il livello quali-quantitativo di prestazione del diritto alla salute per essere essenziale - non già nel senso di minimo bensì non al di sotto dello standard goduto - non deve (sarebbe un guaio altrimenti) avere una sua dimensione e funzionalità indeterminata. La sua individuazione non è una determinata per sempre (oggi nientemeno risalgono al 2001 rivisti nel 2017). Non è una tantum. Ha necessità di essere rivista con ricorrenza periodica, nella sua entità. Con questo esigerà l’attualizzazione dei valori che dovranno essere diversamente finanziati in sede di legge di bilancio annuale, secondo la necessità di assicurarne una erogazione ugualitaria e universale. Basti pensare a come influenzerà l’intelligenza artificiale sulla consistenza dei Lea e dei Lep che sono direttamente e indirettamente influenti (esempi: alimentazione, assistenza sociale, agricoltura, ambiente, scuola eccetera) nella generazione di standard di salute della Nazione e degli immigrati che ancora in essa non vengono compresi.
Sarebbe un grande errore continuare a ragionare a favore e contro il regionalismo differenziato senza avere ben digerito siffatte regole costituzionali nonché di buona amministrazione per la tutela della salute e di civiltà. Senza pensare che, quanto ad erogazione sostanziale e ugualitaria dei Lea, debba essere l’attuale Governo e quelli a venire ad assicurarne il migliore spessore, attraverso le leggi di bilancio annuale e mediante impegni straordinari (Pnrr in primis) destinati a pareggiare i patrimoni infrastrutturali delle diverse regioni.
Pensare diversamente, significa lavorare (male) per revisionare la Costituzione ex art. 138.


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