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Denuncia della Corte dei Conti: «Nella sanità del Lazio toccato il fondo della deriva morale»

di Ernesto Diffidenti

«Nel settore sanitario l’illecito amministrativo ha raggiunto il fondo della deriva morale». Sono le parole durissime pronunciate dal presidente della Corte dei Conti del Lazio, Ivan De Musso, nella relazione che ha inaugurato questa mattina l’anno giudiziario 2016 della Sezione giurisdizionale Regione Lazio.
Secondo De Musso il settore sanitario «è ancora una volta ostaggio di alcune strutture private, inserite nel sistema sanitario regionale, prive di ogni scrupolo pur di incamerare illegittimi rimborsi per prestazioni che non potrebbero erogare o non erogate o mistificando per specialistiche prestazioni ordinarie e minimali per lucrare le ingenti differenze tariffarie. La vicenda dell’ospedale romano Israelitico che l’Autorità nazionale anticorruzione ha commissariato è a tutti nota».

In questa direzione De Musso ha denunciato «le limitazioni» imposte all’esercizio dell’azione di responsabilità amministrativa di competenza della Corte dei Conti «che hanno impedito nel 2015 il recupero di oltre 30 milioni di euro nei giudizi incardinati dinnanzi alla sola Sezione Lazio». Per questo, insieme alle misure introdotte per tentare di combattere la corruzione «sarebbe il caso di rafforzare anche gli strumenti processuali per perseguire le condotte di cattiva gestione delle risorse pubbliche».

«C’è da aggiungere - ha spiegato De Musso - che in materia di responsabilità professionale del personale è stata tolta alla Corte dei conti la possibilità di esercitare l’azione di rivalsa nei confronti dei medici per il danno indiretto prodotto all’erario da errore professionale». Un atteggiamento di cui la Corte «prende atto ma che non condivide» insieme alla riforma della Rai ormai non più sottoposta alla giurisdizione della Corte, nonché alla sentenza della Cassazione che ha annullato la condanna a 20 milioni per un ex tesoriere di partito.

Insomma, coma ha spiegato il procuratore generale del Lazio, Angelo Raffaele de Dominicis, il 2015 è stato «un annus terribilis». «La Corte dei Conti si è posta in prima linea nelle istruttorie su Mafia Capitale - ha spiegato De Dominicis - ma anche su inchieste a difesa dei beni ambientali e culturali e l’effetto è che nel 2015 sono state avviate circa 2.400 vertenze e altre sono state portate a conclusione con la chiamata a rispondere di amministratori e funzionari pubblici o infedeli o incapaci».

I risultati dell’attività inquirente «sono, a dir poco, lusinghieri». Gli atti di citazione nel 2015 ammontano a 130, mentre l’anno precedente erano stati 111; i risarcimenti hanno superato i 300 milioni con un incremento del 30% rispetto all’anno precedente. Il procuratore De Dominicis ha poi ricordato alcuni tra i più significativi atti di citazione dell’anno trascorso oltre il ben noto caso dell’Ospedale Israelitico: «l’affaire Metro C; il puzzle Atac; le ombre sui derivati del Tesoro; il default Alitalia; l’incapacità di realizzare il Corridoio Tirrenico dell'Autostrada Roma-Latina; gli illeciti plurimi cointestati a 'Bracciano Ambiente'; la grave negligenza riscontrata nella riscossione dei tributi del Comune di Viterbo; le gravi irregolarità nella gestione e nella riscossione dei tributi di circa 400 Comuni italiani».

«Un successo - conclude de Dominicis - che onora tutti i pubblici ministeri di questa procura malgrado la contestazione, sempre segnalata, che i magistrati sono in numero inferiore rispetto al previsto: 12 su 17 più un collega distaccato».


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