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Coronavirus/ Attestati ai 1.071 medici e infermieri della task force di volontari. Il premier Conte: «Non eroi ma grandi professionisti dal grande cuore»

di Barbara Gobbi

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Ad aprire la cerimonia è Angelo Borrelli, il capo della Protezione civile che con un "bando della disperazione" in 48 ore a marzo reclutò i 1.071 tra medici e infermieri disposti a lasciare tutto per andare a prestare soccorso nelle zone del Paese più flagellate dall'epidemia di Covid-19. L'obiettivo è consegnare un attestato - alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dei ministri per gli Affari regionali e della Salute Francesco Boccia e Roberto Speranza e del commissario all'ermergenza Domenico Arcuri - che riconosca l'apporto straordinario offerto al Paese dal personale sanitario. «Abbiamo alle spalle alcuni mesi di difficoltà e davanti un periodo in cui dovremo continuare a prestare attenzione affinché il virus possa essere fermato -spiega Borrelli -. Oggi vogliamo iniziare a dire grazie, a cominciare dai nostri medici e dai nostri infermieri per poi passare a tutti gli operatori socio sanitari che sono in servizio. Oggi voi rappresentate anche i tanti che hanno risposto e hanno manifestato la propria disponibilità e non sono riusciti a partire. Perché la risposta è stata enorme, proprio come il cuore dei nostri italiani», ha detto Borrelli. Poi: «Oltre 8mila medici e 9mila infermieri hanno risposto alla nostra chiamata e a tutti loro va il nostro sentito ringraziamento. Molti della task force mi hanno inoltre manifestato il desiderio di rimanere nella nostra organizzazione».
Racconta dal vivo quei giorni tragici, dopo la partenza di tutti dall'aeroporto di Pratica di Mare, la dottoressa Rosa Selvaggio, in rappresentanza della task force: «In ogni millimetro cubo di aria - ricorda - vi era un'aria di morte ma l'unico modo per fare qualcosa era entrare a contatto con i pazienti Covid-positivi. L'unica cosa che potevamo fare per i nostri colleghi era sollevarli dai turni di notte, perciò facevamo tutte le notti nel Pronto soccorso. Un elicottero si alzava in volo per almeno 10-12 volte per andare a prendere i pazienti nelle valli intorno agli Spedali Civili di Brescia, dove ero io. Arrivavano tutti morti. La cosa più straziante - dice commossa - era vedere le mamme con bambini autistici sulle carrozzine che potevano arrivare solo di notte e che avevano solo le lacrime per esprimere le loro sofferenze. I colleghi che abbiamo trovato lì - precisa - ci hanno trattato come eroi ma per noi il lavoro è una missione e tanti di noi hanno lasciato le famiglie, i figli e gli affetti per supportare i colleghi e soprattutto i pazienti. Ogni sera, ascoltavamo il bollettino della Protezione civile che a volte ci confortava e a volte meno. Il Covid ha cambiato molte cose, i nostri affetti e le nostre vite giornaliere ma il fatto di aver fatto parte di una "guerra" ha soprattutto arricchito il nostro bagaglio spirituale. Abbiamo dimostrato a una nazione intera che il proprio contributo personale lo possiamo dare. E io sono fiera di essere tra tutti voi e di essere italiana. E di aver dimostrare alle mie figlie che si può dare tanto».
Ringrazia i sanitari e i presidenti di Regione il ministro Francesco Boccia: «Grazie per il lavoro straordinario che avete fatto e per la risposta immediata, quando a mani nude la Protezione civile provava a spostare i pazienti soprattutto lombardi in altre Regioni con il sistema Cross. Ci siamo guardati in faccia in quelle ore e in una Conferenza Stato-Regioni di metà marzo abbiamo chiesto ai governatori di darci la disponibilità a far partire i loro medici, molti dei quali erano dipendenti. I 40 trovati all'inizio, non di più per problemi burocratici, non erano certo sufficienti e allora scavalcando tutte le procedure ci siamo rivolti direttamente a voi operatori sanitari e in 48 ore abbiamo trovato 8mila disponibili tra i medici e 9.500 infermieri, mentre un mese dopo abbiamo fatto lo stesso con gli Oss nelle carceri. I presidenti di Regione per la prima volta nella loro vita si sono impegnati a chiudere gli occhi senza passare per nessuna procedura organizzativa - ricorda ancora Boccia -. Medici e infermieri ci hanno insegnato che basta avere un trolley con un ricambio se si va a salvare vite. Una grande lezione per tutti noi. Ora è un onore a fine giugno essere qui con voi per dire grazie agli oltre 1.071 tra medici e infermieri che ci hanno supportati. Ma questa cerimonia - precisa il ministro - deve anche servire a ricordarci che il Covid è ancora tra noi e che gli assembramenti a cui assistiamo sono uno schiaffo a chi è qui oggi e alle 34mila persone che non ci sono più».
