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Alcol, il 20% dei ragazzi è "binge-drinker" con abbuffate di alcolici. Relazione della Salute al Parlamento

Nel 2012 i binge drinkers rappresentano complessivamente il 6,9% della popolazione di 11 anni e più (l'11,1% tra i maschi e il 3,1% tra le femmine) ma tra i giovani maschi di 18-24 anni il fenomeno interessa ben il 20,1%.
Tra i giovani di 18-24 anni nel 2012, inoltre, il 14,8% ha ammesso comportamenti di binge drinking e «preoccupante – secondo la "Relazione al Parlamento su alcol e problemi alcol correlati 2013" pubblicata sul sito del ministero della Salute – appare anche nei giovani di entrambi i sessi la correlazione, evidenziata dall'Istat, tra binge drinking e assidua frequentazione di discoteche, soprattutto nella fascia di età 18-24 anni». Tale correlazione, rileva il ministero della Salute, «può aggravare i pericoli derivanti dal bere e richiede pertanto un monitoraggio particolarmente attento, anche in considerazione del fatto che i giovani fra i 20 e i 24 anni continuano ad essere la classe di età più colpita dai danni per incidente stradale, uno dei più importanti indicatori di danno indirettamente causato dall'alcol: Nel 2012 sono stati 309 i morti e 31.305 i feriti in questa classe di età».

Nel decennio 2002-2012, secondo la relazione, è evidente la crescita dei consumatori fuori pasto (passati dal 23,1% al 26,9% nella popolazione di oltre 14 anni) tra gli uomini ma soprattutto tra le donne (passate dal 12,1% al 16%); il fenomeno riguarda in particolare i giovani di 18-24 anni, tra i quali i consumatori fuori pasto sono passati dal 34,1% al 44,0% nel decennio. L'Istat ci dice inoltre che circa 3 milioni 314 mila persone di entrambi i sessi (circa il 6,1% della popolazione di 11 anni e più) presentano consumi fuori pasto più frequenti, almeno una volta a settimana, in particolare tra i giovani di 18-34 anni, e risultano quindi esposte a un rischio rilevante, soprattutto se si considera che il numero medio di bicchieri consumati con tale frequenza è di 4,5.

Cosa si beve
Anche l'analisi del tipo di bevande consumate fa emergere l'evoluzione avvenuta nel modello di consumo; calano infatti nell'ultimo decennio i consumatori di solo vino e birra, soprattutto fra i più giovani e le donne, mentre aumentano coloro che consumano, oltre a vino e birra, anche aperitivi, amari e superalcolici, non solo tra i giovani ma soprattutto tra gli adulti di oltre 44 anni e gli anziani.

I rischi per la salute
Le nuove modalità di bere della popolazione italiana comportano l'esposizione a nuovi rischi per la salute del singolo bevitore e per la sicurezza sociale, soprattutto in relazione agli incidenti stradali, agli incidenti sul lavoro e alle violenze di vario genere. Accanto ai nuovi rischi continuano inoltre a persistere quelli derivanti dal consumo più tradizionale del nostro Paese, giornaliero e protratto nel tempo, che è ancora molto diffuso tra le persone anziane e può essere pericoloso per la salute se non si accompagna a una rigorosa moderazione. Il consumo giornaliero non moderato nel 2012 riguarda il 7,5% della popolazione, il 12,2% tra gli uomini e il 3,2% tra le donne, con una prevalenza superiore a quella rilevata per il binge drinking; e nella popolazione di oltre 65 anni interessa ben il 39,7% dei maschi e il 9,5% delle femmine.
Tuttavia, secondo la relazione, nonostante i cambiamenti emergenti nei modelli di consumo, i valori di alcuni importanti indicatori di rischio pongono l'Italia in una posizione migliore rispetto a molti Paesi europei, anche di ambito mediterraneo.

Il confronto con l'Ue
Tra i Paesi dell'Unione europea l'Italia occupa il posto più basso nella graduatoria relativa al consumo annuo pro capite di alcol puro, cioè di alcol consumato tramite tutti i tipi di bevande alcoliche, che, considerato nella popolazione di età superiore ai 15 anni, è secondo l'Oms il miglior indicatore del consumo complessivo di alcol di una popolazione: tale parametro nel 2009 ha raggiunto i 6,94 litri, valore che si presenta in costante calo - molto maggiore di quello registrato dalla media dei Paesi dell'Unione Europea - e consentirà presumibilmente all'Italia di aggiungere il livello di consumo raccomandato dall'Oms per l'anno 2015 (6 litri l'anno per la popolazione al di sopra dei 15 anni e 0 litri per quella di età inferiore).
Continua a diminuire nel nostro Paese, con un andamento più rapido e consistente rispetto alla media dei Paesi europei, anche il tasso nazionale di mortalità per cirrosi epatica, uno dei più importanti indicatori di danno alcol correlato, che nel 2010 è pari a 8,09 per 100.000 abitanti; questo valore è molto inferiore a quello rilevato nello stesso anno sia per la media dei 27 Paesi dell'Unione Europea (13,01 per 100.000) che per la media dei Paesi di tutta la Regione Europea (17, 34 per 100.000).
Anche la percentuale di mortalità alcol correlata rispetto alla mortalità totale, secondo studi realizzati in ambito Oms, presenta in Italia un valore tra i più bassi di tutta la Regione europea, con valori molto inferiori alla stessa media dei Paesi dell'Ue, soprattutto tra i maschi.

