Dal governo

Varato dal Consiglio dei ministri il Ddl Concorrenza: la fascia C resta in farmacia, il numero dei punti vendita resta invariato ma nel settore entrano le società di capitali. Lorenzin: «Vittoria dei cittadini, più sicurezza per i farmaci sensibili»

di Rosanna Magnano

La vendita dei farmaci di fascia C rimane in farmacia (restano fuori parafarmacie e corner Gdo), il numero delle farmacie resta invariato ma nel settore entrano le società di capitali. Stralciate le norme che avrebbero accelerato l'ingresso dei farmaci generici sul mercato. Sono le principali novità del Ddl concorrenza varato dal Consiglio dei ministri di oggi, un vertice infuocato durato quattro ore e e mezza.

Sui farmaci, ha detto la ministra dello Sviluppo economico, Federica Guidi, «non abbiamo toccato nulla: resta la presenza del farmacista nella farmacia, il numero delle farmacie presenti, la distanza fra una e l'altra né abbiamo toccato la distribuzione dei farmaci. Ci sembrava moderno togliere il vincolo che esiste delle quattro licenze della titolarità delle farmacie, il tetto viene eliminato. Inoltre per irrobustire la capacità di stare sul mercato abbiamo inserito anche per le farmacie la possibilità di avere società di capitali. Soci di capitale possono entrare nella farmacia senza modificare nulla della attuale situazione».

Salva l'esclusiva delle farmacie sulla fascia C: la ministra Lorenzin canta vittoria. «L'aver evitato che i farmaci di fascia C, come gli psicofarmaci - dichiara Lorenzin in una nota - possano essere venduti nei supermercati o nelle parafarmacie è innanzitutto una vittoria dei cittadini, poichè garantisce la loro salute e la sicurezza nella distribuzione dei farmaci più sensibili. Abbiamo indicato tutte le criticità che questo tipo di scelta avrebbe comportato: un aumento sensibile del consumo di farmaci e quindi un conseguente abuso nella somministrazione; un danno per le piccole farmacie, a partire da quelle rurali; condizioni per un aumento progressivo della spesa farmaceutica; quindi la fine della "farmacia dei servizi" così come previsto dal Patto della Salute firmato con le Regioni nel luglio 2014. Abbiamo altresì salvaguardato la valutazione in capo alle regioni dei fabbisogni sanitari, in sede di autorizzazione di nuove strutture, che ci aiuterà nell'applicazione del Patto della Salute e nello svolgimento del ruolo di controllo dei Lea da parte di Agenas».

L'ingresso delle grandi multinazionali: rivoluzione in arrivo. Le società di capitali, potranno creare anche in Italia delle vere e proprie catene, come già avviene in altri Pesi Ue. Porte aperte quindi alle grandi multinazionali della distribuzione del farmaco, che potrebbero «colonizzare» le farmacie private made in Italy, specialmente quelle più «provate» dalla crisi economica. Tra i big già presenti nel mercato Ue: Celesio Admenta, Alliance boots e Phoenix.

La svolta arriva dalla possibilità per le grandi catene (con la modifica della legge 362/1991) di diventare titolari di farmacie private. Non solo: i soci delle società titolari di farmacia non dovranno più essere necessariamente dei farmacisti, ma la direzione dovrà essere attribuita a un farmacista in possesso dell'idoneità.

E la volontà espressa dal testo varato dal Consiglio dei ministri va ancora oltre: viene infatti cancellato anche il limite delle 4 licenze in capo a un identico soggetto nel settore delle farmacie, «in modo da consentire economie di scala tali da condurre all'abbassamento dei costi e consentire l'ingresso di soci di capitali alla titolarità dell'esercizio della farmacia».

Sempre in ambito sanitario, la bozza del Ddl in entrata al Cdm prevedeva anche misure per incrementare la libertà di accesso dei privati all'esercizio delle attività sanitarie non convenzionate con il Ssn, una razionalizzazione delle procedure di accreditamento delle strutture e massima trasparenza sui dati di bilancio e sulle performance delle strutture sanitarie accreditate, anche attraverso la pubblicazione periodica sui siti internet di rapporti ad hoc che illustrino attività svolte e qualità dei servizi erogati. Ma dalle informazioni che abbiamo al momento, pare che nel testo in uscita queste norme siano state stralciate.

Il numero delle farmacie resta invariato. Nessun intervento - tra le misure per incrementare la concorrenza nella distribuzione farmaceutica - sull'abbassamento della soglia di popolazione richiesta per l'apertura delle farmacie. Dunque il numero delle farmacie resta invariato.

LE REAZIONI

Federfarma e Sunifar: «Prevalse le ragioni sanitarie». «Apprezziamo che nella discussione del Consiglio dei Ministri di oggi - spiega il presidente di Federfarma, Annarosa Racca - con la decisione di far rimanere i farmaci con ricetta in farmacia, il Governo abbia fatto prevalere le ragioni sanitarie e ringraziamo in particolare il ministro della Salute Beatrice Lorenzin per l'impegno a tutela della salute di tutta la popolazione».

Racca sottolinea che la vendita di farmaci con ricetta fuori farmacia «avrebbe contribuito tra l'altro ad aumentare il rischio di malattie iatrogene, molto diffuse nei Paesi dove la distribuzione del farmaco non è controllata come in Italia. Un rischio evidenziato anche dall'Agenzia Italiana del Farmaco, che aveva inoltre paventato spese aggiuntive a carico del Servizio sanitario nazionale».

