Dal Governo

Generici, anziani assisti a casa, questione meridionale e stili di vita: le indicazioni dei dieci saggi di Napolitano sui problemi dell'assistenza sanitaria

«Nel settore farmaceutico si riscontrano ancora rilevanti ostacoli all'ingresso dei farmaci generici, mentre nei principali paesi europei il mercato dei farmaci generici rappresenta circa il 60% delle unità vendute. Questa situazione determina un aggravio della spesa a carico del Servizio sanitario Nazionale e di quella sopportata dai consumatori per quei farmaci che non sono soggetti a rimborso. Per risolvere tale situazione, nell'immediato proponiamo di evitare di vincolare le procedure di concessione delle autorizzazioni per l'immissione in commercio di farmaci generici alla risoluzione di eventuali dispute inerenti presunte violazioni della proprietà industriale e procedere ad una campagna di sensibilizzazione dei pazienti consumatori in merito all'equivalenza di efficacia e sicurezza dei farmaci generici rispetto agli altri».

Questo uno degli aspetti messi in risalto per aprire alla concorrenza e tutelare meglio i consumatori che i I dieci saggi messi al lavoro dal Capo dello Ssato hanno scritto nell'«Agenda possibile» messa a punto dal Gruppo di lavoro in materia economico-sociale ed europea (composto da Filippo Bubbico, Giancarlo Giorgetti, Enrico Giovannini, Enzo Moavero Milanesi, Giovanni Pitruzzella e Salvatore Rossi).

Ma non solo. Tra gli altri interventi nell'agenda si sottolinea la necessità di favorire la permanenza degli anziani in casa propria, con positivi effetti di riduzione della spesa sanitaria e si mette anciora una volta in risalto la questione meridionale.

«Il Sud - si legge nel documento - riflette i problemi italiani con un fattore di moltiplicazione. Tutte le condizioni di contesto che hanno frenato la crescita dell'Italia negli ultimi decenni sono peggiori nelle regioni meridionali: criminalità, giustizia lenta, istruzione inefficace, malasanità, difficoltà di fare impresa. Ad esempio, a parità di spesa pubblica pro-capite: la durata delle controversie civili, già maggiore in Italia rispetto agli altri paesi avanzati, è nel Sud assai superiore che al Centro Nord; secondo le rilevazioni delle indagini internazionali (Pisa) e nazionali (Invalsi) le competenze scolastiche degli studenti nelle scuole del Sud sono di circa il 20 per cento inferiori a quelli del Nord, pur se il divario si è leggermente ridotto negli ultimi anni; si registra una consistente migrazione sanitaria dal Sud al Centro-Nord, indice di una inferiore qualità dei servizi sanitari nelle regioni meridionali, evidenza confermata da numerosi indicatori di inappropriatezza delle cure e di ricoveri ospedalieri impropri; con riferimento alla difficoltà di fare impresa, vari indicatori segnalano un eccesso di oneri burocratici e di cattivo enforcement delle leggi che è diffuso in tutto il Paese, ma è più accentuato nel Mezzogiorno».

Un risalto particolare è dato poi all'implementazione dei sistemi educativi: «Si ritiene che sia possibile adottare nel breve termine misure in grado di alleviare alcune situazioni particolarmente gravi o di influire, al contempo, sulla sostenibilità a lungo termine di un'area particolarmente rilevante per la pubblica amministrazione come la sanità».

In questo senso è utile, sostengono i saggi, investire in istruzione per migliorare la salute e ridurre i costi del sistema sanitario.

Il documento spiega questa scelta con l'aumento della speranza di vita, cresciuta molto, che ha portato il nostro Paese a divenire uno dei più longevi al mondo. «D'altra parte - si legge ancora - una quota crescente della popolazione anziana, soprattutto donne, vive numerosi anni in cattiva salute. Parallelamente, sta aumentando l'incidenza di comportamenti (obesità, sedentarietà, abuso di alcool, fumo, ecc.) che mettono a rischio la salute delle presenti generazioni (soprattutto quelle giovanili - oltre il 35 per cento dei bambini è sovrappeso) e generano elevati costi sul sistema sanitario nazionale (il Ministero della Salute stima in 28.000 i decessi prematuri all'anno imputabili esclusivamente all'inattività fisica)».