Un appello a "fare memoria" arriva dal commissario Arcuri: «Grazie davvero di esserci stati nei giorni più duri della corsa contro il tempo in cui tutti noi eravamo impegnati. Avete fatto più di quanto pensavate, ci avete infuso coraggio. In questi tre mesi abbiamo distribuito alle Regioni il 90% degli strumenti per la terapia intensiva che erano stati distribuiti dal Dopoguerra a febbraio e 500milioni di mascherine distribuite, mentre l'Italia è al top dei Paesi per tamponi fatti. Ma oggi lascio stare i numeri e ci tengo a fare due raccomandazioni: il Covid sarà finito quando in alcuni miliardi di dosi sarà distribuire il vaccino a tutti quelli che ne hanno bisogno; poi: non dimenticate niente, perché la memoria di ciò che si fa per sé e per gli altri è un fondamentale collante per la società.
«Sono stati i giorni più terribili della nostra vita ma le istituzioni repubblicane hanno retto anche grazie al vostro impegno - aggiunge il ministro Speranza -. Ciascuno di voi nell'emergenza dava non solo una mano a quel pezzo di territorio ma anche un'iniezione di fiducia a tutto il Paese. Ringrazio tutta la Protezione civile e i commissari Borrelli e Arcuri, le Regioni e il Governo. Certo con l'umiltà necessaria - chiosa infine - dobbiamo però dire che l'Italia c'è stata e che dobbiamo continuare a essere all'altezza. Oggi vi chiedo di aiutarci a coltivare la memoria: vivo con una certa ansia queste giornate in cui siamo ancora dentro la battaglia anche se siamo riusciti a piegare la curva dalla parte giusta. Una delle chiavi è coltivare la memoria e i volti segnati del nostro personale sanitario raccontano che abbiamo affrontato un nemico difficilissimo. Dobbiamo continuare a valorizzare questa linea che ci ha tenuto insieme e non disperdere questo dramma. Come ha detto Papa Francesco, peggio di questa crisi c'è solo il rischio di sprecarla. Noi abbiamo già cominciato con il presidente Conte a investire sulle donne e gli uomini del nostro Ssn e vi chiediamo di aiutarci a vincere questa battaglia».
L'ultimo a parlare è il premier, che cita lo scrittore Alessandro Baricco: «Ieri agli Stati Generali dell'Economia lo ha detto Baricco, non avremmo mai pensato di dover assumere le decisioni che abbiamo preso. Sfido qualunque presidente del Consiglio a disporre per la prima volta una zona rossa per 10 comuni della Lodigiana e uno della Valle Euganea. E a dire a tutti i cittadini di non uscire più di casa se non per circostanze eccezionali, contro le regole basilari del nostro ordinamento democratico, Siamo stati tutti costretti ad affrontare una prova difficilissima e inaspettata. Ieri 34.634 i decessi raggiunti - ha ricordato Giuseppe Conte - che non sono numeri ma persone care. Per lo più sono persone molto anziane e con patologie pregresse, certo: ricordo che sono le stesse che hanno costruito l'Italia e ci hanno consentito di realizzare il miracolo economico rendendo grande il "made in Italy" nel mondo. In memoria di tutti loro va adottata anche una valutazione morale nelle decisioni economiche. Agli Stati Generali su richiesta ferma del ministro Speranza abbiamo ascoltato ampiamente le associazioni delle professioni sanitarie: l'Italia ha dato una grande prova di sé, quando era tutto inaspettato. L'hanno data i cittadini nel rispettare le regole anche molto restrittive e stravolgendo le regole, capendo che solo con questo sforzo solidaristico potevamo uscire dalla fase acuta. Oggi il virus - tiene a sottolineare il premier - è ancora con noi anche se abbiamo riaperto quasi tutte le attività. Una delle prove più belle l'avete data voi sanitari, rispondendo alla chiamata: tutti gli italiani hanno capito che c'era una resilienza nell'affrontare. Non vi chiamo eroi, perché alcuni hanno chiesto esplicitamente di non farlo ma vi chiamo "grandi professionisti con un grande cuore"». Infine l'annuncio: il 27 dicembre la cerimonia di consegna delle onorificenze al merito della Repubblica, già decisa con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.


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