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Fondi integrativi: è l'ora di una norma che rafforzi il secondo pilastro a servizio della salute pubblica

di Claudio Testuzza

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24 Esclusivo per Sanità24

Fin dall’istituzione del Servizio sanitario nazionale, avvenuta nel dicembre 1978, si è fatto riferimento a prestazioni integrative dell’assistenza sanitaria del Ssn erogate da associazioni mutualistiche liberamente costituite e prive di finanziamento pubblico. A distanza di tanti anni l’assistenza sanitaria integrativa, che rappresenterebbe il secondo pilastro, è diventato, anche grazie alla gravissima pandemia che ci ha colpiti, un tema attuale e di rilievo in quanto il Ssn , nel corso degli anni, ha mostrato problemi di sostenibilità anche in conseguenza del crescente invecchiamento della popolazione e di una sempre maggiore domanda di prestazioni sanitarie da parte dei cittadini. Il ricorso a forme di copertura integrativa, in ambito sanitario e socio-sanitario, dovrebbe permettere la soluzione di tale problematica.
Il che permetterebbe di garantire il mantenimento dell’equilibrio del Ssn, evitando che il ricorso alla sanità privata diventi la modalità di compensazione dei disservizi della sanità pubblica e per tale via incentivi il depotenziamento del Ssn e del servizio pubblico.

L’attuale sistema dell’assistenza sanitaria integrativa si basa sulle prestazioni fornite da due tipologie di fondi sanitari:

•I fondi sanitari denominati enti, casse e società di mutuo soccorso aventi esclusivamente fine assistenziale e che erogano prestazioni sanitarie comprese anche nell’ambito di intervento del Ssn e per questo, sono definiti come “ sostitutivi ”;

•I fondi sanitari integrativi del Ssn, che sono finalizzati a “ potenziare ” l’erogazione di trattamenti e prestazioni non comprese nei livelli uniformi ed essenziali ( LEA), definiti dal Piano Sanitario Nazionale.

Quest’ ultimi, istituiti, in particolare, con la contrattazione collettiva hanno avuto , in questi ultimi anni e in particolare nel momento più difficile per la salute dei cittadini, un forte incremento mettendo in campo, oltre ai piani sanitari ordinari, nuove e più specifiche coperture, comprendendo anche i familiari degli iscritti per ricoveri, diarie e sostegni di recupero.

Le prestazioni dei fondi sanitari integrativi hanno una matrice retributiva, considerate quindi una forma di welfare contrattuale, oggetto di negoziato durante i rinnovi contrattuali alla stregua di altri elementi della retribuzione complessiva.

Questo deve attivare una seria riflessione sulle potenzialità dei fondi e, di conseguenza, proporre una mirata azione di riforma per rafforzare la funzione dei fondi sanitari integrativi in una cornice ordinamentale che deve, insieme, garantire la tutela della salute pubblica e quella degli interessi collettivi.

Accanto ad una auspicabile agevolazione fiscale delle prestazioni dei fondi sanitari integrativi di matrice contrattuale, dato il rilievo sociale della contrattazione collettiva sottoscritta dalle organizzazioni più rappresentative, dovrebbero essere sollecitati interventi regolatori che dovrebbero essere ispirati al principio della trasparenza.Gli interventi volti all’obiettivo di garantire l’operatività di fondi sanitari integrativi vigilati eventualmente da una autorità interdisciplinare (governance, investimenti, finanza, qualità delle prestazioni sanitarie, etc.), avendo, da una parte, ridefinito in un testo unico l’insieme delle regole che disciplinano tali fondi e, dall’altra, sostenuto i fondi che hanno determinati requisiti di responsabilità sociale.

Occorrere, poi, evitare la sovrapposizione tra prestazioni del Ssn e prestazioni dei fondi, data la funzione integrativa a cui essi sono chiamati. La leva promozionale dovrebbe incidere esclusivamente sulle prestazioni integrative, tenendo in considerazione ciò che è livello essenziale delle prestazioni e ciò che il Ssn tende a non fornire (ad esempio i servizi di long term care ).

I fondi integrativi hanno potuto raggiungere il traguardo di circa 13 milioni di iscritti ma con una spesa di appena 4,3 miliardi di euro rispetto ad una spesa previsionale del Ssn, per il 2022, di circa 124 miliardi di euro, con quella diretta delle famiglie ( out of pocket ) di quasi 38 miliardi.

Anche le Casse professionali hanno attivato per i propri iscritti sistemi integrativi con una particolare attenzione agli aderenti più anziani e ad un esborso annuo contenuto. Ma mancano a questo appello di intervento integrativo alcune categorie come in particolare quelle relative al settore pubblico.

Con i prossimi contratti del pubblico impiego si potrebbe prevedere di destinare una quota, dell’eventuale aumento, finalizzandolo a questo importante settore .

I tempi sembrano maturi per attivare un sistema di più ampio welfare aziendale portando un sempre maggior numero di iscritti, il che favorirebbe una riduzione significativa delle spese delle polizze. Per molti sindacati i fondi sanitari rappresentano un buon rapporto con il Ssn in termini di sostenibilità e di efficienza anche perché, in alcuni casi, intervengono ad appianare alcune diseguaglianze dovute alle diverse capacità assistenziale delle Regioni. Appare necessario, per raggiungere questi obiettivi un intervento legislativo che regolamenti il ruolo del secondo pilastro favorendo un supporto di tipo privatistico sinergico al sistema pubblico.


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