In questo senso l'istruzione gioca un ruolo fondamentale nel determinare il rischio di mortalità: nella popolazione fra i 25 e i 64 anni le donne con livello di istruzione più basso hanno un rischio di mortalità circa doppio rispetto alle donne della stessa età con titolo di studio più elevato, mentre tra gli uomini meno istruiti il rischio è dell'80 per cento più elevato rispetto ai più istruiti. Di conseguenza, dedicare risorse all'insegnamento di stili di vita salutari è un investimento sul futuro, oltre che uno strumento per migliorare la qualità della vita odierna.

Per questo l'agenda propone di avviare iniziative di prevenzione quali, ad esempio:

- il potenziamento delle iniziative finalizzate ad insegnare stili di vita salutari nelle scuole e nelle università, promuovendo, sul modello americano, l'eliminazione dai distributori automatici collocati nelle scuole di cibo e bevande ad alto contenuto calorico;

- l'introduzione di un sistema di certificazione per iniziative realizzate all'interno delle aziende volte alla salute dei dipendenti, da realizzare secondo le linee guida disponibili a livello internazionale;

- la sensibilizzazione dei medici di base al fine di prescrivere esercizio fisico ai pazienti, con eventuale deduzione fiscale delle spese per l'esercizio svolto su prescrizione medica o per l'acquisto di strumenti per l'esercizio fisico.

Commenti sono subito arrivati all'aspetto dell'utilizzo dei farmaci generici.

«Se abbiamo 10 saggi che sono stati messi a lavorare per il futuro del Paese e ancora una volta i problemi, per loro, sono le quote di mercato dei generici e delle parafarmacie, rimango perplesso», ha detto il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi.
Per il manager i problemi sono altri: «Non ci pagano. Abbiamo un serio problema che è proprio questo: i tempi di pagamento. Noi abbiamo il 30% del nostro fatturato che non ci viene pagato o viene pagato dopo i 300 giorni. Secondo me bisogna fare in fretta e trovare delle azioni che siano indirizzate a definire l'agenda del Paese. Se veramente i problemi individuati sono quelli che ho sentito negli ultimi due giorni, la mia preoccupazione diventa ancora più forte».

Riferendosi alle conclusioni dei saggi sui farmaci, Scaccabarozzi precisa: «Se fossero le soluzioni ai problemi del Paese, allora ben vengano. Ma non sono certo queste. I 10 saggi escano nelle strade, vadano nelle imprese a vedere quali sono i reali problemi che ha questo Paese, per trovare le soluzioni. E' questo che avrebbero dovuto fare. Perche' le soluzioni si possono trovare».

Al contrario secondo il presidente delle parafarmacie, Giuseppe Scioscia «si è persa l'ennesima occasione per osare di più contro potentati e lobby aprendo definitivamente il mercato del farmaco alla liberalizzazione della fascia C».

«Il documento proposto - aggiunge - si è infatti limitato alla sola valutazione dei troppi ostacoli all'introduzione dei farmaci generici. I numeri tuttavia dimostrano come sia bastata una minima apertura del mercato del farmaco per portare nel nostro settore dei benefici indubbi al Paese, sia in termini di occupazione che di risparmio per i cittadini impensabili solo pochi anni fa. Perché dunque non si e' usata l'occasione offerta dalla nascita delle parafarmacie per osare di più e combattere potentati e lobby, aprendo la strada alla completa liberalizzazione della fascia C? A oggi infatti - conclude - le parafarmacie possono vendere, oltre quelli da banco, tutti i farmaci veterinari mentre alle stesse è ancora negata la vendita dei farmaci ad uso umano con ricetta».