Un grazie al Governo e al ministro Lorenzin arriva anche dalle farmacie rurali. «Con questa decisione lo Stato ha tutelato se stesso - osserva il presidente del Sunifar Alfredo Orlandi - in quanto ha lasciato alle farmacie rurali i presupposti per continuare a fornire un'assistenza farmaceutica di qualità anche ai cittadini che vivono nei piccoli comuni e nelle zone disagiate».

La delusione di Assogenerici: «Uso distorto della protezione brevettuale». Tra le norme poi stralciate dal Ddl quelle sull'accelerazione dell'ingresso sul mercato dei farmaci generici. «L'assenza dal testo in discussione nel Consiglio dei Ministri - dice il presidente di AssoGenerici, Enrique Häusermann - dell'abrogazione del patent linkage testimonia che il Governo, nonostante gli annunci, non ha ben chiaro quali siano gli ostacoli da rimuovere per rendere effettivamente competitivo il settore del farmaco». «Per effetto di questa disposizione, i nostri medicinali finiscono con l'entrare in commercio con mesi di ritardo - denuncia il presidente di Assogenerici - quando sono in atto contenziosi di natura legale sulla validità della privativa industriale, il che si traduce in mancato risparmio per il Ssn. Senza contare - prosegue - che ancora oggi in Italia la situazione è tale che in molti casi è difficile stabilire in modo univoco quando scade effettivamente la protezione brevettuale dei medicinali e il più delle volte ci si affida alle dichiarazioni delle case titolari del brevetto. Che è come chiedere all'oste indicazioni sulla qualità del vino. Per un solo farmaco, per il quale si è avuto un lungo contenzioso innanzi al Tar negli scorsi mesi, lo Stato ha perso tre milioni di euro al mese di mancati risparmi. Oltretutto, questa norma, già eliminata dall'ordinamento italiano a seguito di procedura di infrazione dell'Unione europea, è stata inopinatamente reintrodotta con il Decreto Balduzzi - conclude Assogenerici - Se non si riesce nemmeno a sanare questo genere di incongruenze, puntualmente denunciate anche dall'Antitrust, mi sembra che le svolte per il paese siano lontane. E' chiaro che alla base del progresso scientifico vi è la tutela della protezione brevettuale, ma siamo contrari a qualsiasi uso distorto di questa protezione che alla fine danneggia anche la ricerca stessa».

Codacons: assurda decisione di escludere la liberalizzazione della vendita di farmaci di fascia C fuori dalle farmacie . L'associazione critica duramente il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. «Questa misura è una vittoria esclusiva della casta dei farmacisti - afferma il presidente Carlo Rienzi - e un danno enorme per i cittadini. L'esultanza del Ministro di fronte alla decisione di escludere i farmaci di fascia C dalla liberalizzazioni é assolutamente inopportuna, sgradevole e fuori luogo, e rappresenta un regalo allo lobby delle farmacie. In tutto il mondo, infatti, tali medicinali sono venduti nei supermercati e in esercizi diversi dalle farmacie, alla presenza di un farmacista che possa garantire la salute dei consumatori, e senza alcuna conseguenza per i cittadini, se non un evidente risparmio sul fronte economico». «Ancora una volta, quindi, in materia di farmaci il Governo cede alle pressioni dei farmacisti, a tutto danno dei cittadini e dell'occupazione», conclude Rienzi.

La Coop: «Un'occasione persa per i cittadini italiani». «Peccato per chi ancora crede nei benefici della libera concorrenza - si legge in una nota Coop - e peccato per i giovani farmacisti che lavorano fuori dal circuito delle farmacie con professionalità uguale a quella dei loro colleghi - continua Coop in una nota - La conseguenza di questa decisione del Governo sarà che i cittadini continueranno a pagare i medicinali di fascia C in farmacia a un prezzo più alto».

Farmacieunite Treviso: «Bene Lorenzin ma preoccupazione per l'ingresso di soggetti forti». «Plauso alla vittoria del cittadino - si legge in una nota - e a Beatrice Lorenzin, che si è apertamente schierata contro la scellerata ipotesi di liberalizzazione, fornendo sostegno e argomenti a tutela della farmacia italiana e dei tanti professionisti che mettono al servizio della collettività la loro competenza e dedizione. Se la farmacia rappresenta un elemento di italica eccellenza è grazie a loro. E non c'è mercato che tenga, quando si parla di tutela della salute».

«Resta ora la preoccupazione - conlude Farmacieunite - per l'ingresso nel mercato di soggetti finanziariamente molto forti, che potrebbero modificare l'assetto commerciale di esercizi che attualmente sono orientati più alla salute che al capitale».


Emilia Grazia De Biasi, presidente della Commissione Sanità del Senato: «Non autorizzare la fascia C nella Gdo scelta prudente». «Il farmaco non è un oggetto di consumo come gli altri. Stiamo parlando di salute e non di mercato». «Per questo - rileva De Biasi in una nota - trovo fuori luogo le solite strumentalizzazioni per fare un pò di guerra al Governo. Quando si parla di salute é bene farlo in modo informato. Di mezzo c'è la vita delle persone, non quella di un governo". Inoltre, secondo la senatrice, «altra cosa è la discussione sull'innovazione e sull'ingresso delle società di
capitali, la questione delle parafarmacie, del profilo delle farmacie come presidio sanitario territoriale, anche perché dei problemi si creeranno sia per le farmacie che per le parafarmacie". Infine, conclude, "altra cosa ancora sono altri eventuali contenuti del Ddl liberalizzazioni che riguardano il mondo della sanità. Ne discuteremo in Parlamento, spero con
equilibrio e senza toni da crociata».