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Mickey Mouse, l'ideologia e il morbillo

di Luca Pani, Dg Aifa (tratto da www.agenziafarmaco.gov.it)

"Olivia, la mia figlia più grande, si è presa il morbillo quando aveva sette anni. Mentre la malattia compiva il suo decorso, ricordo che le leggevo dei libri mentre era a letto e che non ero particolarmente allarmato. Poi, una mattina, mentre già iniziava a stare meglio, ero seduto sul suo letto e le facevo vedere come fare dei piccoli animali con degli scovolini colorati, e quando era il suo turno ho notato che le sue dita e la sua testa non stavano lavorando le une con l'altra, e che lei non riusciva a fare niente.
«Ti senti bene» le ho chiesto? «Mi sento assonnata», mi ha risposto. Nel giro di un'ora aveva perso conoscenza. Dodici ore dopo era morta".
Lo scrittore inglese per bambini Roald Dahl descriveva così nel 1986 [Roald Dahl, "Measles: a dangerous illness" ], con raggelante sincerità, la malattia che aveva portato alla scomparsa, nel novembre del 1962, dell'amata figlia Olivia, in una brochure della Sandwell Health Authority del Regno Unito, per spiegare ai genitori quanto fosse importante vaccinare i propri figli.
Olivia morì per un'encefalite, complicanza non comune (1 su 1.000) del morbillo, rispetto alla quale, ancora oggi la medicina moderna è completamente impotente. L'unica arma è la vaccinazione preventiva.
A oltre cinquant'anni di distanza un'epidemia di morbillo è in corso nel Paese più potente e sviluppato del mondo, gli Stati Uniti, in cui negli ultimi mesi sono stati segnalati oltre 121 casi in 17 stati, la maggior parte dei quali collegati a un focolaio iniziato nel parco divertimenti di Disneyland in California. Eppure, solo 15 anni fa il Center for Disease Control and Prevention (CDC) aveva dichiarato l'eradicazione del morbillo endemico, della rosolia e della sindrome da rosolia congenita.
Per quanto sta accadendo oltreoceano esiste una sola spiegazione, il ritorno del morbillo è legato alla percentuale sempre più crescente di genitori irresponsabili che rifiutano di far immunizzare i propri figli per obiezioni fondate su ideologie di vario tipo. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Nel 2014, negli Usa, sono stati riportati 644 casi di morbillo, il numero più elevato registrato negli ultimi due decenni, la maggior parte dei quali ha riguardato soggetti non vaccinati (55%) o di cui era ignoto lo stato vaccinale (31%) per un totale di oltre l'85%. Più in generale capita, purtroppo anche nel nostro Paese, che tutte le malattie prevenibili attraverso la vaccinazione [per esempio, difterite, pertosse, tetano, morbillo, parotite e rosolia (MMR)] sono in aumento, e diversi gruppi di genitori scelgono di ritardare la vaccinazione, di immunizzare selettivamente i propri figli e, a volte, di non vaccinarli per niente.
Le ragioni che determinano questo tipo di scelte sono varie: dai timori per gli effetti avversi nei bambini sani (sebbene numerosi studi e revisioni indipendenti non abbiano trovato alcuna relazione tra il vaccino MMR e l'autismo, le preoccupazioni non sono state del tutto rimosse), al diritto di scegliere per i loro figli, dal consenso informato sino alla libertà di religione o di coscienza. Una piccola parte di genitori si oppone categoricamente alle vaccinazioni e, dato che è noto che non si possono convincere cervelli irrazionali tentando di usare argomenti logici e razionali, bisognerebbe cercare di informare in modo più preciso e capillare almeno coloro i quali hanno delle perplessità.

La nuova epidemia di morbillo ha ridestato una polemica storica sui valori duraturi della salute pubblica, della libertà di scelta personale e dei diritti dei genitori. In un recente editoriale pubblicato su Jama, Lawrence O. Gostin, dell'O'Neill Institute for National and Global Health Law (Georgetown University, Washington, DC) ne analizza le cause e fornisce degli spunti interessanti per un'Agenzia regolatoria come l'Aifa.
