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Atto di indirizzo, i pediatri della Fimp dicono la loro

di Giampiero Chiamenti (presidente nazionale Fimp)

L'Atto di Indirizzo appena approvato da parte del Comitato di Settore Regioni-Sanità è un passo importante, ma non nascondiamo al riguardo alcune perplessità e criticità. In quest'ottica Fimp che rispetto alla medicina generale ha una diversa identità si riserva alcuni distinguo e approfondimenti pregiudiziali alla fase di concertazione. Come sottolineato nell'Atto di indirizzo, troppe obsolescenze e carenze affollano le nostre Convenzioni, sicuramente conseguenza di stratificazione di norme succedutesi nel tempo che impongono una approfondita revisione degli Accordi alla luce dei nuovi indirizzi. Ad esempio, la forte immedesimazione che oggi viene richiesta al medico delle cure primarie con il modello organizzativo definito dalle Regioni non può prescindere dal rispetto del rapporto fiduciario tra medico e paziente e, di conseguenza, non possiamo accettare "l'inserimento dei medici nell'organizzazione regionale" come dichiarato nell'Atto di indirizzo. Mentre possiamo auspicare un coordinamento delle loro funzioni così come definite e disciplinate dalle norme che regolano le prestazioni d'opera intellettuale di natura autonoma, con quelle degli altri operatori dell'area delle cure primarie. Per quanto riguarda poi l'obbligo di aderire alle forme associative complesse (Unità Complesse di cure Primarie - UCCP) non si deve trascurare il grande contributo dato dalle forme associative costituite ai sensi della normativa vigente alla continuità delle cure ed al coordinamento delle attività assistenziali; consapevoli che la sostituzione tout court di quelle associazioni con le forme a più alta complessità ridurrebbe i vantaggi acquisiti in termini di territorialità degli studi e di vicinanza agli assistiti. Infine una particolare attenzione va posta al problema delle risorse disponibili: un conto è la loro invarianza rispetto a quanto messo a disposizione dal vigente ACN, altro è ipotizzare la costituzione di strutture complesse senza tener conto dei nuovi necessari fattori produttivi; e se è vero che la revisione della rete ospedaliera non può prescindere dalla riorganizzazione e dal rafforzamento della medicina territoriale, è altrettanto vero che senza un trasferimento effettivo di risorse non sarà possibile provvedere alle dotazioni strutturali, strumentali e di servizi necessari all'implementazione delle associazioni complesse territoriali. In sostanza, no a contratti a costo zero perché il conto poi rischiano di pagarlo gli assistiti. Dopo il risultato elettorale che ha sancito la mia Presidenza la FIMP, consapevole della consistenza della propria rappresentanza (77,59% dato SISAC), è pronta a ripartire in coerenza col ruolo affidatole dal SSN a difesa dell'infanzia e nel rapporto di fiducia con le famiglie. All'interno di questa mission nell'ultimo trentennio è passata l'originalità della nostra strategia assistenziale che intendiamo difendere, ma soprattutto rilanciare nel rispetto dei diritti acquisiti attraverso i vari contratti di lavoro concordati fra le rappresentanze di categoria e le Istituzioni. Siamo pronti ad affrontare la sfida a qualsivoglia cambiamento che si dimostri utile alla salvaguardia della salute del bambino. Ma non siamo disponibili a scelte improntate all'omogeneizzazione irrazionale dei modelli e non supportate da una dettagliata analisi che giustifichi i cambiamenti proposti per l'età pediatrica. Soprattutto siamo diffidenti nei confronti dei tagli lineari alla spesa sanitaria che non tengano conto dell'appropriatezza e degli obiettivi di sistema da raggiungere. La Pediatria di Libera Scelta, concettualmente trasformata nel tempo in Pediatria di Famiglia, ha attivamente modificato la medicina di attesa, finalizzata ad una semplice risposta assistenziale consona ai bisogni di salute espressi negli anni ‘80, nella Pediatria di Iniziativa messa in atto nei decenni successivi. Per intuizione professionale derivante dalla quotidianità nell'assistenza al bambino, abbiamo introdotto sistematici interventi di prevenzione, impegnando la categoria sulle vaccinazioni, sui corretti stili di vita, sul monitoraggio dello sviluppo sensoriale, auxologico, psico-motorio e su altri compiti più specificamente curativi ancor prima che questi venissero sistematizzati nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). Dove ci è stato permesso abbiamo favorito e realizzato l'attività in associazione e avviato percorsi diagnostico-terapeutici al cronico utilizzando il "self-help" diagnostico e l'organizzazione complessa dell'attività ambulatoriale secondo modelli originali che hanno soddisfatto molteplici esigenze. Pertanto, per rispetto all'attività del pediatra e alla salvaguardia dell'infanzia, siamo determinati a difendere questo patrimonio professionale che non può essere sacrificato in nome di presunti risparmi di spesa o necessità di ammodernamenti basati sulla semplice esigenza di un cambiamento non conforme ad un forte razionale che giustifichi tutto ciò. Su queste direttive intendo portare la categoria a prendere coscienza del proprio ruolo e mi auguro che tutto il comparto sindacale pediatrico condivida questo percorso.
Giampietro Chiamenti, Presidente Nazionale FIMP