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Avviciniamoci con rispetto ai problemi della terza età

di Marco Trabucchi (Gruppo di ricerca geriatrica, Brescia)

L'obiettivo è ambizioso: far sì che le Linee guida nazionali per l'integrazione socio-sanitaria delle persone anziane in condizioni di fragilità, presentate la scorsa settimana a Roma, si traducano in piattaforma di discussione tra i ministeri interessati - Lavoro e Politiche sociali e Salute - e le Regioni. Per poi essere adottate su scala nazionale, fino a colmare almeno parzialmente il vuoto tutto italiano delle politiche per la non autosufficienza. Le chance di successo non mancano, vista la consistenza del documento elaborato a partire dall'esperienza sul campo condotta dal dicembre 2011 in sei distretti della Liguria (Regione capofila) e del Veneto, nell'ambito del progetto Aida (Advancing integration for a dignified ageing. Fostering the integration of social and health services in long term care), finanziato all'interno del Programma europeo Progress 2013-2020.

L'acronimo Aida, Advancing integration for a dignified aging, riassume nella stessa parola due concetti. Infatti il termine inglese "dignified" significa sia "dignitoso" sia "nobilitato, onorato" riferito all'invecchiamento.

Ritengo che questa scelta, pensata dai responsabili del progetto, rappresenti la linea guida che ne ha caratterizzato lo svolgimento. Seguendo questa indicazione di seguito indico alcune caratteristiche dell'aging che devono essere rispettate nell'avvicinarsi con rispetto ai problemi delle persone anziane, ma anche quelle degli interventi che vogliano aiutare la crescita della persona durante lo scorrere degli anni.

È possibile delineare alcune caratteristiche dell'individuo colpito da una o più patologie croniche; la loro conoscenza costituisce il punto di partenza per qualsiasi atto organizzato che voglia rispettare la dignità della persona e, allo stesso tempo, voglia raggiungere un livello adeguato di successo nell'azione di cura.

La libertà di ogni individuo costituisce il fulcro sul quale costruire qualsiasi ipotesi di intervento. Infatti è necessario preservarla dagli insulti della malattia e dai rischi indotti dai trattamenti. Il punto centrale è considerare la condizione di cronicità compatibile con il condurre una vita normale.

La fragilità è un'altra caratteristica della persona affetta da malattie croniche; significa incapacità di gestire particolari situazioni a causa di una struttura biologica che ha perso la capacità di resilienza, che si riflette anche in una mancanza di forza a livello clinico. Vi possono essere livelli diversi di fragilità, ciascuno dei quali obiettivo di specifici interventi.

L'atto di cura che si ponga l'obiettivo di rispettare i punti sopradelineati deve ispirarsi ad alcune regole di fondo.
La complessità è la forma della realtà che accompagna la condizione di salute delle persone a qualsiasi età. Più il tempo passa, più le interazioni tra ambiti somatici, psicologici, relazionali divengono stretti e determinano la fenomenologia degli eventi. La visione sistemica, rispettosa della complessità, impone una conoscenza multidimensionale della vita delle persone che hanno bisogno di cure.

La personalizzazione degli interventi è un'altra caratteristica che si deve rispettare per raggiungere l'obiettivo di una cura efficace. Il passare del tempo porta a una progressiva differenziazione degli individui, condizione che continua a svilupparsi nel tempo, senza mai raggiungere un punto di stabilità.

Sul piano organizzativo la parola chiave è deframmentazione, cioè la caratteristica che deve accompagnare qualsiasi intervento che non può mai segmentarsi in settori o in tempi diversi. L'instabilità dell'oggetto delle cure (la persona ammalata cronica) ha bisogno di interventi senza intervalli, perché ogni momento è l'apertura verso un altro, in un susseguirsi senza sosta.

I diversi aspetti che devono caratterizzare la cura delle malattie croniche richiedono un'elevata capacità professionale da parte degli operatori, capacità che si acquisisce con una formazione mirata. Su questo aspetto sarebbe necessaria una rivoluzione della didattica, fondando le conoscenze da trasmettere attorno a parole chiave come complessità, evoluzione nel tempo, personalizzazione, lavoro di équipe.
Altro aspetto essenziale per il successo di una cura delle malattie croniche è la ricerca. Non solo nel senso più avanzato, ma anche per identificare nelle prassi di ogni giorno gli aspetti che meglio possono portare ai "piccoli guadagni", in grado di modificare in positivo la vita delle persone assistite e di chi si prende cura di loro.