Dal governo

Lorenzin: «Entro il 31 luglio le linee guida sulla fecondazione»

Un gruppo di lavoro ministeriale ad hoc darà vita, entro il 31 luglio, alle linee guida sulla fecondazione eterologa che adegueranno la legge 40 alla sentenza della Consulta che il 9 aprile scorso ha bocciato il divieto di fecondazione eterologa. La promessa è arrivata dalla ministra della Salute Beatrice Lorenzin al questiontime alla Camera: «È mia intenzione agire con la maggiore rapidità possibile - ha affermato la ministra - affinché il percorso della fecondazione eterologa sia attivo in italia».

Lorenzin, annunciando la costituzione di un gruppo di lavoro ad hoc, ha aggiunto che «entro il 31 luglio sarò in grado di definire gli aspetti normativi«, tra cui anche la revisione delle linee guida del 2008, in materia di fecondazione. «I tempi di attuazione della sentenza saranno brevi e saranno al servizio dei nascituri e della sicurezza dei genitori».

Il percorso attuativo - ha tenuto a precisare la Lorenzin - non può prescindere dall'esigenza di garantire la sicurezza dei trattamenti praticati». In tale ottica, ha sottolineato, «il ministero sta già lavorando per individuare tutte le misure anche normative, pure per il rispetto della disciplina comunitaria non ancora recepita in Italia. Le normative europee prevedono infatti azioni specifiche per donazioni di gameti da persone diverse dal partner, non recepite in precedenza proprio a causa del precedente divieto di fecondazione eterologa».
Il riferimento è alla direttiva 17 del 2006 che riguarda, ha chiarito il ministro, «i test di tipo infettivo e genetico che devono essere messi in atto per una corretta selezione dei donatori in modo da garantire la salute di coloro che accedono all'eterologa e dei nascituri». Inoltre, la donazione dei gameti deve prevedere una serie di misure di sicurezza sanitaria tra le quali: «stabilire il numero massimo di donazioni per ciascun donatore, la tracciabilità nazionale del donatore anche con riferimento eventualmente ai gameti importati dall'estero, e bisogna anche affrontare - ha rilevato Lorenzin - il problema del rischio di donazione di gameti tra consanguinei e garantire che l'import-export avvenga escludendo qualsiasi carattere commerciale, disciplinare il consenso informato, individuare la fascia di età per le donazioni e disciplinare il cosiddetto egg-sharing, ovvero la possibilità di donare ovociti sovrannumerari per le donne che si sottopongono a fecondazione assistita».

Il Patto per la salute. Tra gli altri temi trattati da Lorenzin, il Patto per la Salute che sarà approvato domani in Conferenza Stato-Regioni e la questione immigrati. Sul primo fronte, la ministra ha ricordato tre de pilastri su cui poggia la nuova intesa: «Certezza del budget, aggiornamento dei Lea, monitoraggio per l'applicazione. Il patto - ha chiarito ancora una volta - avvia una nuova fase di programmazione per il Ssn. A cominciare dalla certezza di budget per i prossimi tre anni, con un finanziamento dello Stato tenuto conto dei dati del DEF, di quasi 110 miliardi di euro per l'anno 2014, 112,62 per il 2015 e 115 per il 2016. Con la clausola che tutti i risparmi che saranno effettuati in base alle procedure avviate, verranno reimpiegati nel Sistema sanitario nazionale, con una cabina di controllo che vigilerà affinché il patto venga attuato nelle sue parti e nei tempi che sono stati predisposti. C'é poi l'aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza, attesissimo da ormai più di dieci anni, entro il 31 dcembre 2014 - ha detto il ministro -, lo stesso avverrà per l'aggiornamento del nomenclatore tariffario per le protesi audiovisive che era aggiornato agli Anni Novanta».
Il Patto, ha concluso il ministro, «segna un percorso di sostenibilità del Sistema per i prossimi tre anni, mette in sicurezza il Ssn e attua un sistema innovativo di monitoraggio e controllo per le Regioni in piano di rientro, stabilendo inoltre nuovi criteri per i commissariamenti ad acta».

Gli immigrati. Secondo Lorenzin i dati su Tbc e scabbia non destano preoccupazione:«Da gennaio - ha detto - sono stati circa 300 i test per lo screening tubercolare tra gli operatori sanitari e delle forze dell'ordine impegnati nelle operazioni di soccorso ai migranti e attualmente tali controlli sono effettuati in modo sistematico su tutto il personale impiegato. Dati che non destano preoccupazioni perché "in linea" con i parametri standard che riguardano anche la popolazione non a rischio. Infine, ad oggi non risultano tra operatori di polizia casi di scabbia».