Aziende e regioni

Anziani: per non escluderli serve coniugare intervento pubblico e attività sussidiarie

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Gli anziani sono il cuore di qualunque società. Sia nei paesi in via di sviluppo che nelle economie più avanzate, la loro saggezza accumulata durante le generazioni passate è fonte preziosa d’ispirazione. Il loro contributo alla comunità, come mentori capaci e consiglieri affidabili, non deve essere trascurato. Infatti dimostra quanto investano a livello emotivo nella vita delle persone intorno a loro. Tuttavia, gli anziani spesso si trovano a dover fare i conti con una serie di difficoltà legate alla vecchiaia e al compito di assicurare che dispongano degli strumenti necessari per affrontare tali situazioni.
L’invecchiamento demografico ha creato la necessità di esplorare i modi per invecchiare bene e immaginare politiche sociali per favorire la sicurezza, la partecipazione e la salute dei più anziani.
Ma le condizioni dell’anzianità sono l’esito di corsi di vita eterogenei. Nell’esplorare i servizi offerti alla popolazione anziana autosufficiente di una città e le condizioni delle persone di età avanzata che la abitano, si deve valutare le criticità che possono prospettarsi a chi non declina, o non può o vuole declinare, la propria vecchiaia in modo conforme al modello proposto. Emergono così rischi di esclusione sociale, di amplificazione delle diseguaglianze e di discriminazione.
In accordo con il criterio stabilito dall’Assemblea mondiale sull’invecchiamento, tenuta a Vienna dalle Nazioni Unite nel 1982, si definisce come popolazione anziana, in prima approssimazione, quella composta dalle persone con 60 o più anni. Tradizionalmente, si fa coincidere l’inizio della vecchiaia con il compimento dei 65 anni. Tuttavia questa età ha un carattere puramente convenzionale e non è possibile stabilire precisamente un momento in cui si inizia a essere vecchi.
La popolazione ultrasessantacinquenne ammonta in Italia a 14 milioni 177mila individui al 1° gennaio 2023, e costituisce il 24,1 per cento della popolazione totale. Tra le persone ultraottantenni, si rileva, comunque, un incremento, che li porta a 4 milioni 530mila e a rappresentare il 7,7 per cento della popolazione totale.
Nel 2022 la stima della speranza di vita alla nascita è di 80,5 anni per gli uomini e 84,8 anni per le donne. L’Italia è un paese di vecchi: 187 anziani per 100 giovani !
Per gli anziani, la famiglia è un sostegno fondamentale in tutte le fasi della vita, dalla cura mentale alla salute fisica, dalle abitudini alimentari all’attività motoria o mentale. Inoltre, sono spesso proprio i membri della famiglia a fornire i principali contatti sociali. Tuttavia, è sempre meno presente l’apporto familiare. Le trasformazioni demografiche, il prolungarsi della vita attiva nel mercato del lavoro insieme all’accresciuta partecipazione delle donne, l’indebolimento del matrimonio nelle generazioni dei figli adulti e la maggiore esposizione alla vulnerabilità generata dalla precarietà lavorativa, ha profondamente mutato anche le condizioni di vita degli individui e la possibilità che gli adulti possano prendere in carico i bisogni dei più anziani.
La presa di coscienza della forza che gli anziani hanno a disposizione ha portato alla creazione di numerosi servizi dedicati, come i centri di assistenza, le strutture protette per anziani, i servizi di assistenza domiciliare h24 e molti altri progetti finalizzati ad agevolare lo svolgimento di una vita possibilmente più sicura e serena. È necessario, però a questo riguardo, un significativo intervento pubblico che valorizzi le iniziative sussidiarie già presenti a livello locale e nazionale. Attualmente, infatti, secondo gli ultimi dati Istat, il 75% delle strutture residenziali è affidato a privati e, tra questi, ben il 51% è composto da enti no-profit. È impensabile, quindi, affrontare la tematica senza tener conto delle forze in campo.
Per gli anziani che non sono più in grado di vivere in autonomia, la casa di riposo per anziani non autosufficienti rappresenta una possibile soluzione per garantire un ambiente sicuro, confortevole e ricco di stimoli. Le case di riposo per anziani non autosufficienti si devono basare su un modello di assistenza individualizzato, che tenga conto delle specifiche esigenze e fragilità di ogni ospite e offra un’ampia gamma di servizi sanitari e riabilitativi, per assicurare il continuo monitoraggio delle condizioni di salute e la continuità delle cure in base alle necessità specifiche di ogni persona.
Ma in verità gli anziani, specialmente i non autosufficienti, sono la categoria più dimenticata perché non hanno alcun modo per manifestare pubblicamente la loro condizione. Sono rinchiusi nelle case e dimenticati dalla sfera pubblica.
Sul territorio le associazioni e gli enti laici o religiosi sono variamente impegnati a fronteggiare situazioni di difficoltà attraverso sostegni economici in caso di spese straordinarie o per problemi di salute che non sono coperti dal sistema sanitario.
In particolare per problemi odontoiatrici od oculistici o ancora per il sostegno alle spese di ticket per visite specialistiche, e infine con servizi di domiciliarità leggera di supporto allo svolgimento della vita quotidiana. Tra questi, un intervento richiesto dai destinatari e offerto da quasi tutti gli attori del Terzo settore è l’accompagnamento, che prevalentemente ha la forma di un servizio al singolo per una visita medica o svolgere pratiche e fare richiesta di documenti in vari uffici.


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