Dal Governo

Regioni benchmark, scelta rinviata a settembre. Governatori scatenati: tutti contro tutti

di Manuela Perrone

La Conferenza delle Regioni, riunita stamane alle 11, ha deciso nella direzione già anticipata ieri su questo sito chiedendo il rinvio del punto all'ordine del giorno della Stato-Regioni di questo pomeriggio: la scelta delle tre Regioni benchmark per il calcolo dei costi standard nella rosa di cinque selezionate dal ministero - dicono i governatori - non potrà arrivare prima di settembre. Servono «approfondimenti tecnici», recita il comunicato delle Regioni. Ma pesano le rivalità, come quella tra Lombardia e Veneto , e i malumori delle escluse, come la Toscana. Troppo alta la posta in gioco: la spartizione della mega torta da 108 miliardi per la spesa sanitaria 2013 che per la prima volta avverrà nel segno dei costi standard.

Nel mirino dei governatori sono finitii criteri usati dalla Salute per individuare le cinque Regioni "gold" in rigoroso ordine di "merito": Umbria, Emilia Romagna, Marche, Lombardia e Veneto. Senza includere peraltro nessuna Regione del Sud . Per il governatore lombardo Roberto Maroni, in base a quella classifica «si escluderebbe dalle tre Regioni benchmark l'unica con i conti in regola, che non ha mai sforato e non ha mai avuto alcun piano di rientro: la Lombardia, che oggi compare solo al quarto posto. Allora vuol dire che la virtuosità non è un benchmark». Maroni ironizza: «Qualcuno al Governo non sa fare bene i conti. Veniamo esclusi per ragioni politiche a favore di Regioni del centrosinistra». Poi affonda su Facebook: «Sui costi standard il Governo deve cambiare il decreto o sarà guerra. «Una porcata», lo sostiene l'ex governatore Roberto Formigoni via twitter.

Di possibili «errori di calcolo» parla anche Roberto Cota (Piemonte). Luca Zaia, presidente del Veneto, è durissimo: «Aver inserito soltanto al quarto e al quinto posto Lombardia e Veneto nella classifica delle Regioni che dovranno essere punto di riferimento per la determinazione dei fabbisogni standard non è soltanto una bieca manovra politica, ma puzza lontano un miglio di voglia o di necessità di non chiudere i rubinetti della spesa agli spreconi».

La Toscana rivendica la sua eccellenza. «Con la Lombardia – commenta il governatore toscano Enrico Rossi - abbiamo i conti migliori d'Italia e in più la Toscana ha anche i bilanci delle Asl certificati. Quanto al Pdl che parla della fine di un mito, mi sa che l'incubo-Rossi sui temi della sanità continuerà un altro po'. In Toscana la qualità dei servizi è al top e i conti sono a posto. Chi parla di una sanità con i conti in rosso o non è informato o, peggio ancora, vuole solo strumentalizzare il tema a fini politici». Frasi che hanno suscitato la precisazione della Salute: «Il ministro Beatrice Lorenzin - si legge in una nota diffusa in serata dal dicastero - non ha mai fatto alcun riferimento ai "conti in rosso della Toscana" né ha mai espresso valutazioni sul bilancio della Regione. Il ministro conferma la bontà e l'apprezzamento per il modello sanitario toscano».

L'esclusione della Toscana dalla rosa delle cinque ha provocato una levata di scudi anche da parte delle senatrici e dei senatori Pd eletti nel collegio toscano (Valeria Fedeli, Laura Cantini, Rosa Maria di Giorgi, Marco Filippi, Manuela Granaiola, Maria Grazia Gatti, Claudio Martini, Donatella Mattesini): «Lascia perplessi la notizia che la Toscana non rientra nella rosa. Il sistema sanitario della Regione Toscana è estremamente vitale e ciò nonostante il periodo di crisi che il Paese sta attraversando. Purtroppo è stato penalizzato dalla richiesta di un pre-requisito puramente economico: è stato, infatti, preso come anno di riferimento il 2011, l'anno in cui la Toscana era l'unica Regione ad aver intrapreso volontariamente la certificazione di bilancio e quindi era particolarmente appesantita».

Catiuscia Marini, presidente dell'Umbria (la Regione "prima della classe"), invita alla calma: «L'Umbria è assolutamente serena e mi sembrano sorprendenti le riflessioni di Maroni. Non siamo infatti in presenza di una classifica da campionato di calcio: si tratta del risultato di una attenta e approfondita valutazione sulla base di numerosi criteri che sono stati definiti dal ministero della Salute con la collaborazione della Conferenza delle Regioni e dei rispettivi tecnici, tra i quali vi sono anche quelli della Regione Lombardia».

Anche il ministro per gli Affari regionali, Graziano Delrio, è intervenuto nella querelle. Sollecitando tutti a fare presto. «Abbiamo creato le condizioni per arrivare alla sigla del nuovo Patto per la salute », dice. «La precondizione era trovare i 2 miliardi senza i quali sarebbe stato necessario introdurre i ticket sanitari dal 1 gennaio 2014. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, ha dato ampie garanzie in tal senso e io non metto in dubbio le sue parole; io stesso ho avuto forti rassicurazioni. Il Paese ha bisogno del Patto per la salute, se i governatori hanno bisogno di più tempo per stabilire quali sono le tre Regioni benchmark va bene ma bisogna decidere in fretta».