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Salute: nei siti inquinati 10mila morti tra il 1995 e il 2002

di Rosanna Magnano


Un italiano su dieci vive in un sito contaminato (Sin, siti di interesse nazionale e bonifica) e tra il 1995 e il 2002 - in 44 dei 57 Sin esistenti - si sono verificati circa 10mila decessi oltre le attese, all'incirca 1.200 morti l'anno. Sono le cifre spaventose contenute nello studio epidemiologico "Sentieri" effettuato su territori e insediamenti esposti a inquinamento e presentato oggi dal ministro della Salute Renato Balduzzi e da quello dell'ambiente Corrado Clini,
insieme al presidente dell'Istituto superiore di sanità Enrico Garaci. La popolazione residente nei 44 Sin inclusi nello studio costituisce approssimativamente il 10% della popolazione italiana. L'analisi della mortalità riguarda 63 cause di morte per il periodo 1995-2002.
Che cosa ha ucciso tutte queste persone? Per sempio l'amianto, con il tumore maligno della pleura, a Balangero, Emarese, Casale Monferrato, Broni, Bari-Fibronit e Biancavilla. Ma anche a Pitelli, Massa Carrara, Priolo e nella "Area del litorale vesuviano". Nel periodo 1995-2002 nell'insieme dei dodici siti contaminati da amianto sono stati osservati un totale di 416 casi di tumore maligno della pleura in eccesso rispetto alle attese. In questo caso stabilire la connessione tra agente inquinante e malattia è stato relativamente semplice.
In altri siti, nei quali gli incrementi di mortalità riguardano patologie con "eziologia multifattoriale", dove spesso i centri abitati sono praticamente adiacenti a raffinerie, poli petrolchimici e industrie metallurgiche, "rapportare il profilo di mortalità a specifici scenari di esposizione a fattori di rischio ambientali può risultare complesso". Tuttavia, in Sentieri è stato possibile, in alcuni casi, trovare un chiaro nesso causa-effetto, tra mortalità ed esposizione ambientale alle sostanze inquinanti. "Tale attribuzione – si legge nello studio – viene rafforzata dalla presenza di eccessi di rischio in entrambi i generi e in diverse classi di età, fattori che consentono di escludere ragionevolmente un ruolo centrale delle esposizioni professionali". Insomma la morte non è uguale per tutti.
Basti pensare agli incrementi di mortalità per tumore polmonare e malattie respiratorie non tumorali, a Gela e Porto Torres legati alle emissioni di raffinerie e poli petrolchimici; oppure a Taranto e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese per le emissioni degli stabilimenti metallurgici.
A Massa Carrara, Falconara Marittima, Milazzo e Porto Torres si sono registrati eccessi di mortalità per malformazioni congenite e condizioni morbose perinatali a causa dell'inquinamento ambientale. Sempre a Massa Carrara, Piombino, Orbetello, nel basso bacino del fiume Chienti e nel Sulcis-Iglesiente-Guspinese metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e composti alogenati si sono annidati nei reni dei cittadini causando gravi insufficienze renali.
In Campania l'esposizione a un ciclo dei rifiuti praticamente fuori controllo (numerose discariche, siti di smaltimento illegale e di combustione di rifiuti sia urbani sia pericolosi) ha causato un eccesso di casi per tutti i tumori e di mortalità per tutte le cause:
Piombo, mercurio e solventi organoalogenati hanno causato incrementi per malattie neurologiche a Trento Nord, Grado e Marano e nel "Basso bacino del fiume Chienti".
L'incremento dei linfomi non-Hodgkin a Brescia è stato messo in relazione con la contaminazione diffusa da PCB.
Secondo le stime globali evidenziate dallo studio, è emerso che la mortalità nell'insieme dei Sin, per le cause di morte con evidenza a priori Sufficiente o Limitata per le esposizioni ambientali presenti supera l'atteso, con una standardized mortality ratio (Smr) di 115.8 per gli uomini (2 439 decessi in eccesso) e 114.4 per le donne (1 069 decessi in eccesso). Ma questo eccesso di mortalità nelle zone inquinate riguarda tutte le cause di morte e non solo quelle palesemente correlate all'inquinamento: "Tale sovramortalità – spiega lo studio Sentieri - si riscontra anche estendendo l'analisi a tutte le cause di morte, cioè non solo quelle con evidenza a priori sufficiente o limitata: il totale dei decessi, per uomini e donne, è di 403.692, in eccesso dell'atteso di 9.969 casi, con una media di oltre 1 200 casi annui". Sarebbe interessante capire anche gli aspetti economici di questa strage silenziosa. Se è vero che chi salva una vita umana salva il mondo intero, in questi territori il mondo intero è stato preso a calci ogni giorno per anni.