Dal governo

Anticorruzione, il controllo Anac sugli Ordinislitta al 1° gennaio 2015

di Mauro Pizzin (da Il Sole-24 Ore di oggi)

Slitterà al 1° gennaio 2015 il termine per l'inizio dell'attività di controllo dell'Anac sul rispetto della normativa in materia di trasparenza e anticorruzione da parte degli Ordini professionali. Lo ha deciso ieri il consiglio dell'Autorità nazionale anticorruzione nel corso di una seduta in cui ha disposto la modifica della delibera 145/14 dello scorso ottobre con cui l'Anac - chiudendo una controversia che si era aperta da mesi - aveva chiarito che la legge Severino sull'anticorruzione e i suoi decreti attuativi andavano applicati anche ai Consigli degli ordini e ai Collegi professionali.

Una decisione, quella presa ieri dall'Anac, che è stata molto apprezzata dai professionisti. «Esprimo soddisfazione per questo rinvio - ha dichiarato la presidente del Comitato unitario delle professioni (Cup), Marina Calderone - che ci permetterà di meglio chiarire anche la reale natura degli Ordini professionali. Ringrazio il presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, che ha voluto ascoltare le nostre ragioni e sono sicura che si troverà in questo periodo una soluzione di giusto compromesso tra le esigenze di trasparenza, a cui gli Ordini non si vogliono sottrarre, e quelle dei Consigli provinciali. Si tratta di entità per lo più di piccolissime dimensioni che non hanno materialmente la possibilità di applicare una normativa ideata per grandi pubbliche amministrazioni».

Per contestare l'applicabilità delle regole anticorruzione agli Ordini professionali il Cup aveva a suo tempo sottoposto all'Autorità un parere pro veritate in cui erano state rimarcate tutte le caratteristiche di rilievo degli Ordini che secondo i proponenti ne delineavano la specialità rispetto alle pubbliche amministrazioni in generale, a partire - aveva dichiarato la stessa Calderone - «dal fatto che traggono le loro risorse attraverso l'autofinanziamento degli iscritti».

La sensibilità dei professionisti sul tema è, per certi versi, comprensibile se solo si pensa che - soffermandosi sul versante della trasparenza - le regole anticorruzione impongono agli organi di indirizzo politico richiamati dal Dlgs 33/13 la pubblicazione di redditi e patrimoni, ma anche atti di nomina, curricula, compensi legati alla carica e ad altri incarichi pubblici.

Una definizione, quella di «organi di indirizzo politico», nata con riferimento a Regioni, Province e Comuni, ma già in passato estesa in via analogica agli organi di vertice delle altre amministrazioni anche quando le cariche non sono elettive. Problema nel problema, la delibera 145/14 imponeva il recepimento in tempi stretti di numerose procedure. Su questo fronte «il problema più grosso – aveva evidenziato a suo tempo la presidente del Cup – è per le centinaia di Consigli territoriali, particolarmente quelli di piccolissime dimensioni, che sono già in grandissima difficoltà operativa e non dispongono di risorse economiche sufficienti a implementare le procedure richieste. Queste disposizioni, infatti, ne aggravano la funzionalità». Una partita – quella per l'applicazione della normativa ai Consigli provinciali – che a questo punto, dopo il rinvio, il Comitato unitario spera di poter riaprire nelle prossime settimane.