Dal governo

Nicole, tutti i buchi della rete di emergenza in Sicilia. Question time di Lorenzin alla Camera

di Rosanna Magnano

Scarsa capacità - nella casa di cura di Gibiino a Catania - nel procedere alla stabilizzazione immediata di Nicole, la neonata morta dopo essere stata rifiutata da tre strutture ospedaliere. Gravi disfunzioni nelle comunicazioni tra il 118 e le strutture contattate, nessun protocollo relativo al trasporto neonatale, con ritardi dovuti anche a una delibera assessoriale che ha spostato il limite al settembre 2015. Utilizzo almeno in parte inappropriato dei posti in terapia intensiva neonatale. E questo il mix di inefficienze ed errori che potrebbe aver causato il decesso della piccola. Ne ha parlato la ministra della Salute Beatrice Lorenzin, rispondendo al question time alla Camera.

Sulla possibile nomina di un commissario ad acta in Sicilia, Lorenzin si è riservata del tempo per fare ulteriori valutazioni: «Una decisione in merito - dice - necessita di ulteriore approfondimento. Questa vicenda è sconvolgente e mi ha complito come persona e come ministro, perché non doveva accadere. Ho deciso di inviare una task force composta da ispettori del ministero, personale Agenas e carabinieri del Nas - ricorda - con il compito di ricostruire la dinamica dei fatti, per accertare se la morte della piccola Nicole sia dovuta a carenze organizzative del sistema sanitario della Regione Sicilia, in particolare nel settore dell'emergenza neonatale, al fine di adottare ogni misura correttiva, anche in via sostitutiva, rientrante nelle mie prerogative».

Dalle prime verifiche del gruppo ispettivo, «svolte in piena collaborazione con l'assessorato alla sanità siciliana, cosa che sgombra il campo dalle strumentalizzazioni registrate in queste ore», dice Lorenzin, sono emersi buchi importanti nella sanità della città siciliana, specie per quanto riguarda l'emergenza.

La ministra ricostruisce le tappe della vicenda. La piccola Nicole, nata a termine alla clinica Gibiino, ha avuto subito dopo il parto gravi crisi respiratorie che hanno reso necessario il trasferimento in una Utin. «Ho chiesto oggi un approfondimento - precisa la ministra - sul percorso nascita della bambina, cioè sullo stato preparto della mamma». A quel punto i medici della clinica hanno contattato il servizio 118 per verificare l'esistenza di posti disponibili nelle Utin di Catania, tutte e tre le strutture catanesi hanno detto no e l'unico posto disponibile era a Ragusa. «Nel corso del trasporto, la neonata ha avuto una crisi respiratoria che ha portato alla morte».

Ebbene, dall'ispezione è emersa l'assenza di un efficace sistema di governance «per la sicurezza dei punti nascita e la mancata attuazione, nella provincia di Catania, del protocollo sul trasporto neonatale in emergenza», evidenzia Lorenzin.

«I posti letto utili nelle unità di terapia intensiva di neonatologia in Sicilia sono 114, numero superiore a quello fissato a livello nazionale, che é di 80. Allora perché non è stato possibile trovare un posto per la piccola Nicole? La risposta sta nella parola appropriatezza. Non è importante di per sé solo il numero di posti letto, ma l'utilizzo appropriato e il funzionamento della rete dell'urgenza neonatale di primo e secondo livello».

Una task force stabile al ministero sui casi di malasanità. Il ministero della Salute istituirà inoltre una task force per le indagini nei casi di malasanità. «Ho deciso di istituire una unità di crisi - spiega Lorenzin - proprio per fare ispezioni nei casi di malasanità che saranno diverse da quelle effettuate fino ad oggi. La task force servirà anche ad avere una tempestiva chiarezza su alcuni elementi di tempestività. Le carenze sono state segnalate alla Regione Sicilia già dal 2012».

Stop ai punti nascita troppo piccoli. Lorenzin ha poi ribadito che i punti nascita che fanno meno di 500 parti l'anno andrebbero chiusi: «Si continuano a mantenere anche sotto i 500 parti l'anno che per noi sono inaccettabili in ogni punto del territorio nazionale, perchè sotto quei livelli i punti nascita sono pericolosi. Noi cercheremo di lavorare insieme alle istituzioni regionali - ha detto poi il ministro della Salute - non c'è intenzione di fare un processo penale ma dobbiamo risolvere il problema, non possiamo aspettare il settembre 2015. Ho previsto un forte impegno di Agenas di affiancamento delle Regioni, soprattutto per quelle sotto tutela dove si verifica una mancanza di livelli essenziali di assistenza adeguati».