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Codice di comportamento nella Pubblica amministrazione: il Dpr pubblicato in Gazzetta

Dal 19 giugno i 3,3 milioni dipendenti della Pubblica amministrazione dovranno rispettare il nuovo Codice di comprtamento e le sue disposizioni: «diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta».

Le principali novità con l'applicazione del codice (il terzo per la Pa, ma il primo emanato con Dpr), riguardano il divieto di ricevere regali o sconti che non siano di «modico valore». Superato il quale, se c'è interesse in atti d'ufficio, per impiegati e dirigenti infedeli scatterà il licenziamento con preavviso. E attenzione: «regali e altre utilità» sopra soglia non si potranno ricevere dai sottoposti né offrire al capo e neppure - con i ritocchi chiesti dalle Regioni da parenti fino alla seconda generazione. Poi lotta alla corruzione che dopo i politici coinvolge la pubblica amministrazione.

Niente più regali o sconti che valgano più di 100 euro, quindi. Che però potranno valere anche meno, o addirittura di più, fino a 150 euro, se le singole amministrazioni ne avranno il coraggio. E non solo: nessun cadeaux di pari «modico valore» il dipendente pubblico potrà accettare da un subordinato o da suoi parenti fino al secondo grado, né potrà elargirlo al proprio capo. Pena il licenziamento.

Il dipendente dovrà essere ligio al dovere, trasparente nelle pratiche, pronto ad astenersi da procedure d'ufficio nel caso di conflitto d'interessi che tocchino lui e i suoi familiari. Riservatissimo e a prova provata di insider. Questo dovrà essere l'identikit del buon dipendente pubblico. Che non dovrà mai usare telefono, auto blu, internet d'ufficio a fini personali. E, se dirigente, dovrà rendere nota all'amministrazione situazione patrimoniale e dighiarazione dei redditi.

Il «Codice di comportamento dei dipendenti pubblici» è pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 129 del 4 giugno 2013 ed entra in vigore il 19 giugno. Un super regolamento di buona condotta che coinvolge l'universo dei 3,3 milioni di dipendenti pubblici. Ma anche i gabinetti zeppi di consulenti di ministri e assessorati.

La novità del codice rispetto alle versioni precendenti è, oltre il fatto di essere emanato con Dpr, l'estensione degli obblighi di condotta anche a tutti i collaboratori o consulenti della Pa, qualsiasi contratto o incarico abbiano, fino ai collaboratori degli uffici «di diretta collaborazione delle autorità polituche». Tutti i collaboratori di ministri o assessori, insomma, dovranno uniformarsi.

Intanto i principi generali. A partire dal dovere di osservare la Costituzione, naturalmente, e di «servire lo Stato» con «disciplina e onore». Avendo come stella polare i principi di «integrità, correttezza, buona fede, proporzionalità, obiettività, trasparenza, equità e ragionevolezza». Se mai basteranno. E comunque con richiami che vanno dal semplice travet su su, fino ai dirigenti e ai maxi burocrati. Il dipendente pubblico sopra ogni sospetto, così dovrà astenersi «in caso di conflitto d'interessi» che lo riguardino, e che andranno sempre comunicati all'amministrazione. Poi la lotta all'insider nella Pa: «Il dipendente – recita il Dpr – non usa a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni d'ufficio». Non solo: «Evita situazioni e comportamenti che possano ostacolare il corretto adempimento dei compiti o nuocere agli interessi o all'immagine della pubblica amministrazione». Della quale, per inciso, in pubblico non dovrà mai dir male.

Regali sono di «modico valore». Col capitolo «regali, compensi e altre utilità» si entra nel vivo dei comportamenti da mettere all'indice. Primo precetto: «Il dipendente non chiede, per sé o per altri, regali o altre utilità». Non li chiede e neppure li «accetta», ovviamente. Fatti salvi «quelli d'uso di modico valore effettuati occasionalmente nell'ambito delle normali relazioni di cortesia». Per «modico valore» si intende regali e «altre utilità» che «in via orientativa» arrivano a valere 100 euro «anche sotto forma di sconto». Che però con i piani di prevenzione anti corruzione delle singole amministrazioni, potranno scendere anche sotto i 100 euro. O chissà, anche andare oltre: «Al massimo non superiore a 150 euro».

In ogni caso i regali sopra la soglia del «modico valore» legati ad attività d'ufficio, non potranno essere chiesti, né sollecitati, pure sotto forma di sconti o buoni acquisto. Anche da parte di un «proprio subordinato» (coniuge, convivente, parenti e affini fino al secondo grado inclusi) non potranno essere accettati doni eccessivi, né potranno esser fatti al capo, al suo coniuge o convivente.