In questa vicenda il diritto di ciascun cittadino di compiere in autonomia le scelte che riguardano la propria salute e quella dei propri figli minorenni si contrappone a quello della collettività di preservare i vantaggi, in termini di prevenzione, conseguiti attraverso decenni di vaccinazione di massa. A ciò si aggiunge il risentimento affiorante nei riguardi di chi, in nome dell'autodeterminazione, rischia di compromettere il cosiddetto "effetto gregge", vanificando in parte gli sforzi per l'immunizzazione globale e mettendo quindi a repentaglio la salute di tutti.
L'attenzione mediatica suscitata dal fatto che in un parco divertimenti come quello Californiano di Disneyland famosissimo in tutto il mondo, siano stati colpiti contemporaneamente decine di bambini non vaccinati ha stimolato una reazione contro i loro genitori, che sono ora accusati di attentare, con i propri comportamenti, alla tutela della salute pubblica.
Sebbene la politica vaccinale sia spesso fonte di divisione, la comunità scientifica – ricorda Gostin – è unanime nel considerare che i vaccini per l'infanzia siano sicuri ed efficaci e rappresentino una grande conquista del XX Secolo. Si stima che tra il 1924 e il 2012, le vaccinazioni infantili abbiano impedito più di 100 milioni di casi di malattie gravi, con reazioni avverse molto rare.
Questi dati fanno tornare alla mente le parole storicamente attribuite a Daniel Patrick Moynihan: «ciascuno ha diritto alla propria opinione, ma non ai propri fatti».
I fatti sono i seguenti: se il diritto di un individuo arriva al punto di mettere in pericolo la sicurezza degli altri, è giusto che diversi Stati consentano ai genitori di sottrarre i propri figli alla vaccinazione? L'attuale "generoso" sistema di esenzione teoricamente rende possibile che i focolai di malattie infettive continuino, si intensifichino e si espandano. Quasi tutti gli Stati americani, infatti, concedono deroghe alle persone che per ideologie religiose si oppongono alle vaccinazioni. Venti stati permettono esenzioni "filosofiche" per coloro che fanno obiezione alla vaccinazione a causa di convinzioni personali, morali o di altro genere.
Queste differenze di approccio nella federazione americana rendono possibili paradossi inimmaginabili. Mentre la California, lo Stato con il Pil più alto, combatte con il ritorno dell'infezione, il Mississippi, uno degli Stati più poveri, conosciuto per la fragilità del suo sistema sanitario (ha il tasso di mortalità infantile più alto degli USA), ha messo in atto una campagna di vaccinazione capillare negli asili arrivando a immunizzare il 99,7 per cento dei bambini. Il risultato? Ad oggi il Mississippi è "measles-free".
Quello che rileviamo più interessante è che i comportamenti anti-vaccinali sia sul piano individuale che regionale iniziano a mostrare un'inversione di tendenza rispetto al tasso di scolarizzazione e di alfabetizzazione della popolazione generale. Molti "colletti bianchi", professionisti e laureati rifiutano di far vaccinare i propri figli. Questi aspetti del dibattito americano dovrebbero far riflettere anche gli europei e in particolare noi italiani dove la vaccinazione per il morbillo è stata messa in relazione con l'autismo da un tribunale.
Quegli stessi fattori che, negli Stati Uniti, hanno innescato il movimento anti-vaccinale potrebbero prendere piede pericolosamente in Europa riaprendo un fronte che sembrava ormai prossimo alla conquista: il 2015 era infatti l'anno fissato dalla Commissione Regionale Europea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2010 per l'eradicazione di morbillo, rosolia e rosolia congenita, obiettivo ritenuto una priorità di sanità pubblica per l'Europa e per l'Italia (Piano Nazionale per l'Eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenita 2010-2015, "Piano Nazionale per l'Eliminazione del Morbillo e della Rosolia congenita (PNEMoRc) 2010-2015") che, a questo punto, sarà impossibile ottenere.
