Dal Governo

Intramoenia allargata: proroga "a sorpresa" al 31 ottobre

Sorpresa, anzi mistero: ieri il Consiglio dei ministri ha approvato un mini decreto legge che proroga al 31 ottobre la possibilità per i medici di esercitare la libera professione intramoenia al di fuori delle strutture sanitarie, nei propri studi. Del varo non c'era però traccia nel comunicato del Governo . In compenso questo pomeriggio l'Esecutivo ha annunciato in conferenza dei capigruppo alla Camera che sarebbero arrivati in Parlamento tre nuovi Dl, tra cui uno recante «interventi urgenti in materia sanitaria». Così si è capito, grazie a un'anticipazione dell'Ansa, che si trattava proprio del decreto sull'intramoenia.


La proroga - molto attesa dai camici bianchi, che altrimenti entro il 30 giugno avrebbero dovuto sospendere l'intramuraria "allargata" nei propri studi e che infatti minacciavano agitazioni - è rimasta nei cassetti di Palazzo Chigi per 36 ore, nell'assoluto silenzio del ministero della Salute.
«Bene la proroga - è il commento del segretario nazionale Anaao Assomed Costantino Troise - ma servono interventi strutturali che riportino l'intramoenia allargata nella gestione ordinaria delle aziende. Rimaniamo in vigile attesa di provvedimenti in tema di responsabilità professionale, sostenibilità del servizio sanitario pubblico, futuro degli enti assistenziali dei sanitari italiani».


«Questa volta - dichiara Francesco Lucà, segretario del sindacato nazionale radiologi - anziché un topolino, la montagna ha partorito uno sgorbietto.
Si tratta di un provvedimento completamento svuotato da tutti i contenuti inizialmente previsti, limitandosi all'ennesima dilazione, salvo poi scoprire che neanche la scadenza di ottobre sarà sufficiente. Tutto questo dimostra la considerazione in cui viene tenuta la sanità italiana, un settore di vitale importanza, almeno sulla carta, ma dove si vive ormai alla giornata. Quello che manca è un progetto di più ampio respiro, che vada oltre al tirare a campare, che dimostri che davvero c'è la volontà di valorizzare il servizio sanitario e non di ridurlo a un guscio vuoto. Quello che serve è programmazione, idee, impegno, affinché la sanità viva e non si limiti solo a sopravvivere».