Dal governo

Lo Smi scrive a Fassino (Anci): «No all’h16, no alla chiusura delle guardie notturne. Enti locali siano parte attiva delle riforme»

di Pina Onotri, segretario generale Smi

Gentile presidente Fassino,

l'Atto di indirizzo per il rinnovo dell'Accordo collettivo nazionale dei medici convenzionati prevede una diversa articolazione della continuità dell'assistenza medica territoriale sulle sedici ore (c.d. h16), dalle 8 a mezzanotte, caricando il servizio 118 di questa funzione nelle ore notturne, precedentemente coperta dalla cosiddetta guardia medica. I medici 118 si troverebbero così a svolgere, in contemporanea, due tipologie di servizio completamente diverse: i “codici rossi” di emergenza e le visite e prescrizioni per patologie minori.
Questa situazione provocherebbe disfunzioni nell'assistenza medica molto gravi, con gli operatori stretti tra l'obbligo di intervento immediato in emergenza e il pericolo di commettere omissione di soccorso se costretti a interventi molto differiti nel tempo, sia nelle zone a notevole estensione territoriale, sia nei centri urbani ad alta intensità abitativa.
Come abbiamo fatto rilevare in un documento tecnico inviato anche al ministero della Salute,«alcuni interventi, come i Tso e i trasferimenti c.d. tempo-dipendenti, quali gli infarti, gli ictus, i politraumi, le dispnee gravi, impegnano solitamente per molte ore i medici d'emergenza 118, creando, già adesso, problemi di copertura per le patologie maggiori, mentre quelle minori, che talora, però, evolvono rapidamente in gravità, vengono efficacemente gestite dai medici di Continuità Assistenziale, appunto le Guardie mediche».

Nell'attualità, quindi, la presenza simultanea di medici 118 e delle Guardie Mediche offre un servizio efficace di assistenza ai cittadini e di razionale limitazione degli accessi ai Pronti Soccorso, da sempre congestionati, malgrado le pesanti carenze di organico di entrambe le figure mediche.
Il modello ipotizzato è ancora indefinito, il che desta forti preoccupazioni, ma abbiamo ragione di prospettare alcune evidenti conseguenze:
- il collasso dei pronto soccorso preso d'assalto dai pazienti;
- un utilizzo improprio dei medici 118, oltretutto attualmente insufficienti per le esigenze del sistema di Emergenza Territoriale;
- la perdita di migliaia di posti di lavoro nella Continuità Assistenziale.

Un’organizzazione territoriale che danneggia innanzitutto i cittadini e che rischia di lasciare senza presidi sanitari, fino ad ora strategici, interi territori.

Non solo: temiamo che questa possa essere anche la porta di ingresso di un nuovo mercato su diritti fondamentali, un meccanismo che porti alla privatizzazione selvaggia dell'assistenza medica notturna.
Per tutte queste ragioni, chiediamo all'Anci un incontro urgente, vogliamo che gli enti locali siano partecipi e protagonisti di questa processo, che non può essere circoscritto a un ambito limitato come il rinnovo degli accordi di lavoro dei medici del settore, che i Comuni siano soggetto attivo di una riforma efficace della sanità del territorio che salvaguardi la continuità dell'assistenza nei territori e per i cittadini.


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