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38 milioni in attesa di essere utilizzati: il Governo finanzi la ricerca indipendente

di Nerina Dirindin (capogruppo Pd in commissione Igiene e Sanità del Senato)

L'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), autorità nazionale in materia di farmaci, ha fra i propri compiti istituzionali anche quello di proporre e finanziare la ricerca indipendente sul farmaco, ovvero quella ricerca di scarso interesse commerciale o che rischia di rimanere marginale nell'attuale organizzazione della ricerca (ad esempio per le malattie rare).
La legge 326/2003, istitutiva dell'Aifa, prevede a tal fine uno specifico meccanismo di finanziamento, che sebbene di entità ancora modesta è il riflesso di quella cultura che vede nella ricerca indipendente una reale possibilità di ottenere dati utili al fine di eliminare eventuali interventi inefficaci o di offrire ai professionisti informazioni indipendenti sui trattamenti disponibili. La normativa in vigore prevede, fra l'altro, che Aifa finanzi tale ricerca attraverso un fondo alimentato con il contributo delle aziende farmaceutiche, in percentuale delle spese promozionali.

Il primo bando Aifa per la ricerca indipendente è del 2005, seguito da quelli per gli anni 2006 e 2007. Le prime esperienze hanno mostrato tempi per l'espletamento del bando (dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, alla raccolta e valutazione delle lettere di intenti, all'acquisizione dei protocolli definitivi dei progetti ammessi alla seconda fase, fino alla valutazione e graduatoria finale) relativamente contenuti: dai 6 ai 10 mesi. A partire dal 2008 le cose sono cambiate: si sono modificati gli ambiti di ricerca (sono scomparse le malattie rare) e si è persa la regolarità dei bandi: negli anni successivi e sino al 2014, sono stati pubblicati bandi solo nel 2010 e 2012. Ma c'è di più. Il Bando 2012 è paradossalmente ancora oggi fermo alla seconda fase di valutazione e, nonostante ripetute richieste da parte dei ricercatori italiani interessati, non sono state fornite informazioni sullo stato di avanzamento del processo. La questione è stata anche riportata sul BMJ. E, a quanto risulta, nessun riscontro è stato dato alla lettera, inviata il 30 gennaio 2015, da parte dei 16 ricercatori responsabili dei progetti che hanno superato la prima fase valutativa, al ministro della Salute, al presidente e al direttore dell'Aifa. A seguito di una specifica interrogazione parlamentare, in data 24 febbraio 2015, l'Aifa spiega le ragioni dei ritardi nella conduzione del bando 2012: a causa delle misure di contenimento della spesa, l'Agenzia non ha potuto costituire un organismo indipendente o una commissione esterna per la valutazione delle proposte pervenute. Una risposta sorprendente, anche alla luce dell'entità delle somme complessivamente disponibili e cumulate dal 2010 ad oggi: circa 38 milioni di euro.

Come è possibile che 38 milioni di euro siano tenuti inutilizzati: perché non si riesce a costituire una commissione di valutazione? Non è possibile utilizzare una piccola parte dei 38 milioni per coprire le spese per gli esperti internazionali che devono valutare i progetti di ricerca? Come è possibile sottrarre ingenti risorse alla ricerca sul farmaco, in particolare a quella che non ha interessi commerciali, risorse peraltro vincolate al capitolo di spesa della ricerca indipendente? È accettabile che un'istituzione pubblica non riesca a gestire bandi per un'attività non opzionale, bensì prevista dalla legge istitutiva della stessa, che negli anni passati ha contribuito a portare avanti studi con ricadute cliniche e per il servizio sanitario nazionale di notevole interesse? Basti pensare alla dimostrazione di efficacia della terapia per una forma molto rara e grave di immunodeficienza da deficit dell'enzima adenosina deaminasi o ai risultati relativi all'erlotinib, farmaco dimostratosi non costo efficace per la terapia del tumore del polmone non a piccole cellule.

È necessario intervenire al più presto su più fronti: avviare rapidamente nuovi bandi (anche perché è possibile che alcune proposte di ricerca formulate nel 2012 siano in parte superate); procedere con un'adeguata comunicazione tra istituzione pubblica e ricercatori; promuovere la ricerca in tutti gli ambiti di scarso interesse commerciale (comprese le malattie rare); garantire continuità, efficienza e trasparenza nella gestione dei bandi e nei meccanismi di valutazione; stabilire adeguati criteri di allocazione alla ricerca indipendente di quota parte delle risorse disponibili nel fondo complessivo e più in generale sostenere senza indugio attività di ricerca (e di informazione) indipendente sul farmaco. I soldi ci sono. È colpevole non utilizzarli, soprattutto in un momento di grande crisi dei centri di ricerca non profit, nelle università e negli istituti scientific pubblici.