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Tumore al pancreas: parliamone di più

di Francesco Cognetti, presidente Fondazione "Insieme contro il cancro"

Il 13 novembre si è tenuta per la prima volta la Giornata Mondiale contro il tumore del pancreas. Una malattia importante, che nel 2014 ha colpito nel nostro Paese 12.700 persone. Si tratta di una neoplasia che, a differenza di altri tumori, non ha avuto negli ultimi anni miglioramenti sostanziali nei tassi di sopravvivenza.

Solo il 7% degli uomini e il 9% delle donne sono vivi a cinque anni dalla diagnosi.
Entro il 2020 in Europa , il cancro del pancreas rappresenterà la seconda causa di morte oncologica, dopo il tumore del seno. Ecco perché è fondamentale parlarne di più, soprattutto dal punto di vista della prevenzione. La patologia risente moltissimo di uno stile di vita scorretto: uno dei principali fattori di rischio è il fumo, seguito da un'alimentazione sbagliata e dalla sedentarietà. L'Italia ha aderito con entusiasmo all'iniziativa mondiale, celebrando l'evento con un Convegno Nazionale presso la Camera dei Deputati, organizzato dalla Fondazione "Insieme Contro il Cancro" e reso possibile grazie al contributo incondizionato di Celgene. Di fronte ai massimi esperti di questa patologia, la Fondazione ha presentato un'indagine internazionale, la Global Pancreatic Cancer Awareness Omnibus Survey condotta per conto di Celgene su oltre 7mila persone tra Europa e Stati Uniti. Dal sondaggio sono emersi alcuni aspetti interessanti riguardanti la percezione del cancro tra i nostri concittadini. Ad esempio, gli italiani hanno ancora molta paura dei tumori: 7 su 10 li considerano un serissimo problema di salute pubblica, molto più temuti di altre malattie invalidanti come l'Alzheimer (39%) e i disturbi cardiovascolari (34%). Un dato che non ha eguali rispetto ad altri Paesi: in Europa il cancro occupa il primo posto per il 56% degli intervistati, negli USA per il 48%. Gli abitanti della Penisola sono anche pessimisti sulle terapie disponibili: nove su dieci pensano che negli ultimi vent'anni si sarebbe potuto fare di più e il 20% è convinto che si stia addirittura perdendo terreno. Purtroppo le sensazioni dei cittadini si basano spesso su ragionamenti privi di base scientifica, frutto di una scarsa conoscenza del problema. Prendiamo proprio il tumore del pancreas: 6 italiani su 10 non ne hanno quasi mai sentito parlare, ma la sete di notizie è tanta e il 73% appoggia con entusiasmo le campagne di sensibilizzazione.

Il progetto "PanCrea: creiamo informazione", voluto dall'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom), dall'Associazione Italiana malati di cancro (Aimac) e con il patrocinio della Fondazione "Insieme contro il cancro", che nell'ultimo anno ha girato il Paese per spiegare l'importanza della prevenzione. Un tour itinerante in sette Regioni che, in altrettanti appuntamenti (Reggio Emilia, Ancona, Roma, Verona, Pisa, Napoli e Milano), ha incontrato oncologi, medici di famiglia, specializzandi, rappresentanti delle associazioni di pazienti e cittadini. Aiom ha realizzato e distribuito opuscoli informativi e contribuito ad "alzare il sipario" sulla patologia: finalmente iniziamo a vedere i risultati del nostro lavoro. Secondo un nostro sondaggio, un anno fa l'88% dei cittadini non sapeva nulla sul tumore del pancreas. Questo dato continua a scendere: siamo sulla buona strada. Ora dobbiamo lavorare sulla diagnosi precoce della neoplasia, aumentando gli sforzi nella prevenzione e nell'identificazione dei fattori di rischio. Per questo riteniamo che i camici bianchi sul territorio siano le prime sentinelle contro la malattia, perché conoscono la storia dei propri assistiti e possono intervenire in anticipo. L'obiettivo è che i medici di famiglia riescano a cogliere i primi segnali della malattia, indirizzando precocemente il paziente al centro di riferimento. Deve quindi rafforzarsi sempre di più il rapporto tra Mmg e specialisti. Ma non solo. Sempre secondo la survey internazionale, anche le associazioni di pazienti oncologici giocano un ruolo determinante, soprattutto nell'aumentare l'awareness sulla patologia. Per questo motivo, l'European Cancer Patient Coalition (Ecpc) ha promosso una "call to action": "Giving a Voice to Pancreatic Cancer", a cui hanno aderito anche moltissimi parlamentari della Ue. Gli obiettivi sono: includere il tumore in tutte le principali iniziative europee sulla lotta contro il cancro; incrementare la ricerca scientifica; rendere più efficiente la raccolta di dati; individuare strumenti per la diagnosi precoce e migliorare gli standard di cura, incidendo quindi sulle chance di sopravvivenza.
L'apparente bassa percentuale di pazienti affetti da questa patologia (9.636, pari allo 0,4% di tutti i malati oncologici) è direttamente correlata alla notevole aggressività del tumore, rendendone l'incidenza quasi sovrapponibile alla prevalenza. Ultimamente si è iniziato a compiere qualche passo in avanti nella ricerca, grazie all'arrivo del nab-paclitaxel (paclitaxel legato all'albumina formulato in nanoparticelle). Questa terapia è già impiegata nel campo del tumore della mammella metastatico e sfrutta le più recenti scoperte in ambito di nanotecnologia. Il nab-paclitaxel, associata alla gemcitabina, ha dato risultati incoraggianti: per la prima volta sono stati osservati pazienti lungo sopravviventi in uno studio sul carcinoma del pancreas vale a dire dopo più di 3 anni dall'inizio della terapia. È solo un primo grande passo verso lo sviluppo di ulteriori terapie rivolte a una patologia così difficile.