Dal governo

Specialisti a doppio binario: domani tavolo politico con Miur e Salute

Non vogliono un ritorno al passato «in una professione che ha fatto passi da gigante nell'innovazione e nell'impostazione metodologica». E rimandano al mittente la proposta delle Regioni, «perché non risponde agli standard europei e potrebbe pertanto non essere certificabile dai Consigli delle Scuole di specializzazione nel supplemento al diploma rilasciato dalle università, che documenta l'intero percorso formativo svolto dallo specializzando». È quanto ribadisce in una nota la Conferenza dei presidenti dei Collegi dei professori universitari di area medica.
«Il tavolo politico per la bozza di Dl di delega all'ex articolo 22 del Patto sulla Salute, cui partecipano gli assessori della Salute di 8 Regioni, nonché i rappresentanti del Miur e del ministero della Salute - precisa la Conferenza dei presidenti - si riunirà domani dopo essere stata rimandata la seduta del 20 novembre scorso. Quanto ventilato nella proposta delle Regioni introdurrebbe di fatto due categorie di specialisti: una categoria 'A' che, dopo una procedura selettiva di accesso in ambito nazionale, completa un percorso specialistico in linea con gli standard europei relativi agli aspetti teorici e professionalizzanti della formazione specialistica - avvertono i docenti universitari di area medica - e una categoria 'B' che svolge le sue attività professionalizzanti nel Servizio sanitario nazionale in un'unica unità operativa complessa, con l'unica supervisione del responsabile dell'unità stessa e che accede alla sola didattica frontale in ambito universitario».
«Questa proposta - sottolinea la Conferenza dei presidenti - potrebbe non rispondere agli standard europei. Inoltre, per il medico in formazione, un intervento di questo tipo si tradurrebbe in una forma di reclutamento precario 'a basso costo' attuato per colmare buchi di organico negli ospedali, che forse sarebbe meglio accorpare».