Dal governo

Previdenza: finisce l'era delle uscite agevolate, i nuovi assegni d'anzianità scendono del 16% nel 2023

di Claudio Testuzza

S
24 Esclusivo per Sanità24

L’Inps ha pubblicato un interessante monitoraggio dei flussi di pensionamento per i trattamenti decorrenti nel 2022 e 2023. Nell’ultimo monitoraggio dell’Inps, emerge che nel 2023 le nuove pensioni con decorrenza 2023 sono state 764.907. 101.041 in meno delle 865.948 del 2022. Il 2023, anno in cui è stata introdotta Quota 103 al posto di Quota 102, segna di fatto la fine del cosiddetto “ effetto Quota 100 ”, il canale di uscita con 62 anni d’età e 38 di contribuzione che era stato aperto in via sperimentale tra il 2019 e il 2021 e che è rimasto utilizzabile per chi ha maturato in quel periodo i requisiti richiesti. Gli assegni anticipati liquidati sono stati 218.584, il 16,09% in meno dei 260.483 erogati nel 2022. Le pensioni di vecchiaia sono state 296.153 in calo del 2,38% .

Il fenomeno del minor accesso alla pensione nel confronto con gli anni precedenti ha sostanzialmente interessato tutte le gestioni previdenziali dell’ente. L’Inps specifica che il Fpld (Fondo lavoratori dipendenti) ha totalizzato 376.753 pensioni nel 2022 e 327.558 nel 2023. Seguono la gestione dipendenti pubblici con rispettivamente 148.544 e 116.952, artigiani (92.141 e 83.900), commercianti (82.140 e 73.503), parasubordinati (42.425 e 41.431) e coltivatori diretti, coloni e mezzadri (39.872 e 33.024). Gli assegni sociali sono stati 84.073 nel 2022 e 88.539 nel 2023.

L’importo medio mensile dei trattamenti erogati è leggermente salito da 1.135 a 1.140 euro, ma non per le donne. Che hanno visto scendere le loro pensioni, sempre in media, da 963 a 950 euro, a un livello del 30% più basso di quello degli uomini, lievitato a 1.366 euro dai 1.353 euro di 365 giorni prima. Lo scarto tra gli assegni di donne e uomini è dunque di oltre 400 euro. Dovuto soprattutto ai più scarsi salari e spesso ad interruzioni del rapporto di lavoro specie per motivi familiari. Per i trattamenti anticipati, basati su un numero maggiore di anni di contribuzione, le nuove pensioni valgono in media a 1.758 euro al mese per le donne e a 2.111 euro per gli uomini, mentre per quelli di vecchiaia l’assegno delle pensionate è in media di 758 euro, quello dei pensionati arriva a 1.071.

A causa delle restrizioni introdotte dalla legge di bilancio per il 2023, le lavoratrici non hanno, tra l’altro, potuto utilizzare, come in passato, il canale di uscita anticipata, ancorato al metodo contributivo, di Opzione donna. Che ha fatto registrare un crollo, con 11.255 trattamenti liquidati lo scorso anno, meno della metà dei 24.644 del 2022. Le donne che hanno operativamente utilizzato questa via di pensionamento anticipato con un età fino a 59 anni sono state 2.184, quelle tra i 60 e i 61 anni 5.364 e tra i 62 e i 63 anni sono state 2.555. Nella fascia compresa tra i 64 e i 65 anni hanno beneficiato della pensione con questo strumento 970 lavoratrici, e appena 152 con un età di 66 anni. I dati, sulla riduzione della platea di Opzione donna e sul cosiddetto “ gender gap previdenziale ”, hanno provocato le critiche da parte delle opposizioni e dei sindacati. Il Pd punta l’indice contro il duro attacco del governo a Opzione donna e ribadisce di essere pronto a rilanciare questa misura. Mentre il M5S parla di scelte scellerate dell’esecutivo Meloni. Dal fronte sindacale, la Cgil torna ad accusare il governo di aver peggiorato la legge Fornero e la Uil sottolinea che le donne continuano ad essere penalizzate. Riduzione significativa anche per le pensioni ai superstiti (203.708 con un -17,98%) e per le invalidità, scese del 13,55% (46.462).


© RIPRODUZIONE RISERVATA