I dati più recenti non sembrano per niente rassicuranti. Nel corso del meeting ETAGE (European Technical Advisory Group of Experts on Immunization) dell'OMS, che si è svolto il 30 gennaio 2015 a Copenaghen, è emerso che in molti Paesi Europei (inclusa l'Italia), gli obiettivi di copertura vaccinale (CV) necessari per l'eliminazione (≥95% nella popolazione) non sono raggiunti. In Italia, la CV per la prima dose di vaccino per il morbillo (MPR) nei bambini a 24 mesi di età nel 2013 (coorte del 2011), è stata pari al 90% circa e temiamo che i risultati degli anni successivi possano essere anche peggiori, presumibilmente con importanti differenze regionali.
Secondo l'European Centre for Disease Control (ECDC), da dicembre 2013 a novembre 2014, sono stati segnalati 3.840 casi di morbillo da 30 Stati membri dell'EU/EEA (il 65% dei quali confermati in laboratorio). L'Italia è il Paese con il maggior numero e il più alto tasso di segnalazioni (n=1921, 32,2 casi per milione di abitanti), seguita dalla Germania (n=348), dalla Francia (n=269) e dai Paesi Bassi (n=250).
I dati nazionali confermano che il morbillo ha ancora un impatto di salute elevato. Le coperture vaccinali per MPR non sono ottimali e pertanto sono presenti sacche di persone suscettibili al morbillo, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti. Nel 2014, secondo il sistema di sorveglianza integrata del morbillo e della rosolia dell'Istituto Superiore di Sanità i casi di morbillo segnalati sono stati 1674. L'incidenza dei casi di morbillo nel 2014 è stata pari a 2,8 casi per 100.000 abitanti. Il 58% dei casi si è verificato nella fascia di età 15-39 anni (età mediana dei casi 23 anni), a dimostrazione che, oltre a CV inadeguate nei bambini piccoli, sono ancora presenti nel nostro Paese gruppi di popolazione suscettibili al morbillo nelle fasce di età degli adolescenti e degli adulti. Per raggiungere l'eliminazione, quindi, – sottolinea nel suo Rapporto l'Istituto Superiore di Sanità – sarà necessario, non solo migliorare le CV nei bambini piccoli, ma anche vaccinare i suscettibili in queste fasce di età, anche attraverso campagne straordinarie di immunizzazione.
Una lettura di questi dati impone di non abbassare la guardia e di non sottovalutare gli effetti delle nuove ideologie anti-vaccinali che ritornano minacciosamente a far breccia nella popolazione.
Quanto più sarà frequente il numero di genitori che decidono, certamente in buona fede e in alcuni casi animati da paure e obiezioni che meritano comprensione, di non vaccinare i propri figli, tanto più sarà messo a repentaglio l'enorme vantaggio sociale che abbiamo conquistato grazie all'immunizzazione di massa. Rischiamo di trovarci in quello che Garrett Hardin, in un articolo pubblicato su Science del 1968, descriveva come la tragedia dei beni comuni.
Come se fossero gli utilizzatori di un pascolo libero dell'esempio di Hardin, padri e madri assillati da dubbi e spaventati da dati fraudolenti, reagiscono massimizzando l'interesse e la libertà indivuale. Ma il vero pericolo che si nasconde ai loro occhi è rappresentato dalla falsa percezione che il bene comune (la salute) sia illimitato e sempre costante.
Se le scelte individuali continueranno ad essere preferite rispetto agli interessi della collettività potremmo giungere presto ad una soglia critica, oltre la quale, come la Storia insegna, c'è solo il fallimento del contratto sociale e la ricomparsa di nemici potentissimi che pensavamo di aver sconfitto molto tempo fa. Il morbillo è uno di loro.