Le maggiori criticità
Le criticità emergenti nel nostro Paese secondo la relazione riguardano soprattutto specifiche fasce di popolazione, giovani, anziani e donne, cui vanno pertanto rivolti adeguati interventi di prevenzione in grado di adattarsi ai diversi contesti culturali e sociali, tenendo conto delle evidenze emerse dall'attuale ricerca scientifica ed epidemiologica.

I giovani
Il consumo alcolico dei giovani deve essere monitorato con particolare attenzione in quanto può comportare non solo conseguenze patologiche molto gravi quali l'intossicazione acuta alcolica e l'alcoldipendenza, ma anche problemi sul piano psicologico e sociale, influenzando negativamente lo sviluppo cognitivo ed emotivo, peggiorando le performances scolastiche, favorendo aggressività e violenza. Per prevenire tali conseguenze è necessario rafforzare nei giovani la capacità di fronteggiare le pressioni sociali al bere operando in contesti significativi quali la scuola, i luoghi del divertimento, della socializzazione e dello sport. Inoltre per i giovani che manifestano comportamenti di grave abuso è necessario prevedere efficaci azioni di intercettazione precoce e di counseling per la motivazione al cambiamento, con eventuale avvio ad appropriati interventi di sostegno per il mantenimento della sobrietà.
Per la protezione dei giovani appare importante anche la collaborazione dei settori della distribuzione e vendita di bevande alcoliche, che devono essere opportunamente sensibilizzati sulla particolare responsabilità del proprio ruolo anche per una corretta applicazione del divieto di somministrazione e vendita di bevande alcoliche ai minori di 18 anni, recentemente introdotto con la legge 189/2012.

Il consumo femminile
I cambiamenti in atto nel consumo alcolico femminile esigono un maggiore impegno nella implementazione di adeguati interventi di genere, finalizzati ad aiutare le donne, soprattutto quelle più giovani, a resistere alle specifiche pressioni al bere loro rivolte e a contrastare le tendenze alla omologazione con i maschi nella assunzione di comportamenti a rischio.
Deve essere maggiormente curata l'informazione delle donne sulla specificità dei loro rischi nel consumo dell'alcol, sia in relazione alla propria salute che a quella del feto.
In particolare a tutte le donne in gravidanza dovrebbero essere offerte dai competenti servizi socio-sanitari informazioni e consigli specifici per evitare di bere, secondo quanto raccomandato dalla Strategia Comunitaria per la riduzione dei danni alcol correlati e dal recente Piano di Azione Europeo per l'alcol dell'Oms.

Gli anziani
La popolazione più anziana deve essere aiutata a superare le difficoltà soprattutto culturali che ostacolano l'adeguata percezione dei rischi correlati al consumo alcolico più tradizionale, ricevendo istruzioni chiare e sicure sui limiti da rispettare per un consumo realmente moderato, in relazione all'età, al genere e alle patologie più frequenti. A questo possono dare un importante contributo gli operatori sociosanitari, tramite una formazione che li renda consapevoli della specificità del rischio alcol per le persone anziane e offra loro adeguati strumenti per aiutare gli anziani al rispetto dei parametri di consumo prescritti.

Il ruolo degli operatori sanitari
Gli operatori sanitari, e in particolare i medici di base, possono svolgere un importante ruolo di prevenzione per tutte le categorie di popolazione dedicando una maggiore attenzione ai consumi alcolici dei propri assistiti.
Dall'ultimo studio di sorveglianza Passi emerge che nel 2012, tra le persone che si sono recate dal medico, solo il 14,6% dichiara di aver ricevuto domande sulle proprie abitudini di consumo alcolico e nel quadriennio 2008-2012 tale quota appare in calo, soprattutto nella fascia di età 18-34 anni. Anche tra le persone con forte controindicazione per il consumo alcolico solo il 6,4% riferisce di aver ricevuto dal proprio medico un invito alla moderazione o alla interruzione del consumo. Lo stesso studio Passi rileva che ancora troppe persone con controindicazione assoluta per l'alcol continuano a consumarlo, facendo emergere l'esigenza di più efficaci interventi di prevenzione: nel 2012 il 48,8% delle persone con patologia epatica ha dichiarato di aver consumato alcol negli ultimi 30 giorni.